A-teo?

lottavarima di Francesco Burroni (su Left, in edicola oggi)

A-teo ?

A-teo = senza dio, la definizione
la trovo un tantino fastidiosa
con questo “a” che sa di privazione
come se a noi ci mancasse qualcosa.
Ma se io non ho mai un allucinazione
sono “quello-senza-il-coniglio-rosa”?
e dunque il termine più pertinente
è: “a-noinoncimancaproprioniente”.

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44 commenti

Pier

E’ più o meno quello che rispondo io quando qualcuno mi dice: “ma tu sei ateo”?

Bruno Gualerzi

A-teo?
Ma perchè tanto fastidio
per qualcosa che manca?
A me per niente stanca
esser privo di catene
e quando questo avviene
mi godo libertà.

(La rima è quel che è – diciamo pure penosa – ma il concetto spero sia chiaro)

Markus

Ma infatti io mi sento sano e naturale, sono loro che sono deisti.

Barbara

a=alfa privativo

Il termone privativo non deve essere necessariamente sinonimo di qualcosa di negativo è questione di punti di vista,considerare a 360 gradi

Manlio Padovan

Bellissima!
Da oggi sono un “anoinoncimancaproprioniente” e gnanca a mi!

Stefano Bottoni

Barbara ha ragione: l’alfa privativo non è per niente negativo a priori.
Chi non ha la patente è un a-motorizzato. E allora?
Chi è perfettamente sano è un a-patologizzato. Benissimo!
Quindi perchè a-teo dovrebbe essere un termine negativo?

Manlio Padovan

Certo è che, qui in Polesine, quando dico che sono ateo spesso li vedo smarriti ed incapaci di affermare alcunché, così sono io che debbo riprendere il discorso.

Fulvio

be’, mia madre (90 anni) qualche tempo fa mi ha detto: ” Va bene non credere in Dio… ma addirittura essere ateo !” :-))

béal feirste

Chiedo lumi a proposito della parola ateo.
A rigore dovrebbe definire chi non crede in alcuna divinità, giusto?
Però nella lingua italiana si identifica con “Dio” quello della religione – di stato – cristiana, distinguendolo dal generico “dio” di altre religioni.
Ora mi chiedo: in italiano la parola “ateismo” a quale Dio/dio si riferisce? Ad entrambi, come sarebbe più logico? Oppure solo al primo dei due, in accordo con le ingerenze della chiesa, non solo nella politica ma anche nella lingua?

Bruno Gualerzi

@ béal feirste
A me (parere personale qui non troppo condiviso) la parola ateo sta bene proprio perché non si riferisce ad alcun dio in particolare, e quindi può esere assunta a simbolo di tutto quanto è oggetto di culto. Certo che storicamente ha un significato più ‘mirato’, più specifico, ma io credo che spetti a noi rilanciarlo dandogli questa valenza più ampia. D’altra parte, proprio la sua consolidata storicità rende impossibile cambiare nome.

stefano

che mi chiamino come vogliono, io non credo in dio, sic et simpliciter.

Uruz7

@ Bruno Gualerzi

per quanto può valere, condivido anch’io questo pensiero….

Sandra

Ateismo vuol dire senza Dio, inteso come un essere di natura trascendente. Il che non implica non religiosita’, il buddismo per esempio e’ una religione priva un dio come essere superiore, e quindi e’ ateo. Da cui dovrebbe derivare che un buddista e’ un credente ateo.

Bruno Gualerzi

Cara Sandra, in questa stessa paginata, verso la fine, in occasione di un post ormai chiuso dove la notizia riguardava le feste per lo sbattezzo a Roma, si è svolto un serrato dibattito proprio sul buddhismo dove, tanto per cambiare, io e altri davamo un giudizio diverso dal tuo attuale proprio in relazione alla nozione, e soprattutto al concetto, di ateismo; altri invece erano più o meno sulle tue posizioni. Naturalmente non lo riprendo qui, ma te lo segnalo nel caso volessi dargli un’occhiata.

