Essere ateo aumenta le possibilità di suicidarsi?

Secondo uno studio del dipartimento di Psichiatria dell’Università del Manitoba, reso noto da un articolo di Marco Tosatti pubblicato sul sito della Stampa, avere fede dimezza la probabilità di suicidarsi. Aperta la discussione sulle cause: alcuni studiosi sottolineano l’importanza degli aspetti di socializzazione connessi a ogni appartenenza, che farebbero sentire gli individui “meno soli”. L’autore dell’inchiesta, Daniel Rasic, sostiene invece che le maggiori confessioni religiose considerano il suicidio come un peccato, e pertanto “non è un’opzione” che possono prendere in considerazione. Il suicidio può essere infatti visto anche come una scelta, una manifestazione (seppur estrema) di autodeterminazione: e dunque, statisticamente più probabile tra chi impronta la propria esistenza a principi di questo tipo.

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72 commenti

Asperger

Studio serissimo, se i credenti hanno il divieto di suicidarsi allora gli atei si suicidano di più. Mi complimento con gli studiosi (o almeno sedicenti tali) e per la loro logica impeccabile.

Io invece penso che gli atei si suicidino molto meno: forse perché, non credendo in una vita dopo la morte, ritengono la vita più preziosa che un credente, e quindi più difficilmente la “buttano via” in questo modo.

GIUSEPPE CARITA

E’ un dato statistico strano: su alcuni libri, letti recentemente, avevo proprio trovato dati statistici opposti.
Io vivo in un piccolo villaggio piemontese e in una zona dove la maggioranza si dichiara a modo suo credente e purtroppo c’è un alto tasso tasso di suicidi, sia tra i giovani, sia tra le persone più anziane. Tanto che un club di servizio ha promosso negli scorsi anni una ricerca sul disagio che può portare al suicidio.
Vedremo attentamente l’esito della ricerca americana….

cullasakka

@Asperger

Non è quello il senso di questo studio. Si sono solo limitati a riconoscere una correlazione negativa tra frequenza alle funzioni religiose e tentativi di suicidio, indipendentemente dalla personale interpretazione dell’autore della ricerca.

Leonzio da decimo

Non puoi vincere, non puoi pareggiare, e non puoi neanche abbandonare.

Bruno Gualerzi

Nutro sempre molte perplessità sulle inchieste-sondaggi che spesso quantifikano fenomeni eterogenei rendendoli omogenei… come questa inchiesta dimostra.
Risultato dell’inchiesta, che compare nel titolo del post sia pure in forma interrogativa: gli atei si suicidano più dei credenti. Poi lo stesso autore dell’inchiesta deve riconoscere che completamente diverso è il modo di considerare la vita di un ateo e di un credente: il credente in genere considera la vita qualcosa che non gli appartiene, che è condizionata da una volontà che non può essere la sua; un ateo ritiene di disporre delle propria vita in modo totale, quindi intende disporne in piena autonomia. Se lo ritiene necessario, anche togliendosela
Naturalmente ci sarà chi metterà subito in rilievo la maggiore validità della religione in quanto fa amare di più la vita perchè le conferisce una finalità che invece il non credente non sa trovare… al che si potrebbe rispondere che ci sono varie forme di suicidio. Per esempio, per quanto mi riguarda, considero le guerre forme di suicidio collettivo, e quanto le religioni intese in senso lato, come mentalità religiosa, siano responsabili delle guerre non è il caso qui di ribadire.

Lucia

“Il suicidio può essere infatti visto anche come una scelta, una manifestazione (seppur estrema) di autodeterminazione: e dunque, statisticamente più probabile tra chi impronta la propria esistenza a principi di questo tipo.”

Però, anacronisticamente, sarebbero i credenti a non vedere l’ora di crepare… Chi non crede nell’aldilà è un po’ meno entusiasta…

Bruno Moretti Turri

Chapeau a Gualerzi per le “guerre forme di suicidio collettivo”.
With god in our side.

