L’UAAR scrive a Karzai: Parwiz Kambakhsh sia graziato

L’UAAR ha inviato al presidente afghano Hamid Karzai una richiesta di grazia per Parwiz Kambakhsh, il giovane studente di giornalismo condannato a 20 anni di carcere (in primo grado, addirittura, alla pena capitale) per blasfemia, avendo citato il Corano a supporto della sua richiesta di riconoscimento dei diritti delle donne. La condanna a 20 anni è stata confermata dalla Corte Suprema afghana il mese scorso e resa nota ieri dal New York Times. Qui sotto il testo della lettera (in inglese):

Mr President,
I write on behalf of the Italian Union of Rationalist Atheists and Agnostics, the organization who represents the Italian unbelievers.
We appeal to you to pardon the journalist Parwiz Kambakhsh, confirmation of whose sentence of 20 years in prison for alleged blasphemy has just been reported.
Mr. Kambakhsh was convicted (and – grotesquely – was originally sentenced to death) merely for distributing copies of an article from the Internet referring to verses of the Quran supporting women’s rights. This is a flagrant abuse of the Universal Declaration of Human Rights, in breach both of the right to freedom of expression and the freedom of religion or belief. The growing threats to journalists and to general freedom of speech in your country are a matter for the gravest concern: another journalist, Ghows Zalmai, has reportedly been sentenced to 20 years in prison for blasphemy for publishing a translation of the Koran that some Muslim clerics disliked.
Besides, Parwiz Kambakhsh’s trial was flawed by improper procedures. At the original trial he was not allowed to defend himself. At the appeal, no notice was taken of the withdrawal of a key prosecution witness’s statement. In the Supreme Court, his defence counsel, Afzal Nooristani was denied the right to address the judges and officials.
We therefore urge you to pardon Parwiz Kambakhsh immediately and to ensure that the religious courts are prevented from ever instituting such proceedings again.

Raffaele Carcano, segretario UAAR

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17 commenti

Antonio

Preparatevi a stilare una lettera anche in italiano, tanto ci manca poco affinchè si renda necessaria anche dalle nostre parti.

Silvia

Ma in questi casi non potrebbe e non dovrebbe muoversi l’ ONU? E’ chiaro che appoggio la lettera dell’ UAAR, ma penso che l’ ONU sarebbe in grado di farsi sentire più di noi.

Laurentia

Plaudo all’ iniziativa, ma temo che la Vostra firma opossa diventare un alibi per chi lo vuole morto.

Daniela

per silvia,
l’ONU ormai non serve più a niente, non serve a bloccare le guerre e nemmeno a garantire i più elementari diritti umani, è in mano a paesi fondamentalisti che votano risoluzioni sulla libertà di espressione e la libertà religiosa sempre più vergognose. E’ meglio non far affidamento su di loro per promuovere i diritti umani e le libertà individuali.

Nemo

Non so se è una buona idea. Gli accusati in questione sono entrambi musulmani e non hanno esplicitamente dichiarato di essere atei o agnostici; semplicemente (ma anche lodevolmente) dei progressisti che hanno proposto di migliorare la condizione della donna nella loro società medioevale. Il problema è che, ammesso nella remota ipotesi che negli ambienti afgani si diffonda la notizia di un appoggio di organizzazioni atee ed agnostiche a queste persone, io credo che si finisca col peggiorare la loro situazione. Sappiamo che l’apostasia e l’ateismo sono molto invisi all’islam e che l’apostasia possa anche legittimare la pena capitale (anche da parte di qualche “zelante squilibrato”). Insomma, certe persone sarebbero legittimate dal credere che i soggetti in questione siano degli atei e non dei “semplici” progressisti, con quello che ne consegue nelle loro società.

HCE

concordo con le preoccupazioni tattiche di nemo: alle opinioni dell’UAAR non è riconosciuta grande importanza nemmeno in itaglia, figurarsi in iran, quindi il potere di pressione di questa lettera è probabilmente un insieme di misura nulla. in compenso, esiste il rischio che l’aver ricevuto il supporto di una associazione atea aggravi ulteriormente la posizione delle persone che vorremmo aiutare. a questo punto, meglio sperare che la lettera venga cestinata senza troppi complimenti.

Gianni Red

Sollecitiamo il Governo Italiano ed in particolare il Ministro delle pari opportunità, affinchè chieda il richiamo o anche il ritiro dell’Ambasciatore Italiano dall’Iraq. Magari, non limitandoci a scriverlo sul nostro sito, ma farlo con una conferenza stampa.

ignazio

Condivido l’iniziativa è sempre molto importante far sentire la propria voce. Anche se può avere aspetti negativi, ma mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi e sicuramente peggio. Non dire la propria opinione vuol significare che si avalla tale sistema.
Agli Afgani la scelta; le teocrazie, così come le dittature si basano sul consenso, anche se triste dirlo.
Non dimentichiamo che anche in Italia il fascismo si affermò grazie al consenso della gente; e non escludo che possa ricapitare.

Inoltre c’è da ricordare che i nostri militari sono in quel paese per difendere la democrazia (!!!)

Stefano Bottoni

L’iniziativa è lodevole e perfettamente in linea con lo statuto dell’UAAR. E’ un bel gesto simbolico, ma temo che simbolico resti. Meglio che niente, anzi, muoversi in ambito internazionale è un bel progresso.
Ma appunto, se l’ONU non può fare nulla di concreto, certo non potremo farlo noi.
Non so quanti di voi seguano le vicende internazionali, ma ormai i talebani si sono riconquistati praticamente tutto l’Afghanistan.
Quindi ripeto, ottima iniziativa, ma non aspettiamoci in questo caso niente di particolare. Purtroppo.

Davide Caforio

Non so se la lettera gioverà al condannato. Tra l’altro generalmente gli atei, nei paesi musulmani, sono considerati peggio dei redenti di altre religioni.

Opus Mei

Pur comprendendo le buone ragioni dell’iniziativa, devo purtroppo concordare con le perplessità, già espresse da più di un intervenuto, sull’opportunità di inviare una lettera a Karzai “a nome degli atei ed agnostici italiani”.
Qui non si tratta di “far sentire la propria voce”, si tratta di cercare aiutare una persona condannata per un motivo abietto. E non credo che si possa fare spallucce sulle possibili conseguenze negative, per quel poveretto, di un gesto che potrebbe essere usato a pretesto dai clericali islamici, felici noi di “aver fatto sentire la voce dei non credenti italiani” e “non aver avallato quel sistema”.

Piuttosto credo che si sarebbe potuto fare pressioni sul governo italiano affinchè intervenisse a livello diplomatico. E se, come è probabile, il governo non fosse intervenuto, allora sarebbe stato un bell’argomento “per far sentire la nostra voce”, di protesta, … in Italia!

Nifft

Temo che una lettara firmata “atei razionalisti” non farà altro che peggiorare la situazione…

MicheleB.

Avete notizia di petizioni indette in giro per la rete? Come sostengo sempre, il clamore è potere. Chi trova , posti.

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