stefano

esatto.
ho partecipato anch’io a quel piccolo dibattito.
il buddhismo va considerato nel contesto di una storia lunga oltre 2500 anni.
nella prima fase (dal 5 secolo a.e.v. fino al 700 d.e.v.) si parla solo di una via filosofica verso l’estraniazione dal dolore, una specie di ascetismo ateo (buddhismo hinayanico, dell’antico veicolo o dell’antica tradizione).
dopo il 7 secolo d.e.v. si afferma l’era mahayana (del nuovo veicolo o nuova tradizione) tanto cara al dalai lama ovvero la trasformazione da filosofia a religione con tanto di sacerdoti e capo indiscusso che assurge al ruolo si Santità (come benny).
entrambi vestono Prada 🙂 e la povertà e la miseria non sanno nemmeno cosa sono…

Massi

Ateo?
Come dice un mio amico “non credente” (alle balle e a chi le racconta).

Paolo P.

Mi sa che chi pensa che il termine ATEO non vada bene perchè è in negativo, si vergogna in realtà di dirlo oppure ha un complesso di inferiorità!
Io invece ne vado orgoglioso e mi sento come un adulto in mezzo a dei bambini!

Roberto Grendene

Dell’etimologia mi interesso fino ad un certo punto.
Ateo per me e’ chi basa la sua vita su principi esclusivamente umani, e lascia le divinità nel mondo della fantasia.

Otto Permille

Provare o non provare fastidio è un fatto soggettivo. Però è vero che tutti questi “a” di a-teo, a-gnostico ecc. trasmettono una immagine che ti identifica come semplice “negatore” di una cosa a cui gli altri credono, cioè come una specie di “negazionista”.

Sandra

Bruno,
grazie per la segnalazione, non avevo seguito quel topic.
Non ho gli strumenti per fare una valutazione da studiosa, vado un po’ a naso, premetto se nel caso improbabile non si sia capito che e’ comunque il mio metodo.
Il buddismo e’ una filosofia, ma tu dici mi sembra, visto che diventa un sistema religioso, e’ come buttare dio dalla porta e farlo rientrare dalla finestra.
Poi ho letto qualcosa su filosofie new-age, sul bisogno innato di religione (di cui noi siamo controesempio vivente), ecco, ma al di la’ dell’etimologia, come giustamente fa notare Roberto, alla base di tutte queste teorie, con dio o senza, c’e’ il bisogno di un pensiero strutturato, di una disciplina, a cui alcune persone per scelta o per educazione fanno riferimento nel corso della loro vita. Mi domando pero’ qual sia il confine tra ateismo e razionalita’. Il mio metodo e’ al contrario di loro, ma e’ comunque un sistema, che si fonda su certe categorie di idee, su una ricerca di quello che e’ razionale. Non diventa cosi’ esso stesso un pensiero strutturato? Il pastore olandese crede a un sistema di pensiero che esclude la divinita’: e’ ateo o no? Sostituire la divinita’ con una filosofia esclude la possibilita’ di essere atei?
La superstizione e’ umana? La religione e’ superstizione? La superstizione e’ teista o atea?

Sandra

Sempre che sia corretto quanto si legge su http://en.wikipedia.org/wiki/Atheism
si dovrebbe stabilire di quale ateismo parliamo, se forte o debole, teorico o pratico, implicito o esplicito. Mi sembra che le categorie abbraccino tutto lo spettro visto nel blog.

béal feirste

@ Bruno Gualerzi

Grazie per la risposta.
In parole povere non esisterà mai una definizione condivisa della parola ateo, per cui gli a-atei avranno molti modi diversi per attaccarci…

béal feirste

Anzi, più che a-atei forse sta meglio il termine ANATEI (che ricorda anche la parola “anatemi”)

Alessandro S.

Sandra scrive:
3 Aprile 2009 alle 23:34

Non ho gli strumenti per fare una valutazione da studiosa, vado un po’ a naso, premetto se nel caso improbabile non si sia capito che e’ comunque il mio metodo. Il buddismo e’ una filosofia, ma tu dici mi sembra, visto che diventa un sistema religioso, e’ come buttare dio dalla porta e farlo rientrare dalla finestra.

La questione è parecchio complicata, ed è stata affrontata, dibattuta ed eviscerata da storici, linguisti, archeologi, antropologi, filologi ecc.

