Egitto, progetto per vietare il velo integrale alle infermiere

Il ministero della salute egiziano ha presentato un progetto di legge che intende vietare alle infermiere di indossare il niqab (il velo integrale) durante l’espletamento del servizio. La decisione ha provocato le proteste degli ambienti vicini ai Fratelli Musulmani. Secondo dati diffusi dal ministero, a indossare il niqab è circa il 10% delle infermiere; il 90% dei pazienti si è dichiarato contrario all’uso.

Archiviato in: Generale

24 commenti

Chiericoperduto

il 90% dei pazienti si è dichiarato contrario..
mi pare comprensible, se fossi allettato in ospedale, nelle mani di un infermiera, vorrei sapere chi mi sta trattando.

Marco

Boh!
Come non mi piace che sia imposto l’uso del velo non mi piace neppure che sia proibito se non per motivi di pubblica sicurezza.
Se sono contente di chiudersi dietro a uno strofinaccio son fatti loro.

alberto tadini

non penso che sia questione di proibizione per motivi di sicurezza. il fatto è che recenti studi hanno dimostrato per esempio che la cravatta dei medici può essere ricettacolo di germi batteri e virus che vengono allegramente sparsi per letti d’ospedale, corpi dei malati e dei visitatori. Certi medici, anche scherzando, certo, dicono che sia meglio il farfallino…
quindi motivi igienici, sicuramente.
ma i talebani, di qualunque religione siano, dall’orecchio dell’intelligenza non ci sentono.

Sara

Ma come si fa a lavorare come infermiera usando un velo integrale?
Ma non è scomodo?
Per me il divieto ha senso. Se uno volesse guidare bendato per far contento il suo dio, non sarebbe meglio ritirargli la patente? Per me sì, una cosa sono le convinzioni personali, un’altra creare danni agli altri.

Thomas

Non oso immaginare il livello igienico di chi indossa un velo integrale….
No, a casa propria ognuno si conci come vuole, ma sul lavoro, la questione è diversa.
E se tra i fratelli mussulmani scoppia un’epidemia mortale dovuta proprio ad un velo infetto?

Michelle

@ Marco: non credo siano contente di farlo. E’ la loro cultura che impone un certo vestiario, le donne non possono dire “a me sta regola non mi paice, faccio come voglio” perchè diventerebbero delle eretiche e trattate come tali dalla loro comunità.

Per la notizia sono contenta, sia per motivi igenici, sia perchè evidentemente un piccolo vento di laicismo sta passando anche li.

Marco

@ Michelle
Lo pensavo anch’io.
Poi ho conosciuto personalmente ragazze che mi hanno detto che essere celate dal velo le fa sentire più sicure.
Si crea una sorta di dipendenza psicologica, il velo da un senso di protezione.
Non la vedo come una cosa psicologicamente sana, anzi, ma adesso so che c’é chi lo porta per scelta.

Per i motivi igienici quoto tutti, ma non sono convinto che tra vestiti/capelli/sputazzi mentre si parla e igiene personale in genere, proprio il velo diventi questa bomba battereologica. Magari sbaglio, non ho dati.

Anthony Logan

in sala operatoria sono tutti bendati.
io credo che ogni divieto, sia come ogni obbligo, negazione di libera scelta

Paul

mi spiace, ma un ospedale ha delle regole, che un’infermiera accetta se vuole fare la professione, la libertà è non accettare la regola cambiando professione.

il niqab è evidentemente incompatibile con l’igiene richiesto in un ospedale, basta vederne uno per rendersene conto.

senza contare che il 90% (a quanto pare) dei pazienti non lo gradisce… e i pazienti sono quelli che soffrono.

del resto se in un italianissimo ospedale un’infermiera italiana pretendesse di andare in giro vestita come le pare verrebbe giustamente ripresa… è il solito discorso per cui in nome della religione si può essere sollevati da qualsiasi obbligo….

facciamo che la mia religione mi impone di non pagare le tasse… 😉

Anthony Logan

In molti ospedali ci sono ancora le monache… e in quanto a igiene il loro vestiario non differisce molto, e nessuno le ha mai obbligate a vestirsi in modo diverso.