Comunque in Canada di gente che si mette
una pancera di esplosivo per andare in paradiso
non ce n’è molta…

Daniel Rasic del dipartimento di psichiatria di Manitù
probabilmente nel suo “studio” non ha tenuto conto
di queste quisquilie…

Asatan

Su che basi avrebbero fatto questi studi? Intervistando i credenti in chiesa e inventando sugli atei?

rosalba sgroia

Mah! Che ricerca, che studio! Ma cosa vogliono dimostrare? Cmq ignorano i kamikaze e i devoto che si suicidano in massa, come hanno scritto Gualerzi e Bruno Moretti Turri.

San Giovese

A me sembra un gran vaccata, tanto per usare un termine esplicito, da mettere accanto(nel cestino) a quella storia sulla longenvità dei credenti.
Mi lasciapoi perplesso la frase:”E quelli che non lo hanno fatto(andare in chiesa una volta all’anno) hanno il doppio di possibilità di aver tentato il suicidio” che è ben diverso dal dire che hanno tentato il suicidio il doppio di volte.
Se poi aggiungiamo che a riportare la notizia è un vaticanista(Tosatti)… Qualcun ha informazioni su questo Daniel Rasic? io non ho trovato nulla ma nutro dubbi sulla sua obbiettvità.
Comunque devo ammettere una cosa: quando sono stato in una Chiesa(lo scorso hanno mi è successo l’inconveniente 4 volte: 2 matrimoni di amici e 2 battesimi) dopo il sermone i miei pensieri omicidi e la mia aggressività non erano rivolti contro me stesso………

Massi

Si può segliere di morire non di nascere, noi siamo più liberi anche in questo (ma di loro ne ammazza di più la stupidità).

agnese l'apostata

ma dai il solito stereotipo dell’ateo solo,incazzuso e incarognito…
e poi se una famgilia molto devota vuole,può benissimo far passare il suicidio per un incidente o per una morte naturale;senza contare se il suicida era un credente solo di nome
malattia mentale e depressioni non guardano in faccia a nessuno!ma fare ricerche più intelligenti no,eh?tipo,per quanto tempo un biscotto può rimanere a mollo nel latte senza rompersi,belìn che fastidio quando mi si spezzano nella scodella…

salvatore la prostata

-per la chiesa il suicidio è peccato…perchè se il suicida è cattolico…perdono un cliente!
indifferentemente dalla fede, i suicidi si bilanciano, atei o credenti.

agnese l'apostata

soldi buttati!come se la depressione guardasse in faccia chi colpisce,ma dai…
w il solito vecchio stereotipo dell’ateo incarognito col mondo…

Masque

se la causa è quindi il sentirsi più o meno “soli”, allora questa indagine non aggiunge proprio nulla a quanto si sapesse già.
gli atei si sentono più soli? beh, basterebbe solo che potessero avere le stesse possibilità di esposizione ed aggregazione che hanno gli appartenenti della confessione religiosa dominante, ma fin quando la parola “ateo” (anche se io preferisco definizioni propositive anziché di negazione) deve essere pronunciata sottovoce per evitare di essere visti male…

Stefano Grassino

@ Masque

No scusa, io che sono ateo lo dico a voce alta e con orgoglio, aggiungendo che i credenti del tipo che piacciono a B16 (il prete non il bombardiere americano) sono senza materia grigia, senza cultura e senza coraggio nell’affrontare la vita. Considera anche che un’eventuale mio suicidio avverrebbe per un diniego di una bella figliola che avesse respinto le mie avance e non farebbe il danno di chi si fà saltare in aria (pilotato) in nome di una fede.

lidia

A me non è mai venuto in mente di suicidarmi, sto tranquillamente bene nella vita. La mancanza dell’ossessione di cosa ci aspetterebbe nell’aldilà, fa sì che il mio equilibrio psicologico non venga meno.

jaro

Gli atei hanno paura di morire, infatti non ci sono atei in trincea, e gli atei malati terminali si convertono, però gli atei si suicidano di più. Non saranno un po’ contraddittori questi atei?

Alessandro Bruzzone

Maledizione… ora non potrò manco farmi secco in pace! 🙁

cullasakka

Jaro, la depressione è una malattia che, come ha già scritto agnese, non guarda in faccia a nessuno, e non tutti gli atei sono uguali. Chiaramente, quelli che si suicidano non sono gli stessi che si convertono in punto di morte.

