Studio USA: i più religiosi sono anche i più disposti a subire trattamenti aggressivi di fine vita

Una ricerca curata da Andrea Phelps, del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, ha indagato sulla propensione dei malati terminali di cancro a subire trattamenti aggressivi di fine vita, quali la ventilazione meccanica e la rianimazione. I risultati, recentemente pubblicati sul Journal of the American Medical Association, mostrano come siano proprio le persone caratterizzate da una più intensa fede religiosa con percentuali di circa il triplo rispetto a coloro che sono meno religiosi, a desiderare per sé tali trattamenti, miranti ad allungare quanto più possibile la loro vita. Gli studiosi hanno rimandato a ulteriori studi la determinazione dei meccanismi che stanno alla base di tale correlazione.

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75 commenti

IDIC 2

Ma che strano.

Non dovrebbero essere contenti di andare a incontrare il padre?

Bah…

DF1989

Chi non ha alcuna fede sa che quando morirà non ci sarà più nulla, lo ha già messo in conto, per quanto possa essere triste sa che è la normalità, è la vita. Chi crede ha vissuto per anni con un’illusione, l’illusione che ci sia dell’altro, e al “momento della verità” ha paura che la sua sia stata proprio soltanto un’illusione.

Leo55

Io sono , per lo meno, mi considero, un ateo radicale. Ma se un domani, grazie alla ricerca scientifika si scoprisse il modo di prolungare la propria vita all’infinito, state pur certi che non esiterei a fare di tutto pur di beneficiarne, senza per questo sentirmi un mostro o un egoista.
Rassegnarsi alla morte, all’incurabilità delle malattie, alla limitatezza dell’esistenza umana, non mi sembrano posizioni razionalmente vicine agli ideali che un non credente dovrebbe coerentemente coltivare. Ovviamente ognuno è libero di pensarla come crede e io sono ben lungi dal poter dare lezioni di pensiero.
Mi limito a fare molto sommessamente osservare che il progresso tecnologico si è avuto per merito di uomini che, davanti alla fatica del lavoro, alle malattie, al dolore e alla morte, anzichè pronarsi sull’altare di qualche divinità, hanno pensato bene di spendere il loro tempo in studio, ricerche e sperimentazioni per mettere in essere quello che all’inizio sembrava solo un desiderio dettato dalla cupidigia umana. Le religioni predicano la miseria dell’uomo davanti all’infinita potenza del “loro” dio. Io non predico un bel niente, semplicemente non credo affatto che esista un dio.

rolling stone

è il terrore dell’aldilà.

Questa è una delle cose più immorali della religione:
aggiungere sofferenza psicologica alla sofferenza reale.

Non basta la sofferenza concreta della vita.
I teisti ci aggiungono anche il terrore del fantomatico aldilà.

Sailor-Sun

Coda di paglia.

@ Leo55:
Se venisse scoperta l’immortalità la vorrei ottenere, ma solo se ci fosse la possibilità di “interrompere il trattamento” quando si vuole.
Non poter morire è molto peggio di dover moire.
Nessuno può attraversare l’eternità senza impazzire.

El condor pasa

Io immagino perchè non vogliano morire: sanno tutti che andranno all’ inferno. Sanno benissimo di aver vissuto una vita di FASULLA e IPOCRITA religiosità. La vera vita religiosa è quella della tolleranza, della solidarietà, dell’onestà, in definitiva dell’AMORE: chi ha vissuto una vita del genere non teme nulla, a prescindere se nell'”aldilà” vi sia o non vi sia un “Dio” che giudicherà. I credenti hanno la coscienza sporca, molto sporca ed è con questa che fanno i conti alla fine della loro MISEREVOLE vita. Sono come quei criminali che, essendosi macchiati di gravi reati, tentano di rinviare con tutti i mezzi possibili il giudizio di un Tribunale; ma l’appuntamento con la MORTE non si può rinviare.

Leo55

@Sailor-Sun
Ma chi desidera realmente di morire? Posso pensare a persone afflitte da dolori e prostrazioni così immani e da così lungo tempo pe le quali la morte assume un significato liberatorio. Ma sono parimenti sicuro che prima, quelle stesse persone, hanno sperato ardentemente nel progresso scientifiko e nella medicina. Ci ricordiamo di figure come Ambrogio Fogar o dell’attore Christopher Reeves , fino all’ultimo legate al filo della speranza.
Quindi stiamo ben attenti a fare generalizzazioni. La morte non richiede di essere auspicata o desiderata: è un evento talmente consuetudinario e ricorrente che sembra assurdo che ci si preoccupi di assicurarsela. Sul fatto che non si può attraversare l’eternità senza impazzire mi limito a dirti che non ne sappiamo assolutamente niente….io almeno, non so te.

fab

Prova lampante che che crede lo fa soltanto per paura (sapendo benissimo sotto sotto che sono tutte balle).

Giorgio

La notizia è relativa alle persone dalla “più intensa fede religiosa”. Io li chiamerei fanatici, e comunque gente poco permeabile ai dubbi. Se è così, penserei allora che il desiderio di procrastinare derivi loro dal timore del “giudizio” e dell'”inferno”: vissuta l’intera esistenza sotto queste minacce, sembra normale che approssimandosi al momento della verità siano un po’ preoccupati.
Poi chissà … può anche partire qualche meccanismo strano nelle loro zucche contorte, del tipo: offrire questa sofferenza terrena al loro moloch in espiazione anticipata di qualcosa.

@ Sailor-Sun, ore 7:48
Sono completamente d’accordo con te. La vita eterna … ma sai che pa … e!

Ernesto Di Lorenzo

Le religioni sono come la coperta di linus per l’innata paura dell’uomo della morte! Per
questo sono convinto che non si sdradicheranno mai.

Neoalfa

@ Giorgio
Il loro “moloch”? LooooL

@ Leo55
Liberissimo di tentare. A me il pensiero della vita eterna non solletica. Allontana il “timore della morte” ma il pensiero di vivere in eterno non mi prende per nulla. Sono convinto che una cosa ha valore in virtù del suo opposto quindi la vita senza la morte non ha alcun significato per me. Vivrei volentieri di più (300 anni?) per poter vivere molte esperienze ma sempre consapevole di dover morire.
Si pone poi il problema della sovrappopolazione. A chi si sottoponesse ad un trattamento del genere dovrebbe essere vietato figliare. Altrimenti sai se la gente nasce con questo ritmo senza che muoia nessuno? 10 anni e BOOM! Non ci stiamo più!

Saluti.