Stefano Bottoni

@ Anthony Logan
“in sala operatoria sono tutti bendati”

Inninzitutto si tratta di mascherine chirurgiche, e sono monouso proprio per preservare l’igiene. Dubito che invece esistano niquab monouso.
In quanto alle monache, beh, qui sono d’accordo con te, però vorrei far notare che, pur avendo l’immensa fortuna di non frequentare spesso degli ospedali (tre volte in tutta la mia vita), di monache non ne ho mai viste. Sarà la zona in cui vivo, non lo so…

Anthony Logan

@Stefano Bottoni

Se il problema fosse l’igiene, non vedo perché non sarebbe possibile produrre dei niqab o qualcosa avente la stessa finzione, che rispondesse ai criteri di sterilizzazione. In quanto alle monache, sei fortunato, poiché se vieni nella provincia di Vicenza ne trovi quanto vuoi, anche se onestamente vi è una progressiva riduzione, ma il problema da un punto di vista concettuale è lo stesso.
Io credo che qualsiasi obbligo o divieto, quando questo non produca problematiche agli altri, sia da essere considerato come una importante limitazione delle libertà personali. Ho l’impressione che si sia molto più tolleranti verso costumi che siamo abituati a vedere da tempo, che verso atteggiamenti altrettanto, dal mio punto di vista, pittoreschi e ostentanti le proprie convinzioni, di ogni natura.

Stefano Bottoni

@ Anthony Logan

“Io credo che qualsiasi obbligo o divieto, quando questo non produca problematiche agli altri, sia da essere considerato come una importante limitazione delle libertà personali.”

In linea di massima questo tuo pensiero mi trova d’accordo, ma è necessario anche analizzare il contesto. Qui non stiamo parlando del Principato di Monaco o della Repubblica di S.Marino. Stiamo parlando dell’Egitto, stato nel mirino degli estremisti islamici che lo considerano “troppo moderato”.
Mi sembra dunque legittima una misura che permetta l’identifikazione delle persone, specialmente in strutture sensibili come gli ospedali. Poi certo rimane il discorso sull’igiene.
Non è per niente una situazione simpatica. Ma questa è la realtà attuale, e quindi personalmente penso che una legge del genere sarebbe pienamente giustifikata.

Ivano

In quanto ateo, e dunque laico, sono favorevole a questo divieto perchè anche il velo (come il crocifisso) è un simbolo religioso ed è giusto proibirlo in tutti i luoghi pubblici.

Anthony Logan

Va bene, è chiaro che ognuno vede le cose dal proprio punto di vista, ma anche io non sto parlando del principato di Monaco,. Io sono appena rientrato dall’Egitto, e vi ero quando c’è stato l’attentato a Khan el Khalili, vado in Egitto per lavoro o “business” come si suol dire, ma se si vede come fanno i controlli all’aereoporto e in altri luoghi ben più sensibili degli ospedali, vi assicuro che il problema delle donne col velo da questo punto di vista è il meno.
Anche io sono più che favorevole all’eliminazione di qualsiasi simbolo religioso nei luoghi pubblici. Però qui stiamo parlando dell’Egitto, vorrei ricordare che il diritto non è lo stesso che in Italia, qui stiamo parlando di una legge dello stato egiziano, non si può fare un parallelo con casa nostra.

infiltrata

Consiglio a tutti un interessantissimo libro,che mi ha dato molti spunti di riflessione.Si chiama “Figlie dell’islam” e l’ha scritto Lilli Gruber.
Si tratta di una serie di interviste a Femministe islamiche di vari paesi, dal marocco all’egitto,dall’arabia saudita alla turchia.Innanzi tutto lo consiglio perchè la Gruber non si è comportata come tante occidentali che,armate dei loro pregiudizi,si recano in quei paesi solo per cercare conferme alle loro idee.La Gruber ha cercato per quanto possibile di essere scevra da pregiudizi (“sono qui per capire” è una frase costante del libro)e questo atteggiamento è stato illuminante perchè col procedere delle interviste ti accorgi che si tratta di un mondo molto più variegato e complesso di quello che tendiamo a immaginare e che non può solo ridursi alla questione del velo.
@Marco,che scrive a proposito dell’indossarlo”Non la vedo come una cosa psicologicamente sana”rispondo con una frase di una femminista egiziana intervistata(non ricordo come si chiama,purtroppo!)che dice”Il make-up è il velo dell’occidente” e ha ragione!Non hai mai conosciuto ragazze che se non sono perfettamente truccate e vestite alla moda non escono di casa nemmeno per buttare la spazzatura?Io sì,e ti assicuro e che nemmeno loro sono”psicologicamente sane”!Che ci si nasconda dietro un velo o una maschera di trucco,il risultato è lo stesso:ti illudi che questo ti dia una sicurezza che non possiedi,perchè la società dove vivi prima ti inculca l’insicurezza(nell’occidente è”l’unica cosa importante in una donna è che sia bella:se le manca questo,è un essere inutile”) e poi ti dona il “rimedio” (trucco o velo).
@Michelle:alcune donne sono costrette,come dici tu.Altre lo indossano perchè hanno paura che sennò finiranno all’inferno.Ma ce ne sono altre che lo indossano consapevolmente,come simbolo di appartenenza.Mi è capitato più di una volta di incontrare donne con velo in testa ma vestite all’ultima moda,con magliette aderenti o pantaloni a vita bassa.Se portassero il velo per “celarsi pudicamente”come dice la religione,allora dovrebbero anche andare in giro con la tunica che nasconde le curve,non certo con abiti che mostrano le forme del corpo.Per queste ragazze,indossare il velo diventa un modo per dire”Guardate!Sono musulmana e non mi vergogno,perchè sono pari a voi”

