“La non vita che Eluana non voleva”: la lettera degli Englaro allo Stato

Repubblica ha pubblicato il testo della lettera che Beppino Englaro e la moglie Saturna Minuti hanno scritto nel 2004 alle più alte cariche dello Stato, compresi Ciampi e Berlusconi. A questa lettera solo Ciampi rispose.

Al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi
Al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
Al Presidente del Senato Marcello Pera
Al Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini
Al Ministro della Salute Girolamo Sirchia
Al Presidente della Federazione Nazionale Ordine dei Medici Giuseppe Del Barone

Ci rivolgiamo a Lei, signor Presidente della Repubblica e agli altri destinatari di questa lettera aperta per portare a Vostra conoscenza quanto è accaduto, e continua ad accadere, al bene personalissimo “vita” di Eluana.

Noi siamo i suoi genitori: Saturna e Beppino Englaro. E quel che segue è la sintesi d’una storia fatta di dolori, battaglie, illusioni, in nome di una libertà fondamentale che ci pare negata e maltrattata.
Tutto è cominciato la mattina del 18 gennaio 1992, quando nostra figlia Eluana a bordo della sua automobile è entrata in testacoda e si è schiantata contro un muro.

L’impatto violentissimo le ha causato un gravissimo trauma encefalico e spinale: Eluana non era più in grado di intendere e di volere e versava in uno stato di coma profondo. Dal momento in cui è giunta in queste condizioni all’Ospedale di Lecco è scattato un inarrestabile meccanismo di tutela del bene “vita” di Eluana, meccanismo che noi genitori abbiamo considerato inumano ed infernale.

I medici dell’Unità Operativa di Rianimazione dell’Ospedale di Lecco, diretta dal professor Riccardo Massei, in assoluta ottemperanza al giuramento di Ippocrate, hanno dato inizio alla rianimazione ad oltranza di Eluana.


Diamo atto ai medici che l’assistenza data a Eluana è corrisposta ai criteri della più evoluta letteratura scientifica internazionale e si è svolta in una struttura perfettamente adeguata, con il massimo sostegno possibile ed immaginabile da parte di tutte le persone ritenute idonee ad essere chiamate in causa per il bene di Eluana, genitori compresi.

Il prof. Massei fu da subito molto umano, semplice e chiaro, tanto che ci disse che il sapere scientifico, per un caso grave come quello di Eluana, era di poco superiore allo zero per quanto concerneva la sua evoluzione futura. La rianimazione non poteva in alcun modo essere sospesa per volontà di nessuno al mondo, finché non fosse avvenuta la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo di Eluana, ovvero finché non fosse intervenuta la sua morte
cerebrale.

Eluana non è morta: è caduta in uno stato vegetativo persistente e, dopo due anni, in uno stato vegetativo permanente nel quale si trova tuttora. Oggi è in un letto d’ospedale, senza alcuna percezione del mondo intorno a sé: non vede, non sente, non parla, non soffre, non ha emozioni, insomma, è in uno stato di morte personale. Ha bisogno d’assistenza in
tutto e per tutto: viene lavata, mossa, girata, nutrita ed idratata da una sonda supportata da una pompa.

I medici sono riusciti a salvarle la vita, ma la vita che le hanno restituito è quella che lei aveva sempre definito assolutamente priva di senso e dignità.
Eluana, sin da bambina, in più occasioni ci aveva manifestato un concetto molto definito della libertà e della dignità, che l’adolescenza e la maggiore età avevano sempre più rafforzato e reso limpido. La libertà di disporre della propria vita secondo la sua coscienza e la sua ragione era un valore irrinunciabile per Eluana, il quale non sarebbe mai potuto venir
meno perché faceva parte, per così dire, del suo DNA.

Il tema del bene personalissimo “vita” era stato affrontato in famiglia molte volte, anche in occasione di svariate situazioni-limite che i mezzi di comunicazione avevano portato alla ribalta pubblica.
Era così emerso un valore di fondo molto forte ed univoco: solo la coscienza e la ragione di Eluana, di Saturna e di Beppino potevano decidere se le rispettive vite fossero da considerare ancora vite e se avessero un senso ed una dignità.