Bruno Gualerzi

Interessante, oltre che paradossale (ma non poi tanto), questo possibile scambio delle parti di fronte alla scadenza cruciale cui è destinata ogni esistenza:
capita spesso che persone che si sono considerate atee per tutta una vita, convinti da sempre che dopo la morte sia tutto finito, al suo avvicinarsi sentano il bisogno di aggrapparsi a ciò che in precedenza avevano sempre rifiutato… e cercano il conforto della religione. Personalmente ritengo che il loro ateismo sia stato di maniera, superficiale (come in tanti è superficiale la fede che dicono di professare) e quando la vita presenta il conto si trovano del tutto sprovveduti e indifesi, e finisce per prevalere l’esigenza primaria di ogni essere vivente: l’istinto di sopravvivenza, che li spinge a cercare, a ‘sperimentare’ in extremis quella possibilità cui non avavno mai voluto credere. Istinto di sopravvivenza che naturalmente opera anche nell’ateo convinto, il cui ateismo però lo aiuta, lo può aiutare, a vivere il momento, se non con serenità, con consapevolezza, senza inutili ‘fughe’;
approccio contrario, ma con risultato analogo – come indica questo studio – per chi ha sempre vissuto nella fede-speranza dell’aldilà: può non trovare più conforto in questa fede e – sempre di fronte all’istinto di sopravvivenza che si presenta con tutta la sua forza proprio quando la vita sta per andarsene – si aggrappa con tutte le forze residue a tutto ciò che, concretamente (non più come ‘dottrina’) può rimandare la verifica sull’aldilà.

Quando la parabola dell’esistenza sta per concludere il suo ciclo, tutti gli espedienti escogitati per viverla al meglio – quali che siano – adesso si confrontano con la loro impotenza. Tutto sommato il modo migliore per vivere questa scadenza – con tutte le riserve del caso – può essere una vita vissuta nella consapevolezza del suo esito senza ricorrere a consolazioni che in realtà sono solo espedienti per rimuovere la paura, ma nello stesso tempo non farsi condizionare più del necessario da questa consapevolezza.
Più facile a dirsi che a farsi naturalmente, ma un’esistenzaa improntata ad un ateismo autentico credo possa aiutare più di qualsiasi altra scelta di vita.

Alberto

Sono d’accordo con rolling stone!
Aggiungo un piccolo appunto: questi “signori” si assumano poi anche i costi!
Gli accanimenti dei fanatici non devonono ricadere sulle spalle della gente ragionevole.

Leo55

@Neoalfa

Stiamo discutendo di ipotesi remote, remotissime. Posso pensare che tra mille, duemila o più anni , il progresso scientifiko abbia raggiunto quei livelli da assicurare alla specie umana il superamento dell’evento-morte. Comunque noi non ci saremo, come diceva la canzone di Guccini. Poi, per caso, perchè porre dei limiti spaziali ai problemi di un domani così lontano? Cosa ne sappiamo se l’umanità tra qualche migliaio d’anni non avrà lasciato in massa questo pianeta in direzione d’altri mondi? Fantascienza? Può darsi , ma non più fantastica della possibilità di allungare la vita umana all’infinito.

Piccolo appunto. Avrete sentito parlare di neuroscienza e di tutte le implicazioni che certe conoscenze comporta. Penso che la conoscenza di quello che è l’io cosciente e di come si esplicano le sinapsi del pensiero costituiranno in un futuro molto più prossimo di quello che ci si aspetti, la chiave di volta per la conservazione del pensiero cosciente degli individui in una dimensione di vita che oggi non viene neppure ipotizzata.

Ora, comunque, sono gli indirizzi culturali quelli su cui possiamo porre l’accento e su cui uniformare valori reali di etica atea, ossia dettati dalla ragione e dal relativismo.
A poco serve delineare scenari immaginari . Ma a nessun costo bisogna porre freni alla ricerca scientifika ed al progresso tecnologico. E’ in atto un processo evoluzionistico culturale perfettamente analogo a quello biologico. Così come nell’evoluzione biologica osserviamo che la conservazione della specie si realizza attraverso meccanismi di adattamento , la conservazione e lo sviluppo della società umana non può non avere per scopo che la ricerca della felicità dell’uomo attraverso il progresso scientifiko e tecnologico. La morte , da quel che ne so e che vedo io, non è mai stata sinonimo di felicità.

Giona sbattezzato

Sono stati terrorizzati per tutta la vita con le fiabe delle religioni, angeli, diavoli, resurrezioni, giudizi, per loro sono tutte cose reali, la loro capacita’ di giudizio della realta’ e’ compromessa, fondamentalmente sono psicotici. Ovvio che al momento della morte siano maggiormente in ansia.

Dalila

Phelps??
Imparentato forse con la famiglia Phelps fondatrice della Westboro Baptist Church (fanatici all’ennesima potenza?)?
Non so, pura curiosità…

Sara

I credenti hanno una cattiva coscienza, perché sanno di non poter dimostrare quello in cui credono. Perciò vivono male, e muoiono peggio. La vita è bella finché ha senso, sopravvivere qualche mese attaccato ad una macchina, per di più soffrendo, è un masochismo da delirio allucinatorio. Non so chi possa volerlo per sé, ma spesso anche i credenti ad un certo punto si arrendono. E’ normale. Poi l’istinto di sopravvivenza c’è per tutti, e come sempre, come anche per le tematiche riproduttive, i credenti (cattolici) sono molto più animali degli altri, ergo meno razionali. Salvo poi rifiutare la naturalità quando si parla di morte dolce, di omosessualità, di distanza dell’uomo dagli altri animali. Ma per offrire in olocausto l’Agnello di dio, tutto è buono. Non pensano, e si vede.

Focaral

Se la medicina potesse garantire l’immortalita’ non sarebbe certo un trattamento alla portata di tutti,solo i miliardari vivrebbero in eterno, mentre i comuni mortali rimarrebbero, appunto, mortali. Una colossale ingiustizia.
In un futuro non prossimo probabilmente questo accadra’, e devo dire che tutto sommato sono contento di vivere in un’ epoca in cui, anche la persona piu’ potente del mondo dovra’ condividere il destino di tutti.

Leo55

Cosa s’intende per “naturalità”?
Forse è naturale tutto l’ambito che l’uomo non può (ancora) conoscere, controllare e disporre?
E’ un atteggiamento che io contesto. Penso che l’uomo sia parte attiva ed integrante della natura, con la sua scienza e tecnologia. La natura, come ho detto altre volte, non è un qualcosa animato da una volontà , che persegue un progetto. La natura è la casualità degli eventi in cui l’uomo può, anzi deve, interagire, diventare attore protagonista.

“Oggi” esistono malattie incurabili; “oggi” esistono sofferenze che lasciano auspicare una dolce morte; “oggi” esistono i mille problemi sociali ed economici per cui la morte è un processo di normale avvicendamento per “lasciare spazio” a chi viene dopo di noi.
Ma io dovrei accettare tutto ciò perchè qualcuno ritiene che faccia parte di un disegno “naturale”? E quale sarebbe la differenza tra questi e chi ritiene che sia tutto frutto della volontà di un dio?
Riflettiamo bene……..