Il buddhismo è arduo da classificare, avendo numerose manifestazioni e dottrine spesso inconguenti tra loro e numerosissime correnti ed evoluzioni geografiche, storiche e settarie. Nessun buddhismo nega scritturialmente l’esistenza di spiriti o divinità, ma in sostanza tutti (tranne l’amidismo) negano un essere personale e creatore e l’anima immortale. Ciò non toglie la libertà di numerosi maestri di insegnare una dottrina più o meno deviante dagli insegnamenti canonici, non essendo in questi ultimi scritto esplicitamente che nessun tale dio creatore può esistere e che nessun buddhista debba mai crederci (l’unico insegnamento che conosco che ci arriva meno lontano racconta una buffa storia su come un sommo dio, credo Brahma, arrivò ad illudersi e a credersi il primo dio giunto ad esistere, e quindi ad essere il creatore di tutti gli altri dei e di tutto l’esistente; sta nella raccolta del Digha Nikaya). In oltre, il buddhismo ha storicamente attinto pesantemente da religioni e movimenti dell’ambiente culturale in cui si trovava: dal brahmanesimo, dalle upanishad, dallo shivaismo, dai culti animisti, dai movimenti ascetici contemporanei e successivi al Buddha storico e così via. Fino ad un certo punto si riesce a seguire queste evoluzioni storiche nelle sue scritture, ma gli intrecci sono molteplici e vanno in tutte le direzioni insieme.

Il pastore olandese crede a un sistema di pensiero che esclude la divinita’: e’ ateo o no? Sostituire la divinita’ con una filosofia esclude la possibilita’ di essere atei?

Queste domande espongono impietosamente il punto cruciale del dilemma, cui ritengo si possano dare risposte solamente filosofiche, quindi variabili a seconda della cultura e sentire personali.

Luca

L’esistenza della parola A-teo e’ la conferma che veniamo da una tradizione storica dove la religione l’ha sempre fatta da padrona.

Supponiamo che l’ateicita’ fosse sempre stata la norma e che si fosse chiamata, ad esempio “bright”

Adesso noi saremmo “bright” e i religiosi sarebbero “a-bright”.

Sull’argomento, di Piergiorgio Odifreddi, “Siamo brillanti o cretini?” http://www.uaar.it/uaar/ateo/archivio/2004_5_art1.html

Fri

A me piace molto la definizione bright. Ne avevo già parlato in un precedente topic. Mi sembra che il termine ateo sia un po’ riduttivo nei confronti di una filosofia di vita che, è vero, parte principalmente dalla consapevolezza dell’inesistenza di dio (qualunque dio), ma che poi si allarga a tante altri aspetti dell’esistente dalla scienza alla politica, dalla sociologia alla filosofia. Come ha detto molto bene Luca l’esistenza stessa della parola indica che credere in dio è da sempre considerato la “normalità”. Quante persone, infatti, conosciamo che non si pongono neppure il problema? dio esiste e punto. Semplicemente perchè la nostra società è totalmente permeata di religione e superstizione. Poi basta fare due chiacchiere e diventa palese che non c’è una vera convinzione dietro a queste dichiarazioni di religiosità. È il concetto dell’eccezione che conferma la regola, o meglio, è grazie all’esistenza delle eccezioni che è possibile scoprire l’esistenza di una regola. La società considera gli atei come una eccezione, lo deve fare per salvaguardare la propria interezza. Una volta che questa singola norma venisse scardinata la società come la conosciamo oggi si estinguerebbe.

Bruno Gualerzi

@ Rothko61
Ti propongo una terapia per guarire dalla tua fobia… dalla quale però potrai trovare vero giovamento solo diventando l’analista di te stesso. In che modo? O trasformando la tua fobia in lucida consapevolezza, oppure cercando di sfruttarla invece di subirla, cioè usandola come scudo protettivo di fronte a tutte le insidie che un dio proteiforme, presentandosi con un look sempre nuovo, cercherà di portarti.
(Scusa se ho preso sul serio la tua ‘confessione’ chiaramente ironica, ma a volte davvero si può diventare vittime di una repulsione per le assurdità delle religioni che sfugge ad ogni controllo e diventare ossessione. A me è successo così e ne sono uscito nel modo descritto)

c.j.