Il caso ha voluto che la nostra famiglia approfondisse anche il tema della rianimazione senza ripresa di coscienza dopo giorni e settimane, come pure quello dell’essere tenuti in vita in stato vegetativo permanente. La sospensione dei sostegni vitali per queste due estreme condizioni, in modo da non essere tenuti in vita forzatamente oltre determinati limiti di
tempo e così poter finalmente essere lasciati morire, era per Eluana, Saturna e Beppino la cosa più ovvia e naturale del mondo.

L’orrore di vedere uno di noi tre privo di coscienza, tenuto in vita a tutti i costi, invaso in tutto e per tutto da mani altrui anche nelle sfere più intime, non sarebbe stato in alcun modo sopportabile e ammissibile: Eluana ha sempre considerato
ciò una barbarie.

Questa era la volontà di Eluana e noi genitori volevamo e vogliamo che venga rispettata. Mettere al corrente i medici della volontà di nostra figlia, purtroppo, non è stato sufficiente, perché proprio loro che avevano fatto di tutto per tenere in vita Eluana, non avevano più il potere di sospendere i trattamenti.
Siamo stati costretti ad iniziare una lunga battaglia legale: ci siamo rivolti ai giudici affinché, nel rispetto della volontà di Eluana, autorizzassero i medici a sospendere i trattamenti di sostegno vitale. Riteniamo semplicemente contro lo spirito della nostra Costituzione venire così palesemente discriminati del diritto inviolabile alla libertà di terapia e cura fino
alle più estreme conseguenze, possibile nella condizione personale capace di intendere e di volere, ed impossibile in quella non più capace di intendere e di volere.

A oltre 10 anni dallo scioglimento della prognosi nel senso dell’irreversibilità delle condizioni di Eluana, la seconda sentenza della Corte d’Appello di Milano, pronunciata nel dicembre 2003, ha ritenuto inammissibile e da rigettare la richiesta di sospensione delle misure di sostegno vitale, con la quale il papà Beppino (che ne è il tutore) dà semplicemente voce
a quanto Eluana avrebbe deciso nel caso le fosse capitato di trovarsi in una simile situazione.

Già in seguito alla prima sentenza della Corte d’Appello di Milano, che risale al dicembre 1999, il Ministro della Salute Umberto Veronesi si era reso conto che le istituzioni avevano dei precisi doveri per arrivare al chiarimento dei problemi irrisolti e si era mosso con l’atto concreto di istituire una Commissione di studio che ha prodotto un importante documento
pubblicato nel maggio 2001 (Gruppo di Studio Oleari). Noi genitori di Eluana ci aspettiamo che le istituzioni si muovano di nuovo in tal senso, anche dopo la seconda sentenza della Corte d’Appello di Milano, che non ha neanche ritenuto doveroso approfondire il concetto di dignità della vita che aveva Eluana. Concetto, in questo dramma, per nulla secondario.

Competenza, chiarezza e trasparenza, documentate e documentabili da parte di tutti, non sono mai venute meno dal lontano 18 gennaio 1992 durante tutto l’iter clinico, umano e giuridico che riguarda Eluana.

Pertanto tutti dovranno assumersi le loro responsabilità fino in fondo, senza nessuna possibilità di eluderle. Ci auguriamo che Lei, Signor Presidente, e gli altri destinatari di questa lettera, vogliano trovare gli atti opportuni per dare uno sbocco alla vicenda di nostra figlia Eluana, che da 4.430 giorni è costretta dalle istituzioni e dai medici a una non-vita.
Chiediamo in particolare al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi di essere ricevuti, per poter esporre meglio la nostra situazione.

I nostri rispettosi saluti.
Lecco, 4 marzo 2004
Saturna Minuti, Beppino Englaro

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23 commenti

Federica

Ma se lei non voleva, se lei non vorrebbe, perché costringerla a ogni costo a rimanere “viva”?
E’ mostruoso.
E’ aberrante.