Leo55

@Focaral

E’ la stessa logica per cui si bruciavano sul rogo gli alchimisti e tutte quelle persone accusate di stregoneria. Volevano ribellarsi alle leggi della natura (dio)……
Riflettiamo bene……
Anche Torquemada sarebbe stato felicissimo di vivere nella sua epoca e non nella nostra , popolata di mostri che offendono le leggi del creato……..

Bruno Gualerzi

@ Leo55
Considerazioni certamente di grande interesse le tue, e formulate in modo intelligente, ma che non condivido. Per queste ragioni.
Intanto le neuroscienze, certamente porteranno a conoscenze sempre più approfondite circa i meccanismi che determinano i nostri comportamenti, ma credo che l’esplorazione dell’io cosciente, quanto più è condotta con rigore scientifico, tanto più si troverà a dover sondare un pozzo senza fondo (per ragioni che ho cercato di esporre più volte, ma che adesso è troppo lungo riprendere). Assolutamente utili queste ricerche, ma più che altro per un uso terapeutico delle conoscenze così raggiunte, non in grado però di essere ‘finalizzate’, e meno che mai per una sorta di superamento dei limiti, sia pur dilatati al massimo, della condizione umana.
Ma c’è anche un’altro aspetto del mio dissenso, strettamente collegatoa questo.
Proprio perché – come richiami anche tu – ognuno di noi, nella prospettiva atea, in un certo senso vive la propria ‘eternità’ nel presente della sua esistenza, credo che l’eredità migliore che possiamo lasciare a chi verrà dopo di noi sia ‘vedere’ come abbiamo meglio organizzato il presente in modo da trarne indicazione per vivere nel modo migliore il loro presente, cioè la loro ‘eternità’.
E ciò mi porta ad un’ultima considerazione, forse la più importante in questa sede.
Questo proiettarsi in un futuro ‘migliore’, sia pure supportato dal riferimento a possibilità rese verosimili dai progressi della scienza, mi sembra riprodurre una sorta di speranza nel ‘dopo’ che sa molto di ‘fede’ in questo dopo, a suo modo religiosa.
Questo il mio parare, ovviamente, che però le tue riflessioni mi hanno permesso, forse, di precisare meglio.

Nicoletta

Per Gualerzi
Condivido le tue conclusioni e mi permetto una piccola aggiunta: l’istinto di sopravvivenza è trasversale. Indipendentemente da qualunque convincimento si possa avere la sua forza ( in genere) è inversamente proporzionale all’età . Invece per quanto riguarda l’ateismo o il credere vale la legge contraria e l’eventuale apostasia o conversione raggiunte in età matura sono decisamente più solide e profonde e motivate di quelle dichiarate durante la prima parte della propria vita. Ecco una delle ragioni dell’”ossimoro” rappresentato da chi si dichiara ateo ma probabilmente è ancora parecchio lontano dalla fine naturale della vita (quella per raggiunti limiti di età). Essere, dichiararsi atei è il risultato di un processo culturale che ha in genere un esordio nell’adolescenza , ma che necessita poi di un processo di metabilizzazione abbastanza lungo, perchè è in qualche modo inverso a quello che porta a credere .

Laurentia

Scusatemi la pignoleria di biologa che ha anche pubblicato qualche lavoro e ne ha letti tanti.
Se leggete il lavoro in dettaglio vedrete che nelle conclusioni viene proprio richiesto di indagare sulle “ragioni” di queste differenze, statisticamente rilevanti, tra una alta propensione religiosa e una bassa, di fronte alle cure. Tra l’ altro il riassunto pubblicato non indaga sulla “chiesa” di appartenenza.Un cristiano fondamentalista potrebbe dire che è una ulteriore dimostrazione che i cristiani sono disposti ad offrire le loro sofferenze per salvare i peccatori. Ma vorrei tanto dare la certezza che ho, sia a voi che i credenti spaventati della morte, che non c’è ragione di temerla. Se nella vita abbiamo cercato di superare il nostro egoismo e di dimenticare i motivi di rancore, ci aspetta un passaggio dolce e accompagnato dai nostri cari.

Leo55

@Buno Gualerzi

Ringrazio Gualerzi per la risposta che apre scenari di discussione molto ampi e che, credo,difficilmente si esaurirebbero in uno spazio limitato come un blog.
Bruno Gualerzi ravvede un rischio nelle mie affermazioni, quello di una sorta di speranza assoluta nel futuro, tanto forte che possa ricondursi in qualche modo ad una sorta di fede, mandando, così, all’aria tutti i presupposti razionalisti.
Sono ben cosciente che qualsiasi affermazione o auspicio possa contenere in auge questo rischio. Lungi da me il poter pensare di avere in mano ricette o risposte assolute in merito. Solo, mi limito a far osservare, che anche il rovescio della medaglia, ossia l’accettazione fatalista della morte, della sofferenza, dei mali del mondo in generale; riserva un rischio forse peggiore , in termini fideistici, che non il ritenere che un giorno, forse lontanissimo, ma chi può dirlo, la scienza non ci aprirà ulterirmente gli occhi presentandoci scenari che oggi fatichiamo persino ad immaginare.
Per quanto riguarda il campo delle neuroscienze, penso sia un territorio da esplorare in lungo e in largo dato che il livello di conoscenza odierno sembra essere agli albori.
I risultati delle ricerche in campo neurologico potrebbero aprire campi della conoscenza assolutmente nuovi che avrebbero interazioni con tutti quei settori del pensiero umano che oggi sono stati inclusi in quel “pozzo senza fondo” citato da Gualerzi, offrendoci spunti di discussione sull’esistenza e sul concetto di vita che oggi affrontiamo da prospettive diverse e , forse, limitate.
Saluti

Andrea

Il che è contradditorio, in quanto dovrebbero voler “tornare alla casa del Signore” quanto prima possibile.
Paradossale come l’istinto di sopravvivenza, frutto dell’evoluzione, sia più forte proprio in coloro che osteggiano quest’ultima.

Giovanni Bosticco

Sono coerenti.
“Porgi l’altra guancia”
è diventato:
“Se un sondino ti tiene
in agonia, chiedine un
altro per prolungarla”.

Nicoletta

Per Laurentia,
personalmente ho forti dubbi circa eventuali “certezze” che si possono offrire circa il superamento della” paura della morte”. E la ragione è semplice: rientra fra quegli accadimenti sui quali nessuno può offrire certezze a terzi perché solo l’esperienza personale (vissuta in prima persona o assistendo alla morte di un proprio caro ) può dirci qualcosa al riguardo.Intanto che la natura è in qualche modo “misericordiosa” (passatemi l’espressione rubata ai cristiani..): gli istanti del passaggio sono sempre preceduti dall’entrata in uno stato d’incoscienza. In astratto, prima di vivere questa esperienza di frontiera puoi dirti/dire qualunque cosa al riguardo ma quando sei lì, presente a te stesso, consapevole di avere un’alta probabilità di morire, il tuo modo di vedere le cose può cambiare, profondamente. Ne fanno un gran parlare i vivi quando ne sono ben lontani. Forse l’atteggiamento più sensato è quello suggerito dagli epicurei: perché preoccuparsi della morte? quando c’è lei non ci sei più tu e quando ci sei tu lei non c’è. Senza tanti contorcimenti mentali e domande senza risposta su ciò che ci aspetterebbe dopo….