Cesare B

Mi pare che i commenti non considerino il caso di suicidio non privo di razionale giustificazione, quello, cioe’, che deriva dalla fondata convinzione che il resto della propria vita non portera’ se non sofferenze a causa, per esempio, d’una malattia grave o d’una pesantissima condanna detentiva (ma gli esmpi si potrebbero moltiplicare). E’ ovvio che il non credente, in certi casi, prende in seria considerazione anche l’ipotesi suicidio, mentre il credente, pur avendone anche lui voglia, da un lato ha paura della dannazione eterna (il suicidio e’ l’unico peccato del quale non ci si puo’ pentire dopo averlo commesso), dall’altro puo’ sperare che la paziente accettazione delle sue sofferenze gli acquisti meriti per il paradiso. Capisco che non capiate come sia possibile che qualcuno accetti di astenersi, per ragioni religiose, dal suicidio quando lo giustifichi il conto profitti e perdite riguardante la vita che ancora lo aspetta, ma non vedo perche’ dovreste negare il fenomeno.
Saluti.

Andrea B.

Niente di clamoroso, é allineata ad altri risultati simili. Bisognerebbe poi vedere:
1) quanto significativamente l’appartenenza o meno a comunità religiose (quali?) spieghi la tendenza al suicidio rispetto ad altre variabili;
2) l’esistenza o meno di false correlazioni (solo per fare un es. la differenza culturale fra credenti e atei);
3) le conseguenze sociali di dichiarasi apertamente atei/agnostici;
4) il valore che religiosi ed atei danno all’atto del suicidio: si veda per esempio l’elevato tasso di suicidio nella società giapponese che non lo condanna.

lindoro

@ jaro,
hai fatto uno studio statistico approfondito per dire che “non esistono atei in trincea”? e che gli “atei malati terminali si convertono”? Sei andato a conoscerli tutti personalmente o come al solito si fanno discendere dei supposti fatti incontestabili dalle proprie preesistenti opinioni? Degno del miglior padre livio. (Ci starebbe bene un bel nitrito di cavalli ora 😀 )

La mia interpretazioe di questo studio è che gli atei spesso non possono godere della funzione consolatoria di immaginarsi un signore con la barba bianca nelle nuvole che li ama. Razionalmente non è difficile sapere che non è così, ma umanamente è facile incorrere in malattie come depressione, o in traumi o sofferenze, che sarebbero più facili da affrontare mettendosi gli occhiali rosa e deformanti della religione, del sapere che qualcuno/qualcosa/anzi-tre/ma-in-uno sono lì che ci ama/no. E’ una droga che gli atei non possono permettersi. Qualcuno si converte, per disperazione, qualcun altro soccombe e si uccide. Molti altri resistono, come primo levi che si rifiutava di pregare quando veniva il suo turno per essere mandato nelle camere a gas o no. E che alla fine comunque s’è suicidato (pare).

Comunque trovo offensivo che si pensi che atei e agnostici non soffrano, non siano anche loro persone con delle fragilità, che non abbiano sentimenti e che (udite udite) è facile la vita per loro che non devono rendere conto a nessuno. Questo studio dimostra, semmai, il contrario.

faidate

Prendere sul serio le affermazioni alla Jaro è di per sé un suicidio. Non peggiorate le statistiche!

gianfranco

come vanno computati quei credenti indotti al suicidio perchè vittime di maldicenze, discriminazioni di matrice religiosa come omosessuali, divorziati, donne che hanno dovuto abortire e vittime di preti pedofili??

Thomas

La mia formazione scientifica mi fa prendere con le molle qualsiasi studio: intanto prima lo leggiamo e poi possiamo farci un’idea della sua attendibilità.
Comunque, quand’anche fosse vero, mi chiedo oziosamente come faccia la depressione a colpire in maniera così selettiva: il presupposto che l’ateo abbia una vita priva di socializzazione è tutto da dimostrare.
Visto che l’ateismo è una scelta mentre sovente l’appartenenza ad un credo è mera abitudine/tradizione/pigrizia mentale e visto che la scelta dell’ateismo porta sovente ad affrontare e superare angoscianti problemi esistenziali, mi sembra ancora più strano che un ateo poi propenda al suicidio in funzione del suo ateismo.
Ad ogni buon conto, visto il proliferare dei gruppi UAAR, ad uno dei quali verosimilmente mi associerò, per gli atei stanno crescendo concrete e stimolati occasioni per socializzare!!!
Che ne dite??? 😉

Filippo

@Rosalba Sgroia.