Ma io deciderò della mia stessa pelle?

ibridux

per quanto mi riguarda no un accordo reciproco con alcuni miei amici, non intendo e non intendiamo subire un simile calvario e tra di noi risolveremo in maniera molto rapida l’eventuale problema. non è giusto ma purtroppo inevitabile.
Tutta la mia stima al sig. Beppino Englaro ed a sua moglie, io non ho tanto coraggio come lui, e per tutto quello che ha fatto e che fara lo ringrazio profondamente.

ibridux

per quanto mi riguarda ho un accordo reciproco con alcuni miei amici, non intendo e non intendiamo subire un simile calvario e tra di noi risolveremo in maniera molto rapida l’eventuale problema. non è giusto ma purtroppo inevitabile.
Tutta la mia stima al sig. Beppino Englaro ed a sua moglie, io non ho tanto coraggio come lui, e per tutto quello che ha fatto e che fara lo ringrazio profondamente.

stefano

questo assurdo dibattito è possibile solo in una repubblica delle banane come vaticalia dove l’ignoranza regna sovrana e un parlamentare della repubblica può essere ignavio al punto dal non sapere cosa è accaduto il 14 luglio 1789.
abbiamo i governanti che meritiamo perchè siamo stati noi a metterli in condizione di dettare legge eleggendoli.

Andrea

@Federica

Loro possono perché hanno il potere e fanno quello che vogliono. Al tempo stesso impongono le loro false morali agli altri per legge, con il solo scopo di rafforzare il loro potere.

Non meritano di essere chiamati per nome. Non meritano neanche di essere chiamati esseri umani. Sono l’oscenità incarnata.

stefano

x Federica

la moglie del Re a quanto pare abortì al settimo mese 🙁 e poi vengono a parlare di cultura della vita…

Federica

Io non sono nemmeno contro l’aborto (ovviamente, non l’aborto al settimo mese!), ma mi domando: come può qualcuno che faccia una cosa simile fare la morale agli altri su temi simili?

Mi ricorda il cattolicissimo Casini, che ha lasciato la moglie per una più giovane.

Almeno tacessero ed evitassero di giudicare gli altri…

Maurizio D'Ulivo

Se non ci fosse da piangere, sarebbe esilarante la figura meschina che Berlusconi ha fatto a proposito di questa lettera, facendo dichiarare alla propria segreteria di non averla mai ricevuta.

Per sua sfortuna, Bebbpino Englaro l’aveva spedita con raccomandata A/R, la cui ricevuta, come ha dichiarato proprio oggi, conserva ancora a documentazione di quanto ha affermato.

Ancora una volta il Re (Berlusca) è palesemente nudo: ma in Vaticalia la maggioranza, adeguatamente accecata dai mass media, finge di non accorgersene.

precariatoassicurato

Certo che Beppino Englaro non fa molto per convincerci che non vuole stare sotto i riflettori. Una lettera al Presidente della Repubblica sperava che rimanesse “confidenziale”?

Federica

Ovviamente no.
Ma sai, nel 2004 erano già dodici anni che combatteva per sua figlia, inascoltato.
Ha scritto al Presidente della Repubblica? Beh, ha fatto bene. Ha cercato di rivolgersi direttamente alle alte cariche… francamente non vedo cosa ci sia di male.
Anzi, trovo meschino accusare un uomo che soffre da diciassette anni di voler stare sotto i riflettori.
Sono convinta che preferirebbe essere un cittadino qualsiasi, ma avere la figlia perfettamente sana con tanti bei nipotini. Non trovi? O il cervello di noi italiani è spappolato al punto tale da farci pensare che la cosa più importante, in ogni caso, sia finire in TV?

Inoltre chiunque può scrivere al Capo dello Stato. E non è detto che i giornali debbano riportare tutte le lettere che gli arrivano.

precariatoassicurato

Certo, chiunque può scrivere al Presidente. Quello che non mi convince è la richiesta di silenzio a fasi alterne: quando parla Beppino tutti dobbiamo ascoltarlo e va bene, quando invece si tratta di dar voce alle opinioni contrarie alle sue subito si invocano silenzio e rispetto, salvo poi interrompere questo silenzio per dare spazio a qualche nuova dichiarazione del padre.
Io non penso voglia stare sotto i riflettori come chi partecipa al Grande Fratello, penso però che stia facendo un uso dei media un po’ troppo smaliziato per essere anche sincero. E sì, penso che Englaro abbia capito che questa sua discutibile battaglia poteva essere combattuta e vinta solo in televisione, solo trasformandola in un brutto reality, come è appunto quello a cui stiamo assistendo.