Rasputin

A me pare che abbiano scoperto l’acqua calda. È logico, no?

Ale

Non ci trovo niente di strano.Se uno crede nel miracolo è ovvio che vorrà essere tenuto in vita il più a lungo possibile.Ci sarà anche l´ateo che spera in probabili progressi medici futuri.Ateo o credente non c´entrano nulla. C´entra il concetto di autodeterminazione, ovvero il mio diritto a rinunciare o no a qualsiasi tipo di accanimento terapeutico.

Nicoletta

Per Leo 55
Mi permetto una riflessione: il punto non è un’eccessiva fiducia nel futuro di tipo fideistico non razionale, o all’opposto una rassegnazione fatalista della morte , delle sofferenze ecc… Intanto alcune delle cose che dici si possono solo accettare indipendentemente da tutto perché non solo sono naturali ma sono anche normali e su quelle l’uomo non può (non deve) intervenire oltre certi limiti e tra queste c’è la morte. L’accettazione della morte come un evento che è parte integrante della vita non è “rassegnazione fatalista” ma è presa d’atto dell’oggettività di un fatto ineluttabile, di una necessità. Anche ciò che non ha vita biologica nel tempo è destinato a scomparire e a lasciare il posto ad altro . Altra cosa invece è la sofferenza. Su quella davvero gli scenari sono aperti. Su quella il cristianesimo ha un atteggiamento contradditorio visto per loro la sofferenza ( soprattutto quella fisica) è parte integrante del loro percorso spirituale, anzi ne fanno l’esaltazione.

Martina B

Avete ragione, è un controsenso, è un agire in contrasto con il loro credo: è come se non sapessero cosa li aspetta (quindi non hanno mai creduto davvero in quello di cui si riempiono la bocca e di cui riempiono le orecchie di chi li cironda) o se la fanno sotto sapendo cosa li aspetta (l’inferno, visto che sono stati cattivi non rispettando i loro principi religiosi?).
Ah, via, quanta ipocrisia, quanta incoerenza!!

rolling stone

Laurentia

ma chi ti dice che il non credente è spaventato dalla morte?
Tutt’altro.
Per fortuna un giorno questa rottura di scatole finirà.

Il problema non è la fine, ma “come” arrivare alla fine,
(meglio senza il sondino, come invece vorrebbe lo ayatollah Bagnasco).

Ad una certa età capisco benissimo quello spettatore
che alla prima del Bolero di Ravel
nel bel mezzo della esecuzione si è alzato e se ne è andato,
non prima di aver gridato all’orchestra: “Grazie, abbiamo capito!”.

Kanna Shirakawa

c’entra poco, ma c’entra perche` ripropone un metodo solito: dare una parvenza di solidita` a “ragionamenti”, che pero` partendo da presupposti completamente arbitrari non sono ragionamenti, ma pura demagogia .. in informatica esiste un termine, GIGO (garbage in, garbage out), che sta a significare che non importa quanto buono sia un metodo di elaborazione, se parti da spazzatura esce spazzatura

nessuno ha mai detto, a meno di voler strumentalizzare la cosa, che il profilattico sia la “soluzione definitiva”, ne` che sia “sicuro al 100%” … fai cosi`, fra, se ti dovessi ammalare di tubercolosi, dato che gli antibiotici non hanno un’efficiacia del 100%, per coerenza non curarti

altra cosa: il fatto che la thailandia sia meta di pesante turismo sessuale non gioca nessun ruolo in questa faccenda?

bah …

Leo55

@Nicoletta

“Intanto alcune delle cose che dici si possono solo accettare indipendentemente da tutto perché non solo sono naturali ma sono anche normali e su quelle l’uomo non può (non deve) intervenire oltre certi limiti e tra queste c’è la morte. L’accettazione della morte come un evento che è parte integrante della vita non è “rassegnazione fatalista” ma è presa d’atto dell’oggettività di un fatto ineluttabile, di una necessità”

Non per spirito polemico, ma ritenngo proprio che con affermazioni simili si ricada nel rischio di adeguarsi ad una forma di fede o , comunque, di credenza in un assoluto incontrovertibile a cui basta il sostituire la parola dio con natura, per sentirsi a posto sotto il profilo filologico.
Proprio non è così. Chi siamo per porre dei limiti all’intervento dell’uomo? Non è stata da sempre la chiesa e la religione a frapporsi tra l’uomo e la conoscenza?
In cosa differisce la logica di uno che afferma che la morte esiste perchè lo vuole dio , da quella di chi afferma che è un fatto ineluttabile, una necessità.
Se l’uomo doveva volare la natura gli avrebbe fornito le ali come un uccello. Seguendo certe logiche gli aerei non avrebbero mai avuto ragione di esistere…..così come le cure mediche, i vaccini , le biotecnologie e quant’altro……
Riflettiamo bene prima di fare asserzioni scarsamente valide sotto il profilo della logica.

Leo55

@Nicoletta

Dice:
“Intanto alcune delle cose che dici si possono solo accettare indipendentemente da tutto perché non solo sono naturali ma sono anche normali e su quelle l’uomo non può (non deve) intervenire oltre certi limiti e tra queste c’è la morte. L’accettazione della morte come un evento che è parte integrante della vita non è “rassegnazione fatalista” ma è presa d’atto dell’oggettività di un fatto ineluttabile, di una necessità”

Non per spirito polemico, ma ritengo proprio che con affermazioni simili si ricada nel rischio di adeguarsi ad una forma di fede o , comunque, di credenza in un assoluto incontrovertibile in cui basta il sostituire la parola dio con natura, per sentirsi a posto sotto il profilo filologico.
Proprio non è così. Chi siamo per porre dei limiti all’intervento dell’uomo? Non è stata da sempre la chiesa e la religione a frapporsi tra l’uomo e la conoscenza?
In cosa differisce la logica di uno che afferma che la morte esiste perchè lo vuole dio , da quella di chi afferma che è un fatto ineluttabile, una necessità.
Se l’uomo doveva volare la natura gli avrebbe fornito le ali come un uc cello. Seguendo certe logiche gli aerei non avrebbero mai avuto ragione di esistere…..così come le cure mediche, i vaccini , le biotecnologie e quant’altro……
Riflettiamo bene prima di fare asserzioni scarsamente valide sotto il profilo della logica.

Leo55

Dimenticavo di chieder a Nicoletta se, per caso, è credente in una qualche religione ….in caso affermativo mi spiegherei certe sue affermazioni dal tono assoluto e trionfalistico sulla “naturalita” della morte……diversamente ci sarebbe molto da discutere.