Christopher Eric Hitchens si definisce anti-teista:

http://it.wikipedia.org/wiki/Christopher_Hitchens

Sam Harris si definisce razionalista:

http://it.wikipedia.org/wiki/Sam_Harris

Io credo che siamo un po’ tutti atei riguardo a miliardi di cose in cui non crediamo. Siamo Atei così come siamo Acappuccettorossisti. Alla fine anche i religiosi sono atei in merito alle altre fedi religiosi alle quali non appartengono. La cosa più importante è la ragione, riflettere sulle cose per arrivare alla verità, per cui io preferisco razionalista. Saluti

Pasquale D'Ascola

Penso che la dizione ateo sia un retaggio ottocentesco, secolo che io aborro, con tutto il suo carico di -ismi. Esiste nel mondo un gruppo americano che si chiama i Brights di cui mi onoro far parte. e che “FRI “(accidenti ai nickname) cita in un commento di oggi. Credo che UArr, che tra l’altro sembrail logo di una marca di benzine degli anni ’60, dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di confluire in una grande org. internazionale, visto che secondo me di internazionalismo c’è bisogno oggi più che mai. In Spagna, e per il larghissimo mondo ispanico, esistono i Cyberateos: org. on line. Sono socio anche di questa; riscattano la vecchiezza della parola ateo con cyber davanti e sono molto attivi. Ma con il matematico Paulos(prove dell’inesistenza di dio)ritengo che anche all’ateismo occorre una svolta scientifica. Leggere per rendersene conto. Il fatto di aver il “nemico alle porte”(anzi in casa ormai) condanna noi brights italici a fare sempre gli anticlericali, operazione meritoria ma , secondo me, laterale a quella fondamentale: diffondere una larga coscienza sociale ed una cultura razionalista e scientifica, contro tutti le fumisterie mistiche compreso lo spiritualismo, il newagismo e “imaiseimattoaprenderegliantibioticiprendilabrioniaalba5ch”, contro tutte le scempiaggini antiscientifiche. Insomma con i religiosi noi areligiosi non abbiamo niente da dibattere. Noi ci occupiamo di staminali e prioni, non siamo duracell, ci secca, ma lo accettiamo con coraggio umano. Siamo eroi, non figli di dio, perchè sappiamo che morendo finiamo come individui e torniamo elementi primari, azoto e quant’altro. E’ una soddisfazione a suo modo.Questo secondo me è la grande rivoluzione morale atea (volendo continuare a chiamarla così).

Per quanto riguarda il buddismo non voglio far lezioni ma qualcosa ne conosco: il pensiero di Budda puro è a cavallo tra teismo e ateismo. Il buddismo tibetano è religio in senso lucreziano, Gentile fino a un certo punto, vittima dei china e quindi adorato dalle anime belle occidentali che lo ritengono filosofia.(ohi ohi) Il corpus etico indiano originale buddista è in parte razionalista ma ha voluto far i conti con il deismo induista dominante che per certi aspetti è peggio di quello cattolico(il deismo voglio dire, ‘sendo il cattolicesimo un politeismo mascherato e feroce).Lo zen è logico antilogico, è una ginnastica mentale molto auto referenziale. La diffusione del buddismo in occidente porta solo ad una diversa mistica. Non c’è differenza tra “ohmadonninaomadonninamia” e recitare un mantra tibetano trattandosi della stessa cosa: stesso placebo consolatorio di “lavitadopolamorteilcoprpoelanimalospiritoelacarne” ecc.ecc.
Cordialmente a tutti, sperando che qualcuno ci legga. Pasquale D’Ascola

Bruno Gualerzi

@ Pasquale D’Ascanio
Ho letto, ho letto. Un paio di considerazioni.
Prima considerazione. Benissimo l’internazionalismo, ma mi sembri un pò troppo attaccato ai nomi. Tutto quello che vuoi a proposito di ateismo, ma – sempre per ‘diffondere una larga coscienza sociale ed una cultura razionalista e scientifica ‘(programma che sottoscrivo in pieno), non in astratto, ma in un contesto ben preciso – come pensi di farti intendere a casa nostra con i Cyberateos, i brights e così via? Se mai – ho annoiato un pò tutti con questo tormentone – si tratta di dare ad ‘ateo’ – parola che tutti conoscono pur interpretandola in vari modi – un significato ben più esteso di quello che poteva essere ‘un retaggio ottocentesco’. Magari partendo proprio da lì.