Federica

Non sono d’accordo.
Quest’uomo per anni ha seguito la strada della legalità per permettere a sua figlia di morire. Avrebbe avuto una strada più facile: pagare un infermiere, come fanno alcuni.
Ma ha scelto la legalità e solo per questo merita rispetto.

Non credo proprio che con la spettacolarizzazione stia ottenendo qualcosa, anzi, avrebbe ottenuto di più col silenzio.
Alla Chiesa non gliene può fregar di meno se Eulana muore. La Chiesa ha paura di perdere ulteriormente il proprio potere e se si fosse semplicemente staccata la spina sarebbe stato un duro colpo, al pari dell’aborto o del divorzio. Se la cosa fosse accaduta nell’ignoranza generale, invece, le sarebbe stato benissimo: quello che non si vede non esiste, come è noto.

Io, sinceramente, non considero scorretto il comportamento di Beppino Englaro.
Ci credo che ha chiesto il silenzio, quando pochi giorni fa un folle ha detto che sua figlia è una bella ragazza, che potrebbe ancora avere figli, che i genitori vogliono solo liberarsi di una scomodità. Io penso che sarei partita per Roma per strangolarlo, al posto suo, perché è urinare sul dolore altrui.

E credo anche che abbia avuto il diritto di ricordare la lettera del 2004, o di chiedere che vadano a vedere sua figlia, perché dopo giorni e giorni di idiozie dette da gente che non sa nemmeno di cosa sta parlando, se inizialmente la tua reazione può essere di silenzio in seguito è ovvio che passi all’attacco anche tu.

Rendiamoci conto di cosa è stato detto in questi giorni su Eluana, che alla fine è figlia di due genitori che da diciassette anni soffrono per lei e che meriterebbero, quanto meno, rispetto.
Non dico che tutti debbano essere d’accordo con loro, ma nemmeno scadere nell’idiozia becera, come ha fatto Berlusconi con le sue dichiarazioni o come hanno fatto quei maledetti che si sono lanciati contro l’ambulanza che la portava in clinica al grido di “Eluana, svegliati!!.

Io penso che al posto dei coniugi Englaro sarei stata tentata di prendere un mitra e sparare sulla folla.
(Ovviamente esagero. Non prendetemi per una nazzista!)

Maurizio D'Ulivo

E’ davvero il colmo leggere affermazioni di questa portata a proposito di Beppino Englaro.

Se solo il Signor Englaro lo avesse voluto, avrebbe potuto ricorrere a quelgi stratagemmi detti e non detti che a volte accompagnano pietosamente le situazioni di questo tipo: ma lui ha voluto comportarsi secondo la legalità, contando evidentemente di vivere in uno Stato di Diritto (la sua colpa forse è stata sbagliarsi su questo punto: ma è una colpa ascrivibile a lui oppure al nostro Paese?).

Non è andato in TV se non in epoca recente, dopo CIRCA 14 ANNI DI RICHIESTE INASCOLTATE.

Ha scritto, come qualsiasi cittadino può fare, alle massime autorità dello Stato dopo ben 12 anni, senza grancassa mediatica (questa notizia infatti giunge soltanto oggi) e restando sostanzialmente inascoltato, in qualche caso perfino ignorato.

E’ andato in TV, è vero, ma solo come ultima possibilità per poter porre fine allo strazio a cui è stato condannato dallo Stato di Vaticalia: lo ha fatto sempre in modo misurato, sia nella frequenza che nei toni o nelle argomentazioni, senza mai andare sopra le righe; se ne sentiamo parlare oggi con frequenza quotidiana è solo perchè la sua vicenda è stata data in pasto alla politica, allo sfruttamento mediatico e, da ultimo ma forse per primo in ordine d’importanza, alla necessità delle gerarchie cattoliche di accreditarsi nel ruolo di difensori della vita: necessità comprensibile, vista la particolare efficacia che rivelano invece per funestare e rendere grama la vita dei molti che non condividono i loro princìpi.