Giovanni Bosticco

@Fra
Che problema c’è, se il profilattico non funziona?
Ratzinger ha dimostrato, meglio di tutti i medici,
che l’AIDS guarisce nel 97% dei casi (letto su ansa),
al punto che è inutille prevenirlo.
Così ho saputo, per la prima volta, che si trasmette con la
sporcizia. Credevo solo con il sangue vivo o il sesso.
Poi mi fa male uno sbarramento a un virus che mi penetra.
Non vado in chiesa da 38 anni, ma ricordo:
Non uccidere.
Non dire falsa tesimonianza.

ONESTO PRESUNTUOSO

“I risultati, recentemente pubblicati sul Journal of the American Medical Association, mostrano come siano proprio le persone caratterizzate da una più intensa fede religiosa con percentuali di circa il triplo rispetto a coloro che sono meno religiosi, a desiderare per sé tali trattamenti, miranti ad allungare quanto più possibile la loro vita.”

Non è un problema grave se il credente medio di una religione rivelata vuole attaccarsi ad una macchina per vivere il più a lungo possibile: io non gli rimprovero niente, nemmeno la sua ipocrisia.

Il problema sussite quando il credente medio di una religione rivelata rimprovera me perchè non agisco come lui.

Bruno Gualerzi

@ Nicoletta
Condividendo in pieno la tua integrazione a quanto sostenevo, ne aggiungo (o semplicemente riprendi in altro modo quanto detto) una anch’io.
La classica posizione atea di fronte alla morte, almeno a livello ‘filosofico’, penso sia ancora quella dell’antico Epicuro, dichiaratamente convinto, da buo atomista (il materialista di allora) che la morte comporti una disgregazione irreversibile di quell’aggregato di atomi che costituisce il nostro corpo con tutte le sue facoltà, sensitive e intellettive, da cui il famoso ‘farmaco’ : “Non bisogna temere la morte perché quando ci siamo noi non c’è lei, quando c’è lei non ci siamo noi”. E per giungere a questo impatto non traumatico con la morte, non c’è che una strada, secondo lui: l’esercizio della razionalità.
Ottimo, ma Epicuro, da buon filosofo (= amante del sapere), forse non teneva nel dovuto conto la forza difficilmente neutralizzabile dell’istinto di sopravvivenza, tanto più dirompente quanto più l’eros (l’istinto di vita, la cosiddetta ‘vitalità’) è messo in pericolo – vuoi per raggiunti limiti di età, vuoi per la malattia, vuoi per un pericolo incombente – e che porta ad erodere, a far sembrare una inutile ‘invenzione’, qualsiasi convinzione maturata quando la vita si svolgeva rigogliosa.
Ma a questo punto ribadisco la mia convinzione, credo in accordo con te… e in fondo, con le dovute precisazioni, anche con Epicuro. Un ateismo seriamente coltivato e portato a maturazione resta pur sempre – sia pure con tutte le cautele del caso – il modo migliore, oltre che per vivere, anche per morire.

@ Leo55
Non avevo molti dubbi (magari qualcuno sì, altrimenti non avrei accennato al mio dissenso) sul fatto che la tua fosse comunque una visione dialettica la quale – come hai precisato nel successivo intervento, fugando i dubbi rimasti – intende confrontarsi con un rovescio delle medaglia il cui carattere fortemente negativo consiste in un fatalismo che può portare anzitempo ad arrendersi di fronte alla morte, resa che può aprire la strada ad un distruttivo nichilismo.
Se mai è il perchè io parli di ‘pozzo senza fondo’ da spiegare. Cosa posso dire: ho elaborato una serie di riflessioni più o meno filosofiche presentate in un mio sito, basate sulla analisi del processo conoscitivo inteso come ‘circolo vizioso’ che dovrebbe, tra l’altro, illustrare appunto questa nozione di ‘pozzo senza fondo’ riferito alla nostra psiche. Siccome sarebbe troppo lungo anche solo accennarne in questa sede, a quello, nel caso, rimando.

Leo55

@Onesto

Preferisco di gran lunga i credenti che difendono ad oltranza la vita terrena, forse presagendo che è l’unica vita , a quelli che bruciavano gli eretici sul rogo purificatore dopo avergli fornito i servizi religiosi per la salvazione dell’anima.

Bruno Gualerzi

Ho letto solo ora la replica di Leo55 a Nicoletta. Non voglio entrare nel merito, ma soltanto segnalare che comunque non potevo tenerne conto nel mio intervento.

Nicoletta

per Leo55
Se leggi attentamente nessuna mia affermazione è trionfalistica. L’idea che l’uomo non abbia limiti e che non debba porseli è quanto di più fideistico si possa affermare. A alla parola dio, natura ecc.. sostituisci: uomo e il gioco è fatto. L’idea del limite non riguarda le conoscenze che siamo in grado di acquisire, quanto le eventuali ricadute pratiche delle conoscenze acquisite e la loro reale utilità. Avere fiducia nelle capacità dell’uomo non significa credere che all’uomo tutto sia possibile, ma non perché ci sia un qualche ente che lo fermi, ma proprio perché l’uomo è natura con tutti i limiti che ci accomunano agli altri inquilini della terra. Guardati intorno, sulla terra e fuori. Trova in un solo punto dell’universo o sulla terra un fenomeno che non vada incontro a un inizio e a una fine. Quando c’è stasi c’è la morte , la fine di un processo. E la vita è un processo che ha un inizio e una fine, ed è vita proprio finchè il processo è in corso. Lo possiamo rallentare , lo possiamo migliorare, ma non possiamo fermarlo. Non so quali siano le basi della tua logica, ma le mie affondano nell’oggettività . Il fatto di poter rimandare la morte non apre nessuno scenario di vita eterna , ma di qualità della vita quando artificialmente la protraiamo oltre quelli che giudicavamo fino ad un attimo prima i suoi limiti “naturali”. Vedi, se vuoi credere che l’uomo non abbia nessun limite e possa perfino arrivare a sconfiggere la morte (non semplicemente a posticiparla…e , beninteso, solo per il genere umano !!) liberissimo di crederlo, è una fede come un’altra: credi nell’eternità per l’uomo nell’aldiquà in una visione assolutamente antropocentrica della natura, e il pilastro di questa tua fede non è la scienza, ma lo scientismo. Piccolo particolare: ancora oggi che tecnicamente/teoricamente saremmo in grado di tenere in vita un corpo artificialmente per un tempo più o meno lungo, non possiamo nulla nemmeno contro la pioggia, il vento ….. apparentemente banali fenomeni atmosferici… Ne approfitto per ricordare qui come le testimonianze riportano gli ultimi istanti di vita di Albert Einstein : dopo aver un tirato un gran sospiro è spirato.

statolaico

Non ci vedo niente di strano, chi si attacca alla speranza di un altro mondo e di un’altra vita dopo la morte rifiuta di vedere le cose come stanno perchè non riesce a gestire la paura di morire: è normale che alla fine i piu’ attaccati alla pellaccia siano proprio loro 🙂

Nicoletta

Per Gualerzi
A riprova di quanto possa essere vero che un ateismo vissuto nel profondo non sia solamente in miglior modo di vivere ma anche di morire (e su questo mi sento di sbilanciarmi senza cautela) porto con me l’esperienza della morte di mio padre : passato all’ateismo inizialmente per una forma di rigetto e repulsione viscerale verso il clero e la chiesa e poi maturato e fatto proprio principalmente attraverso la malattia e la sofferenza.