Bellissima la frase di Euclide nel suo blog.
«Ciò che è affermato senza prova, può essere negato senza prova»

alby

In Manitoba in questi giorni hanno sfiorato i -35°C…. Evidentemente questo gelo è penetrato anche nel cervello di alcuni individui…. Meglio che pensino a coltivare il grano e fare l’ottima farina “manitoba”….

#Aldo#

Ora mi aspetto solo più uno studio atto ad accertare se si masturbano di più i credenti o gli atei. Ovviamente, troverei intollerabile una presentazione dei risultati che non distinguesse scientificamente le varie categorie con la dovuta pignoleria, ad esempio in base al sesso, all’età, alla dieta e così via.

P.S. Ma chi fa questi “studi” prende pure dei soldini?

Billy Belial

Se mai dovessi suicidarmi mi convertirò poco prima di togliermi la vita, così creperà un religioso in più

Martina

ma…non lo diceva già Durkheim in “Il suicidio. Studio di sociologia” nel 1897?

daigoro

“chiunque affermi che non ci sono atei nelle buche evidentemente non è mai stato al fronte” non mi ricordo a quale generale sia attribuita ma lo posso vedere è tra le citazioni di un videogioco di guerra.

secondo me nella definizione di suicidio dovrebbero rientrare anche i casi di rifiuto della terapia per motivi religiosi, continuazione di gravidanze quando le condizioni di salute non lo consentono, fare il bagno nella sudicia acqua della piscina di lourdes, fare pellegrinaggi a piedi camminando lungo le strade, bagno nel gange, camminare sulle acque, ecc. ossia quei comportamenti autolesionistici dovuti al credo religioso

marcateo

Se un cattolico come Pessotto sbaglia mira è considerato suicidio o tentato suicidio. O devo comprare il libro che ha scritto per avere la risposta? E se non sbagliava mira aveva diritto ai funerali religiosi (quelli che sono stati preclusi a Welby)?

Mikele

Perchè mai l’ateismo non dovrebbe portare a fare gruppo? Già con l’UAAR SI è dimostrato il contrario. E poi, scusate, quante persone che si professano credenti si riuniscono in gruppi o circoli di credenti? Meno della metà di quelli che si considerano credenti: per gli altri una volta a settimana a messa è più che sufficiente

ethan

oltre ai convertiti in punto di morte, bisogna includere nel conto quelli che in assenza di altri strumenti, si convertono ad una fede ( meglio se una setta) come terapia antidepressiva; dalla famosa padella …..

Ernesto 50

@ Bruno Moretti Turri

quell’ IgNobel è strepitoso! Complimenti.

Con una sola parola hai sintetizzato tutto il senso dello (cosiddetto ) studio.

Otto Permille

Oltre alla TV trash, ai governi trash (ehmm… ogni riferimento è casuale), all’arte trash, adesso viene anche la moda di fare ricerche trash. Così come è descritta la ricerca sempre fondata su un cumulo di luoghi comuni. Il suicidio è un dramma molto complesso. Però fino a ad ora io ho sempre pensato che un “credente” sia molto più esposto al rischio, per quanto più esposto ad essere posseduto da mitologie. C’è spesso una mitologia che porta al suicidio, ossia un elemento che viene elevato a valore assoluto e irrinunciabile. Così ad esempio sono frequenti i suicidi “per amore” ossia per avere perduto una persona a cui si conferiva un valore assoluto. O per aver preso un brutto voto a scuola, per un fallimento. E’ insomma l’assoluto (tanto amato da Ratzinger) una delle molle principali che innestano il meccanismo. Probabilmente le persone in cui l’assoluto non “attacca” sono meno esposte a cadere vittima di seduzioni maniacali. Spero di avere dato una interpretazione migliore di quella dell’università di Manitoba (e che è?)