Il signor Englaro si è anche accollato il ruolo di portavoce della famiglia, sempre con toni ben sotto le righe, risparmiando almeno alla moglie lo sciacallaggio di cui questa vicenda è stata oggetto.

Il brutto reality, che comunque vi è stato, è quello recitato innanzitutto dalla Chiesa Cattolica: un reality che non è nemmeno alla sua prima edizione, visto che segue quelli messi in scena nelle vicende di Luca Coscioni e, soprattutto, di Welby.

E poi dalla politica: in particolar modo da quella di Sacconi (che nega ritorsioni contro le cliniche che danno la disponibilità ad eseguire le sentenze della Cassazione, si finge scandalizzato per tali accuse e poi, come è successo ieri con l’ispezione commissionata ai NAS per aspetti di contorno, attua concretamente tali atti), di Berlusconi (che nega di aver ricevuto nel 2004 la richiesta degli Englaro, che invece hanno la ricevuta di ritorno della raccomandata a dimostrare la veridicità di quel che dicono) e di tutta quella accozzaglia che è evidentemente più preoccupata di perpetuare la sofferenza di una famiglia (e delle altre che prima o poi ci saranno) piuttosto che di dare una risposta seria a questa latitanza dello Stato nei confronti di chi, come peraltro farei anch’io, vorrebbe essere lasciato morire in (santa?!?) pace se un giorno si dovesse trovare in un letto di dolore (o di incoscienza) senza più il barlume seppur tenue di una speranza di guarigione.

Ma per noi, ormai è chiaro, in Italia non c’è posto.

Maurizio D'Ulivo

Federica ha appena scritto quel che, grosso modo, ho risposto anch’io (ma la mia replica è ancora in attesa di “passare” il filtro per la pubblicazione).

Sottoscrivo in toto la sua replica e, a questo punto, mi chiedo quali altre argomentazioni tirerà fuori dal suo cilindro “precariatoassicurato” per portare acqua al mulino dei difensori della tortura in vita…

precariatoassicurato

Nessuna sorpresa dal mio cilindro, a quest’ora è già tanto se riesco a indovinare i tasti sul pc.
Da qualche giorno seguo il dibattito su questo sito e voglio continuare a farlo, portando, se capita, anche il mio contributo alla discussione (un po’ umorale, forse: dipende dai giorni). Le vostre argomentazioni sono frutto di una riflessione certo più lunga della mia e vi chiedo di avere pazienza. Non riesco ad esempio a capire come fa Eluana a soffrire (tortura in vita? quale altra tortura esiste?) ed allo stesso tempo ad essere morta da 17 anni. Il fatto che stia soffrendo è un atto di fede nella vita eterna?
A presto.

Federica

Innanzitutto, se la sua volontà era che la lasciassero andare, che soffra o meno è irrelevante: in ogni caso le si fa violenza perché si va contro la sua volontà.
A meno che tu non sia il tipo di persona che se il parente X ti dice: “Non voglio il funerale in Chiesa e voglio essere cremato”, lo porti comunque in Chiesa e lo fai inumare, tanto è morto e che ne sa?
Ebbene, io da agnostica rispetterei in ogni caso la volontà, vita eterna o no, come segno di rispetto verso una persona cara venuta a mancare.

In secondo luogo, ammettiamo che Eluana soffra.
Allora soffre da diciassette anni e contro la sua volontà.

Ma ammettiamo pure che Eluana non senta assolutamente niente: di certo soffre chi è ben vivo e cosciente, ovvero i suoi genitori, che da diciassette anni e quotidianamente la assistono e vivono peggio che se la loro figlia fosse effettivamente morta.
Perché nel momento in cui un tuo parente stretto muore tu provi una sofferenza lacerante, ma che prima o poi si riassorbe.
Ma nel momento in cui non muore, anzi, continua ad agonizzare – non nel senso di “soffire”, ma riferito a quello stato tra vita e morte che non è più vita ma non è ancora morte – la tua sofferenza aumenta a dismisura. La rassegnazione non subentra e il dolore è rinnovato ogni giorno.