Leo55

@Nicoletta

Non per protrarre all’infinito il batti e ribatti, ma per farti notare come ci siano delle incongruenze logiche in ciò che affermi. Un conto è affermare che l’uomo non abbia limiti , ben altra cosa, come dico io, schierarsi contro qualsiasi limite frapposto alla crescita della conoscenza umana. Se alla parola dio o natura sostituisco l’uomo, non ho commesso alcuna aberrazione, poichè dio è una creazione dell’uomo così come la natura ne può diventare un prodotto. Che l’uomo oggi abbia dei limiti connessi al suo livell di sapere ed alla sua tecnologia, ciò non significa affatto che questi limiti non dovranno essere superati e azzerati completamente. Io non ti ho “predetto” che nell’anno tale si scoprirà il tale ritrovato che ci renderà immortali. Ti sto rappresentando un’ordine di cose che nella logica sistemica fanno si che il progresso umano non debba mai arrestarsi, ne ritenere mai che esistano misteri o conoscenze al di fuori della portata dell’intelletto. Il credere ciò , presuppone al passo successivo della metafisica e quindi della credenza nell’irrazionale.
Non mi spieghi, inoltre, su quali basi oggettive trai le tue conclusioni logiche. Fai delle affermazioni quali: la morte è un fatto naturale, incontrovertibile, utile all’ordine delle cose; ma non ti accorgi che il limite risiede proprio nei meccanismi conoscitivi che noi oggi abbiamo di questi fenomeni, limite che, spero tu sia daccordo almeno su questo, si è dilatato di molto rispetto al tempi di Epicuro e degli Stoici.
Mi affibbi l’appartenenza ad una religione, lo scientismo, senza valutare il fatto che la scienza non ha alcun rapporto con la religione, proprio perchè le verità scientifike sono verità precarie, valide per l’oggi e per determinate applicazioni.
Mi spieghi, infine perchè si dovrebbe smettere di finanziare la ricerca in determinati campi del sapere che implicano proprio il sovvertimento di quegli assiomi che tu ritieni , secondo me, a torto, incontrovertibili.
Scommetto, e chiudo qua perchè mi rendo conto di stare a farla molto lunga, che tu sei una assertrice della teoria cosmologica del Big Bang a cui, mi pare hai fatto anche un velato riferimento quanto hai detto che tutto ha un inizio nell’universo. Scommetto anche che non sei una fisica delle particelle ne una cosmologa. Quindi la tua affermazione si basa sull’assegnare credito ed autorevolezza a ciò che senti ribadire da tanti altri.
Se non si chiama fede dimmi un pò cos’è??

Stefano Bottoni

Posso esprimere un mio umile pensiero?
Mi sembra evidente come siano i cosiddetti credenti ad aver più paura della morte. In qualità di ateo (ma credo che la cosa valga anche per ogni credente), non mi ricordo nulla di ciò che fossi prima di nascere, dunque ritengo che non fossi nulla. Dopo la morte credo che tornerò nello stesso stato. La cosa non mi spaventa per niente. Credo che invece ciò spaventi molto coloro che si definiscono credenti, forse perchè in fondo non ci credono neppure loro. Così si aggrappano il più possibile a questa vita terrena (per quel che mi riguarda, l’unica vita).
Insomma, io penso che la vita sia geometricamente parlando un segmento: ha un ben preciso inizio e avrà una ben precisa fine. Ai credenti viene insegnato che invece è una semiretta: ha un inizio e non avrà mai fine. Ora, la semiretta a me è sempre parsa la più assurda figura geometrica. Una retta ha senso. Un segmento lo possiamo vedere anche fisicamente. Ma una semiretta? Assurda.
Il problema vero, ora, è che qui in vaticalia i cultori della semiretta vogliono imporre la loro visione (a cui poi non credono davvero neppure loro) a tutti. Pazienza se una persona decide per se stessa che vuole continuare a restare aggrappata alla vita terrena a tutti i costi, se è una sua libera scelta: suo pieno diritto. Ma non ha nessun diritto di imporre ciò a tutti gli altri, soprattutto a coloro che la pensano diversamente.

Unile pensiero collaterale: la vita esiste poichè esiste la morte, esattamente come non ha senso parlare di giorno senza la notte e viceversa.
Una ventina di anni fa lessi un bellissimo fumetto sulla rivista “L’Eternauta” in cui si immaginava uno scienziato che aveva scoperto il modo di intrappolare la morte, vista come una mostruosa bestia, e lo aveva fatto. Nessuno moriva più. Ovviamente fece in fretta a scoprire la mostruosità del suo stesso esperimento: persone ferite in maniera orribile continuavano a soffrire in eterno, le popolazioni invecchiavano e nessuno alla fine fece più figli, i corpi si deterioravano e avevano bisogno di sostegni artificiali solo per una minima mobilità… Alla fine, dopo trecento anni, decise di liberare la morte. E fu proprio lui a volerne beneficiare per primo.

Paul

non dimenticate però che la religione impone loro di sostenere la via ad ogni costo, e che solo dio può toglierla, e che anzi è peccato favorire una morte anticipata. Che poi senza macchine sarebbero morti da un pezzo non sembra turbarli molto..

l’importante nella loro logica è non manifestare una volontà di morire, o cmq di resistervi, questa è la virtù.

non penso sia solo questione di ipocrisia o paura dell’aldila..

MetaLocX

Se le credenze della vita oltre la morte derivassero dal fatto che l’uomo rifiuta la morte, sino al punto di credere di non poter mai realmente morire, allora il comportamento di quelle persone non è veramente incoerente.

Forse stanno solo cercando di allontanare il pensiero della morte, attaccandosi alla speranza che le macchine possano evitargliela quanto più a lungo possibile.

Nicola

ma non dicevano che era sbagliato attaccarsi troppo alla vita terrena?

ONESTO PRESUNTUOSO

@ Leo55
“la scienza non ha alcun rapporto con la religione, proprio perchè le verità scientifike sono verità precarie, valide per l’oggi e per determinate applicazioni”

Questo affermazione non mi ha mai convinto del tutto: provo a spiegarmi.
La verità scientifica (quella occidentale) si basa su un PRESUPPOSTO FONDANTE IMMUTATO da 500 anni: il metodo sperimentale.