Roberto

Io direi che Alberto Tadini e Ivano hanno centrato il punto.

infiltrata

Comunque anch’io sono daccordo su questa legge,perchè mi sono fatta l’idea che il loro velo è un po’ come il nostro crocifisso.
Da noi, dietro il crocifisso si nascondono le gerarchie vaticane che con la scusa di appenderlo per ogni dove,ficcano il naso dove non dovrebbero.Una volta tolto il crocefisso,un luogo diventa laico e quindi capace di accogliere chiunque:il non-credente che arriva con una maglietta con la scritta “grazie a Dio sono ateo”,il cattolico con la croce al collo, l’ebreo con la kippà, la musulmana con il velo in testa,il satanista con il caprone sulla maglietta e via di questo passo…Dietro al loro velo si nascondono i loro sacerdoti che pretendono di dettare legge.Certo,la loro situazione è più problematica:noi chiediamo di togliere i crocifissi dagli uffici pubblici,ma se un individuo vuole portarla al collo ne ha tutto il diritto e nessuno glielo può vietare.Lì uno dei massimi simboli religiosi non si trova appeso a una parete ma in testa a una persona.Toglierlo vuol dire obbligare una persona a decidere come vestirsi e anche questa è un’ingerenza. Quindi mi pare che l’unica soluzione plausibile sia quella ideata dal laicissimo Ataturk:niente veli nei luoghi pubblici!Per strada o in casa puoi andare in giro come vuoi,ma a scuola o sul lavoro a testa scoperta!Peccato che nelle ultime elezioni turche abbiano vinto dei clericali!Ovviamente hanno abolito una legge ormai quasi secolare e le università si sono riempite di ragazze velate.Allora ben venga questa legge egiziana che riporta un po’del laicismo di Ataturk!

Bruno Moretti Turri

Capirei la “libertà di portare il velo” in un solo caso:

SE LO PORTASSERO PURE I MASCHI!

«Ogni donna che prega o profetizza a testa scoperta, reca un affronto al suo capo [il maschio], infatti sarebbe come se essa fosse rasata. Pertanto se una donna non vuole mettersi il velo, si tagli addirittura i capelli! Ma, se per una donna è vergognoso tagliarsi i capelli o essere rasata, si copra col velo. L’uomo invece, non deve velarsi il capo, essendo egli immagine e riflesso di Dio; mentre la donna è riflesso dell’uomo.» Bibbia, Levitico

«Di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo, e capo di Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra. L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza.» San Paolo, Prima lettera ai Corinzi, XI

Otto Permille

L’uomo, secondo la religione, non deve mettersi né il velo né il preservativo. Deve andare a capo scoperto e a pene scoperto. In fondo, nell’individuo religioso, le due cose si confondono.

infiltrata

@8×1000
Grande frase!Me la devo annotare…

«Ogni donna che prega o profetizza a testa scoperta, reca un affronto al suo capo [il maschio], infatti sarebbe come se essa fosse rasata. ”
Quindi,se ho capito bene,andare in giro a capo scoperto è la stessa cosa che portare i capelli corti o il capo rasato, e tutti e tre non sono altro che un atto di insubordinazione.
AHAH (urlo di soddisfazione)!E dire che io l’ho pensato sin da bambina (e difatti è da quando sono nata che vado orgogliosamente in giro con i capelli corti)!Capelli lunghi, truccarsi,vestirsi per bene, stare a dieta perenne,essere femminile…tutte cose che ho sempre messo nel calderone “Ciò che complica inutilmente la vita delle donne e le distoglie dalla fondamentale azione di pensare e leggere”.

Magar

Favorevole alla libertà del cittadino di indossare il niqab. Purché ne esistano tipi compatibili con le esigenze di igiene del personale sanitario all’interno della struttura ospedaliera.

Commenti chiusi.