Non riesco a capire per quale ragione, stando alla ricostruita volontà di lei (perdonami, ma io mi fido più di suo padre che di un cardinale che non l’hai mai vista!), stando alla possibilità del paziente di rifiutare le cure, fermo restando il tutorato che subentra dinnazi alla incapacità di intendere e di volere, preso atto dei referti medici che parlano di irreversibilità della condizione e di incapacità della scienza di curare un caso del genere… ecco, non riesco proprio a capire perché dobbiamo continuare a tenere lei tra la vita e la morte e nel contempo far soffrire i suoi genitori per altri anni.

Cosa ci spinge a dissetarci alla fonte della sofferenza altrui? Non possiamo semplicemente prendere atto della volontà della malata, e di quella della sua FAMIGLIA, chinare la testa, rispettare il loro dolore e farci gli affari propri?
Chi ci dà la possibilità di giudicare e puntare il dito contro chi vive una situazione che spenti la TV o il PC, o chiuso il giornale, non ci riguarda più?
La possibile esistenza di un Dio? Ma parleremo mica di quello stesso Dio che, salvando un’adulterà dalla lapidazione, disse: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, facendo chiaramente intendere all’Uomo che non ha alcun diritto di giudicare e dunque di CONDANNARE un altro Uomo, non essendo in alcun caso migliore di colui che crede di poter guardare dall’alto in basso?

Ricorderei, infine, a tutti i cattolici che sono qui con noi che Giovanni Paolo II rifiutò le cure e che, forse, se si fosse lasciato curare sarebbe campato un altro po’.
Perché ad alcuni è concesso di morire come meglio credono e ad altri no?

Maurizio D'Ulivo

Io non credo che Eluana soffra, ma il fatto che io la pensi così è irrilevante.

Ha invece una rilevanza assoluta il fatto che sia la medicina a dirci con certezza che non soffre più, poichè di fatto non esiste più alcuna attività cerebrale che contraddistingue la persona (inclusa la sofferenza), e che questa condizione sia irreversibile: ce lo dice costantemente da 15 anni, dal momento in cui il coma in cui versa eluana è passato dalal condizione di “permanente” a quella di “irreversibile”, e ce lo dice univocamente nonostante i grandi progressi scientifici intercorsi dal ’92, e poi dal ’94, a oggi.

La tortura e la soffernza di cui parliamo infatti non è quella di Eluana, che ormai non è più da anni: è invece quella della sua famiglia, costretta dalla religione cattolica, attraverso una classe politica italiana come sempre succube del vaticano e sostanzialmente disinteressata ai problemi dei cittadini, a subire una persucuzione davvero incredibile per la pena che può avere inflitto a persone dall’atteggiamento così nobile e civile come gli Englaro.

Non importa che ribadisca io quanto ha già efficacemente risposto Federica: l’impossibilità di dare corso alle volontà che la loro figlia aveva espresso chiaramente in vita, l’impossibilità a elaborare il lutto, lo stillicidio di decisioni prese sulla loro pelle… tutto questo, unito alla scomparsa della figlia che ormai si protrae, senza però poter aver fine ed essere giustamente elaborata, da 17 anni.

Credo che nemmeno ai tempi dell’Inquisizione le torture inflitte agli indagati durassero così a lungo.

Maurizio D'Ulivo

@ Federica
La risposta alla domanda (retorica) che chiude il tuo intervento precedente è chiara ai miei occhi.

Il perchè risiede nel fatto che la cifra del cattolicesimo è quella di elaborare norme inumane (cioè: talmente rigide e innaturali da essere sostanzialmente impossibili da rispettare per la stragrande maggioranza degli esseri umani), sapendo che, comunque, a chi detiene il potere è sempre permesso trovare una scorciatoia per aggirare tali regole.