Alla base delle verità scientifiche che di volta in volta poosono cambiare, cioè, c’è un fondamento (il metodo sperimentale appunto) comunemente CREDUTO il Fondamento dei fondamenti per andare avanti nelle indagini.

L’adozione del metodo sperimentale come fondamento della scienza (occidentale) è un atto del tutto arbiraio e, quindi, non dimostrabile logicamente: non sta scritto da nessuna parte che il metodo sperimentale è l’unico fondamento possibile.

Ciò che per un insieme di motivi è ritenuto utile da Tizio, infatti, non giustifica niente in senso assoluto perchè alla bae dell’utilità di Tizio c’è un vantaggio e un gusto del tutto personali.

Il fatto che il metodo sperimentale mi è indiscutibilmente più utlie di tante cose (cose del tipo Vanna Marchi), non dimostra che è l’unico metodo a disposizione, nè che sia il migliore.
Lo accetto e condivido perchè è quello che è più vicino ai MIEI GUSTI e che garantisce PRIMA DI TUTTO la soddisfazione delle MIE NECESSITA’ (per esempio vedere la pace nel mondo).

Non lo dimostra perchè, ripeto, l’utilità di una cosa “x” è del tutto soggettiva: ciò che a Tizio fa bene, per me può essere nociva. L’utilità di x non dimostra x.

MORALE DELLA FAVOLA A MO’ DI SENTENZA: ognuno difende e sostiene la propria volontà e i propri gusti di fronte alle volontà degli altri sperando in qualche modo di avere la meglio. Se Tizio è un matematico “avere la meglio” significa usare carta, penna e calcolatrice; se è un talebano significa farsi saltare in aria.

Con rispetto.

Nicoletta

Per Leo 55
Curiosissimo il tuo intervento. Vediamo se riesco a mettere un po’ d’ordine. Non confondere la conoscenza con la tecnica. Sono due cose distinte e separate. La tecnica deriva anche dalla conoscenza teorica ma non tutta la conoscenza teorica ha come sbocco naturale un progresso tecnico. Chi può porre limiti alla conoscenza? Non stiamo nemmeno a domandarcelo… La curiosità di capire e di conoscere è innata nell’uomo. Altra cosa sono le eventuali ricadute delle scoperte e quindi quelle che potrebbero le applicazioni pratiche delle sue conoscenze e queste sono comunque soggette alle leggi di natura che l’uomo può in un primo tempo non capire, può cogliere in modo imperfetto o comprendere nel profondo, ma certo operavano prima di noi e ci saranno anche dopo di noi . E’ sulle ricadute delle sue scoperte, delle sue invenzioni che entra in gioco l’uomo con tutto il suo bagaglio culturale e storico che non è altro, in estrema sintesi, che la sua capacità di prevedere. Queste stesse domande se le posero Einstein ed altri all’epoca dell’invenzione della bomba atomica che fu fatta risalire anche alla sua scoperta della teoria della relatività. Ma anche la bomba atomica, che è un prodotto artificiale, risponde alle leggi della fisica e della chimica, non le sovverte e non ne è al di fuori. Quello che più conta non è prefigurare scenari più o meno fantascientifici di uomini dal corpo imputrescibile ( magari infilati dentro un congelatore che orbitano intorno ad un pianeta sovraffollato in attesa di nuove invenzioni…) quanto chiedersi a chi giovano, non tanto certe ricerche ( o meglio anche qui forse ci sarebbe da aprire un capitolo a parte) quanto certe tecnologie e le ricadute delle stesse.

Bruno Gualerzi

@ Paul
Nn penso che un credente voglia conservarsi il più possibile in vita – quando è lui ovviamente che è in ballo – per il rispetto di un principio che potrebbe anche essere rovesciato, cioè quello di lasciare che la natura, creata da dio, obbediente al disegno divino, ‘faccia il suo corso’ senza interferire… come pare abbia fatto anche GPII. Quindi se lo fa è perché è proprio l’istinto di conservazione che agisce, e credo anch’io che l’ipocrisia qui non c’entri, ma perché in questo frangente, se mai ipocrisia c’è stata, solo fino a un certo punto può servire per ingannare se stessi, poi è probabile che lasci il posto alla più totale sincerità. Se mai un credente può essere talmente compreso nella propria fede che quest’ultima può aiutarlo a vincere la paura, come chi affronta la morte in nome di una ideologia vissuta come ideale cui spesso non a caso si dà il nome di fede, sia pure laica.

Francamente però – e dicendo questo contraddico in parte anche me stesso – che cosa passi per la mente di una persona che si rende conto del sopraggiungere della morte, e soprattutto quando la natura (la vita biologicamente intesa) comincia a presentare davvero il conto, non credo si possa veramente sapere, ma solo ipotizzare in modo molto teorico, molto accademico.

Leo55

Ringrazio Onesto per la precisazione.
E Nicoletta per avermi dato modo di esprimere alcuni miei punti di vista.
Mi scuso con Nicoletta se talvolta ho assunto toni polemici.
Saluti.

nasoblu5

>Nessuno può attraversare l’eternità senza impazzire.

Da ciò deduco che qualcuno, (tutti ?) ha attraversato l’eternità ed è impazzito…

Stefano Grassino

Voglio vivere all’infinito ma se mi rompo desidero poter morire e se mi pento voglio poter resuscitare.

stefano

i più religiosi sovente sono pazzi o disturbati mentali disposti a tutto pur di andare in paradiso, quindi non mi stupisco che accettino anche il sondino o peggio.

rododentro

Sono credenti perchè hanno paura della morte e la paura offusca la mente e li fa delirare facendoli credere in un fantasma, in un oasi che salvi loro la vita, per questo si attaccano a tutto pur di non morire.

Lorenzo Galoppini

@ Leo55

“Rassegnarsi alla morte, all’incurabilità delle malattie, alla limitatezza dell’esistenza umana, non mi sembrano posizioni razionalmente vicine agli ideali che un non credente dovrebbe coerentemente coltivare.”

“Ma io dovrei accettare tutto ciò perchè qualcuno ritiene che faccia parte di un disegno “naturale”? E quale sarebbe la differenza tra questi e chi ritiene che sia tutto frutto della volontà di un dio?
Riflettiamo bene……..”

“mi limito a far osservare, che anche il rovescio della medaglia, ossia l’accettazione fatalista della morte, della sofferenza, dei mali del mondo in generale; riserva un rischio forse peggiore , in termini fideistici, che non il ritenere che un giorno, forse lontanissimo, ma chi può dirlo, la scienza non ci aprirà ulterirmente gli occhi presentandoci scenari che oggi fatichiamo persino ad immaginare.”

“Non per spirito polemico, ma ritengo proprio che con affermazioni simili si ricada nel rischio di adeguarsi ad una forma di fede o, comunque, di credenza in un assoluto incontrovertibile in cui basta il sostituire la parola dio con natura, per sentirsi a posto sotto il profilo filologico.
Proprio non è così. Chi siamo per porre dei limiti all’intervento dell’uomo? Non è stata da sempre la chiesa e la religione a frapporsi tra l’uomo e la conoscenza?
In cosa differisce la logica di uno che afferma che la morte esiste perchè lo vuole dio , da quella di chi afferma che è un fatto ineluttabile, una necessità.”