Giol

Le ideologie religiose creano i kamikaze e i santi martiri, non dimentichiamocelo.

rego

lo dico sempre… la vita di un uomo che ha fede ha una luce diversa… ha l’orizzonte ampio (a prima vista), quindi tende a vivere consolato.
Un ateo vive consolato fin quando la vita fila liscia… ma quando va male, ad attaccarsi ad una corda fa prima… non c’è Dio a giudicarlo poi.

Camomil

Scusate ma è lapalissiano ed estremamente logico che chi è cattolico o comunque cristiano non ha nessun motivo per suicidarsi. Lo scopo del suicidio è porre termine a qualche sofferenza, ma se per il catechismo i suicidi vanno tutti all’inferno dove si soffre ancora di più che nella vita terrena uno cosa si suicida a fare? E’ tolto lo scopo! Quindi chi si suicida è sempre o ateo o cristiano di poca fede o oppure è uno pseudo-credente in pseudo-religioni o pagane o che si trovano ad uno stadio inferiore tipo Islam o Culto della Dea Kali o religione giapponese del Harakiri.

statolaico

Questo studio mi sembra uno studio quanto meno anomalo. Non saranno le solite ricerche finanziate dall’opus dei? 🙂 In ogni caso il più importante contributo all’analisi del suicidio lo diede Durkheim ne “il suicidio”, appunto. E lui dimostrò (molti anni prima che questi cervelli si mettessero in moto), che il suicidio è un fenomeno assolutamente trasversale. Colpisce i giovani, gli anziani, gli emarginati, i potenti. E non è facile capirne le ragioni. Perchè i protestanti si suicidano piu’ dei cattolici? E perchè i cattolici si suicidano piu’ degli ebrei? Perchè si suicidano piu’ gli uomini rispetto alle donne? Come mai si suicidano i giovani? Perchè in certe nazioni ci si suicida più che in altre? Le domande sono tantissime…
Per chi volesse approfondire Emile Durkheim, Il Suicidio, ed. “classici della bur”.

JJR-Antonio

Che non si perda tempo a star dietro a queste bischerate…
E poi (guarda un po’ la coincidenza) questi fantomatici studi saltan fuori dopo che, ormai da un po’ di tempo, i dati statistici dicono che le persone di fede religiosa sono in diminuizione…
Magari, qualcosa dovranno pur inventarsela…Sarò troppo in malafede?

gioled

ho visto poche persone(dentro la bara),passare dritti davanti alle chiese il giorno del loro
funerale: probabilmente tutti non credenti, comunisti e atei.
tutti gli altri credenti, cristiani,cattolici,che siano essi assassini, suicidi ,ecc.,
passano tutti a salutare il portinaio del paradiso……………

ateismo

“Atei: il doppio dei suicidi”, nonostante la minaccia sempre viva contro di noi, ricorda simpaticamente l’imitazione di Emilio Fede quando annunciava che il premier B. si era magari solo rotto un’unghia: “at-tentato”. Del resto, cosa volete, i credenti sono sempre così tolleranti e carini verso chi non la pensa come loro.

“Le persone religiose tendono a trovare sia un senso di appartenenza che un significato alla loro vita nella fede.

Qui basterebbe leggere “L’illusione di Dio” per smantellare questa ridicola tesi: ma basta anche ricordare che molte persone si sentono altrettanto isolate perchè nel loro quartiere sono tutti cristiani piuttosto che musulmani, e questo non accresce nè l’integrazione nè il benessere. La religione dona soltanto false certezze che si scontrano inevitabilmente, prima o poi, con chi non la pensa allo stesso modo. Semmai, è vero il contrario: se un cattolico non trova un cattolico si sentirà sempre irrealizzato, solo, e depresso. Senza contare che c’è chi non può sposare la persona che ama per via di muri mentali dovuti ad un’educazione bigotta di matrice religiosa. Ma che felicità…

Qualcuno mi spiega cosa diavolo significa “salute mentale globale” ? A me sembra una scemenza totale. Rimango davvero allibito, se questi sono studi scientifici seri è la fine (ma può anche darsi che il giornalista abbia riportato/tradotto parzialmente male la notizia)

Da come è scritto l’articolo, esce fuori un corollario inquietante: tanto vale credere come tanti beoti, perchè così uno sta più tranquillo e non pensa ad ammazzarsi. Un po’ come la vigliacca credenza di Pascal che diceva che tanto non si aveva nulla da perdere a farlo: alla faccia della coerenza. La pochezza delle argomentazioni di certi credenti vagamente psicotici non la scopro certo io. Che tristezza.