Vale per il cattolicesimo così come vale per i paesi di cultura cattolica, Italia in primis, perlomeno finchè non riescono a liberarsi dei lacciuoli della morale religiosa (come Francia e Spagna, a differenza dell’Italia, sono in buona parte riuscite a fare).

E vale per molti aspetti: per il ptente Woytila a cui fu permesso di rifiutare un accanimento terapeutico ormai inutile (che invece viene imposto a Eluana così come fu imposto a Welby e Coscioni: tutte persone che non detenevano il potere); ma vale anche, per esempio, per l’indissolubilità del matrimonio: imposta ai credenti e, quando gli riesce, ai cittadini tutti ma “derogata” per chi, avendo soldi e potere, riesce ad ottenere l’invalidazione del matrimonio contratto dalla Sacra Rota; oppure per la pedofilia: in questo caso giustamente condannata in linea generale, ma senza punizione effettiva se chi la commette è un sacerdote (che infatti viene “coperto” rispetto all’azione della legge civile e tutt’al più trasferito di sede).

Gli esempi di questo tipo potrebbero essere molte: perchè la religione cattolica (per citare una metafora un po’ desueta), prima ancora che essere l’oppio dei popoli, è la cocaina dei potenti.

angela bulfone

In questi giorni si è data voce solo a chi si crede nella presunzione di avere la VERITA’ assoluta (difensori della vita a tutti i costi). Questo anche da parte di giornali come Corriere e Repubblica che ritenevo piu’ vicini alla sinistra laica.Purtroppo evidentemente si ha troppa paura di direquello che veramente si pensa.Io ho sempre immaginato che un credente dovrebbe vedere la morte come un premio per arrivare a Dio, allora pechè tanta paura di lasciare andare un povero corpo martoriato e violentato da anni? non parliamo poi dei ns amatissimi politici che si fanno paladini della non-vita altrui e si ergono a difensori della morala pubblica nonostante tutte le loro iposcrisie già riportate. Chi vuole a tutti i costi stare sotto i riflettori non sono i Sig. Englaro, ma tutti quelli che a Udine sono veneuti per mettere in mostra i loro figli, parenti disabili per fare vedere quanto sono bravi e trattano il Sig.Beppino da boia (questo lo hanno scritto sui muri).Spero solo che Eluana finalmente muoia prima che intervenga qualche decreto .

Sol

io ho fatto testamento biologico da anni, indicando gli esecutori, la mia volontà esplicita di non voler subire alcun genere di trattamento volto a conservarmi in vita se finisco in una situazione irreversibile, e la mia volontà di donare gli organi, essere cremata e dispersa in natura, e non avere alcun genere di servizio funebre.

so bene che in Italia il mio testamento biologico è carta straccia, se seguiranno le mie volontà sarà un FAVORE, non un diritto, perchè siamo ancora SUDDITI, e non CITTADINI.

man 66

Ascolta queste parole son dettate dal profondo del mio cuore.
Come tutti sei arrivata in una splendida girnata,come tutti hai strillato e qualcuno hai amato, tanti giorni divertenti con amici e parenti,quel sorriso su TE stampato qualcuno ha strappato, forse chi sà, il destino era segnato!!!
Se a qualcuno non può piacere,i miei genitori nell’anima dovreste vedere,come in un teatro il il sipario da anni è calato.
Dal libro di Primo Levi (Se Questo E’ Un Uomo) prendiamo spunto cambiandole il titolo (SE QUESTA E’ VITA).
Se c’è DIO o un SIGNORE perchè inpedirle di partire,e di esserle servitore?
Come un fiore in un campo aperto, un uccello che vola via speriamo che ti lascino andar via,alla VERA VITA TUA…………………………..

paola

io e mio marito ce lo siamo detti mille volte: ci staccheremo la spina a vicenda se servirà. ma beppino ha avuto un grande coraggio a fare questa battaglia x la laicità, x la democrazia, x i diritti dell’uomo…DEVE finire bene questa storia, devono servire a qualcosa tutti questi anni di sofferenza!deve riuscire a cambiare le cose in questa italiaccia bigotta!

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