Quoto e sottoscrivo al mille per mille, tralasciando il resto delle tue affermazioni che comunque condivido praticamente in tutto.

P.S. Scusatemi se ho riportato pari pari lunghi stralci dai commenti di Leo, ma in pratica ha detto esattamente quello che io penso ormai da tempo e non potevo proprio fare a meno di dirlo! 😉

ONESTO PRESUNTUOSO

“In cosa differisce la logica di uno che afferma che la morte esiste perchè lo vuole dio , da quella di chi afferma che è un fatto ineluttabile, una necessità.”

Avrei potuto fare io stesso questa domanda.

CREDERE che la morte sia un fatto ineluttabile è, per come la intendo io, un atto di fede: non sta scritto da nessuna parte che deve essere così e basta nei secoli dei secoli, però si ha la necessità di crederci per chissà quali motivi più o meno inconsci.

Ognuno creda ciò che in qualche modo lo fa stare bene, o comunque meno peggio di altri sistemi di alleviamento dell’angoscia, ma con consapevolezza delle proprie necessità più profonde, a costo di scoprire lati di sè poco piacevoli (cosa assai probabile).

capitano666

curiosa come cosa, non solo avrei detto che la fede, apparentemente così incentrata nel rendere meno aspra l’idea della morte, li portasse a spegnersi con serenità (a meno che ovviamente non temano le pene degli inferi per la loro vita segretamente peccaminosa), ma a me personalmente l’idea di continuare a vivere tramite l’ausilio di macchinari sembra abbastanza in contrasto con la religione, se dio vuole che muori come osi opporti così strenuamente (e non si sta parlando di banali medicinali)?

capitano666

Inserendomi nel discorso di cui sopra, ovviamente è sbagliato dire che la morte sia in assoluto ineluttabile, ma purtroppo il corpo umano non è stato progettato (mi si perdoni il temine) per fare uso di pezzi di ricambio, e le parti immancabilmente si usurano. Nonostante ciò nel tempo abbiamo imparato a cambiare alcuni dei nostri pezzi (tuttora non senza rischi), ma temo sarà difficile effettuare trapianti di cervello senza immancabilmente causare la morte del cervello precedente.

cesare

Penso che i dati della ricerca di cui si discute siano più facilmente interpretabili usando categorie interpretative come ragione/illusione (di leopardiana memoria) piuttosto che ateismo/religione. L’uomo che ha sviluppato maggiormente la propria razionalità dovrebbe essere in grado di controllare con più serenità momenti drammatici come la malattia e la morte (Epicuro, più volte giustamente citato è in ciò un vero maestro). L’uomo che rifiuta la ragione si nutre con l'”illusione” (Leopardi) fino all’ultimo, forse sperando nel miracolo (come alcuni hanno sottolineato)
Ho citato Leopardi, sommo razionalista, ma devo dire per onestà che, pur pensando egli continuamente alla morte e anzi desiderandola, quando a Napoli si sviluppò l’epidemia di colera, il poeta fu tra i primi a scappare da Napoli per rifugiarsi nella villa vesuviana dove poi sarebbe morto. Questo per dire che, quando si parla di certi argomenti, si possono dire in astratto certe cose che, nella situazione concreta, vengono poi vissute ben diversamente.

ONESTO PRESUNTUOSO

“L’uomo che rifiuta la ragione si nutre con l’”illusione” (Leopardi) fino all’ultimo, forse sperando nel miracolo (come alcuni hanno sottolineato)”

Cento anni fa andare sulla LUNA era considerata pura illusione, anzi FOLLIA: mancavano tutti i presupposti, teorici e pratici.
Attualmente l’uomo va nello spazio quasi come come va al mare.

Ciò che PRIMA è pura illusione, DOPO può diventare pura concretezza.

DOMANDA N 1: qual’è il confine tra fantscienza e scienza, fra illusione e realta (visto che un illusione -come viaggiare nello spazio- può diventare realtà)?

DOMANDA N 2: se l’illusione (per esempio viaggiare nello spazio) può diventare un fatto concreto, era “veramente” un’illusione?

Se l’illusione (o speranza e miracolo che dir si voglia) mi permette di ottenere dei modi per soddisfare le mie esigenze (come per esempio andare sulla luna o alleviare l’angoscia di morte), ben venga l’ilusione.

Ognuno ha i suoi PERSONALISSIMI modi per soddisfare le proprie necessià, che non sono tutte uguali.

Chi, per alleviare la propria angoscia, vuole credere in grande puffo o in dio lo faccia: io credo in altro perchè la mia cultura è diversa da quella di un cattolico.

rolling stone

OP

Risposta n.1
Quando hai la polmonite corri in farmacia a comperare la penicillina
non in parrocchia ad accendere un cero.

Risposta n.2
se oggetto della illusione non è un fenomeno naturale, la illusione rimane in eterno illusione.
Di conseguenza, non attraversare il semaforo rosso confidando nell’aiuto di Nembo Kid.

ONESTO PRESUNTUOSO

@ rolling stone

– 1) Tu che faresti se, fra 100 anni, venisse dimostrato RAZIONALMENTE che proprio il rituale di accendere ceri alla madonna fa bene alla salute perchè stimola, meglio di un antibiotico, un qualche meccanismo psico-fisico di guarigionei? Se io vivessi fra 100 anni non solo correrei ad accendere ceri, ma sosterrei pure che usare gli antibiotici è roba da paleolitico e che, soprattutto, c’è stato qualcuno PIU’ BRAVO DI ME ad intuire una “verità” utilizzando un sistema conoscitivo diverso da quello sperimentale.

Quello che faccio ora lo faccio solo per questi motivi: A) non conosco il futuro; B) una scelta la devo pur fare; C) ho bisogno di soddisfare le mie necessità.

– 2) credere fermanente che, grazie a Nembo Kid, io ho i super poteri può farmi sviluppare un istinto talmente forte, o comunque potenziare quelli che già ho, da riuscire ad evitare le auto anche con gli occhi bendati. Considerato ciò, il fatto che, pensando a Nembo Kid, io posso attraversare ripetutament la strada senza un graffio è vero oppure è un’illusione?

gigetta

ma perchè costringere me agli stessi trattamenti? io voglio “tornare” naturalmente alla “casa del padre” sono piu religiosa di loro forse amen

ONESTO PRESUNTUOSO

@ gigetta
Parole sante le tue!
Ognuno scelga ciò che soddisfa al meglio le proprie necessità lasciando liberi gli altri.
E se proprio non si vuole lasciare liberi gli altri, almeno si usasse la delicatezza di ammettere la propria sete di dominio.

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