Seconda considerazione. La scienza. Non c’è dubbio che è l’unica pratica, quella scientifica, in grado di fornirci conoscenze veramente fruibili perché verificabili, e in grado di fare piazza pulita di tante inutili superfetazioni mitologiche, oltre che di offrire la base teorica per una tecnologia potenzialmente in grado di migliorare indefinitamente la qualità della vita… ecco, ma proprio con la tecnologia occorre fare i conti per non venirne sopraffatti; constatazione che non credo possa essere catalogata tra le ‘fumisterie antiscientifiche’ visto la potenza distruttiva pari a quella costruttiva che ha reso possibile, anche se alle fumisterie certamente presta il fianco. Fare i conti in due sensi allora: sia per evitare che i successi della scienza siano vissuti attribuendole quei poteri palingenetici che in genere si riservano alle religioni (rischio reale, a mio parere da non sottovalutare), sia non accettando troppo superficialmente il solito luogo comune secondo cui la scienza di per sè è ‘buona’ mentre ‘cattivo’ è l’uso che se ne fa nel momento della sua ricaduta tecnologica. No, i presupposti del sapere scientifico vanno analizzati e fatti oggetto di riflessione – ecco la parola che nel tuo scritto mi pare non compaia mai se non in senso negativo, e posso immaginare il legittimo perché – ‘filosofica’. Le virgolette vogliono segnalare i possibili abbagli che anche questo ‘sapere’ può provocare, e che sarebbe troppo lungo trattare qui, ma che in ogni caso credo debba fare parte del patrimonio… diciamo pure dell’ateismo.

Tutto da sottoscrivere quanto hai detto, diciamo genericamente sulle religioni o ‘filosofie’ orientali e di come vengono ‘vissute’ in occidente.
Cordiali saluti.

Sandra

Condivido il pensiero di Pasquale D’Ascola, e in particolare con riferimento a due punti: la necessita’ per gli atei di trovare partner all’esterno, e l’abbandono dell’anticlericalismo – ormai vecchio probabilmente di piu’ di un secolo e che non ha indebolito il potere della chiesa cattolica – in favore di una maggiore divulgazione di un pensiero razionale e una maggiore conoscenza delle scienze. Anche sulla formazione e l’evoluzione della nostra struttura mentale, sul perche’ in tutte le civilta’ si sia sfruttato sempre il lato mistico, sulle motivazioni che hanno portato questo meme ad resistere e a convivere con l’evoluzione e a dispetto del progresso. Penso che ci sia ancora molto da capire, ed e’ forse in questa direzione che ci possono essere i maggiori sviluppi.

Per quanto riguarda Buddha, leggo che significa illuminato, il che coincide in modo drammatico ahime’ con bright 🙂

Fri

@ Sandra

Infatti io preferisco la traduzione brillante piuttosto che illuminato. E bright vuol dire anche intelligente 😉 …

#Aldo#

Bellissima la “rigirata di frittata” per mezzo dl neologismo ANATEO usato per indicare i credenti. Doppia negazione, tiè! Proporrei di adottare in massa il neo-lemma ANATEO. 🙂

Avalon

Ultimamente quando mi sento chiedere se sono atea rispondo che ‘no, non sono io che sono atea, è dio che non esiste’… almeno mi godo le espressioni dell’interlocutore 🙂

statolaico

La poesia è carina, l’osservazione non è nuova. Per me va bene anche ateo, visto che sono quello “che non crede” e nemmeno alle visioni, se le avessi, visto che per primo mi ricovererei in psichiatria. Mi piace anche “mentalmente stabile”, mi sembra un buon sinonimo. 😉

statolaico

Pasquale, io trovo inutile tra atei rimproverarsi “retaggi ottocenteschi”, visto che l’ho sempre considerato un attacco, peraltro vuoto nei contenuti, che ci fanno i cattolici di casa nostra. L’ottocento è stato un secolo importantissimo, l’illuminismo stesso e nato a cavallo tra il sette e l’ottocento e non vedo niente altro, se non qualcosa di buono, nel retaggio di quei secoli. Loro a cosa attingono, ad un retaggio crociatesco-centesco? Perchè dobbiamo fare nostro un loro stupido slogan fornendo, paradossalmente, anche sostanza alle loro inconsistenti accuse?

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