Simplicius

Ma mi facciano il “santissimo” piacere questi cialtrones che stanno alla statistica come un bambino che gioca con le costruzioni sta all’ingegneria edile. Con tutto quello che ho da fare tra lavoro e tentativi di “rimorchio donzelle” non ho nemmeno il tempo di pensarci al suicidio, anzi mi farebbe comodo un anticipo di vita eterna! 🙂

bardhi

le regioni con il tasso più elevato di suicidi sono Friuli Venezia Giulia (9,8%), Valle d’Aosta (9%), Sardegna (8,9%) e Trentino Alto Adige (8,7%).
Almeno l’Alto Adige è la provincia piu cattolica di tutta nord italia se non la piu cattolica in italia.

Schleswig-Holstein lo stato federale in confine con la Danimarca fino al 19 secolo era la regione con il piu alto tasso di suicidio in tutta l’europa. Un medico abitante di quella zona scopri che era la zona dove il magnesio mancava quasi del tutto nel terreno, non essendo ancora tempo di consumo di cibi importati ovviamente questo elemento mancava nella dieta quotidiana della popolazione.

paolino

Abbiamo letto un’opera di un prossimo prossimo premiato con l’IgNobel?

SalSbattezzato

Mai letto di un ateo suicida mentre viceversa è l’esatto contraio, Vedi i tanti preti stupratori…
Evviva la “scienza” dei fasulli scienzati al servizio di B16!

rolling stone

una cosa che non perdonero’ mai all’omino vestito di nero
è il terrore della morte che infonde negli ingenui
(a cominciare dai bambini).
L’aldilà, il giudizio universale, la resa dei conti, l’inferno ecc.
E non gli passa neppure per il cervelletto che terrorizzare la gente è immorale.
Già abbiamo cosi’ tante gatte da pelare;
ci mancano solo le grida dei miserabili esperti in cose divine.

jaro

@lindoro
Non credo occorra condurre approfonditi studi statistici per poter *citare dei luoghi comuni*.
Quello che notavo è quanto sia contraddittoria l’opinione che i credenti hanno degli atei. Quelli per cui “non è una sorpresa” che gli atei abbiano una maggior predisposizione al suicidio, magari sono gli stessi che credono che gli atei abbiano paura della morte, che non ci sono atei in trincea, ecc ecc.
Magari un commento banale e insignificante, e magari errato, ma ho la presunzione di credere che non fosse incomprensibile.

Nifft

Essere quello che si è e non poterlo esprimere socialmente, questo aumenta sicuramente la probabilità di suicidarsi.

fresc ateo

POVERI SONATI “””””IO ATEO CHE MI SUICIDO ???MA CHE FILM DELLA ASSOCIAZIONE CATTOLICA AVRANNO VISTO?? IO, SONO ATEO E VIVO DA DIO, VORREI CAMPARE COME LA MEDUSA DEL MAR DEI CORALLI ALL’INFINITO RIGFENERANDOMI.
AMO TALMENTE LA VITA CHE MI CI APPICICHEREI .MA SE MAI DOVESSI TROVARMI A SOFFRIRE CREDO BENE CHE MI UCCIDEREI ; E FACENDOLO CON SODDISFAZIONE SOLO PER FAR INCAVOLARE,,,TUTTA CCAR. SAREBBE L’ULTIMA SODDISFAZIONE DI UN VECCHIO ATEO LIBERTINO ANTICLERICALE CONVINTO.

Sabo

E anche se fosse ? Poichè nessuno chiede di nascere, che almeno l’individuo abbia la possibilità di decidere autonomamente quando la propria esistenza non ha più motivi di essere vissuta. L’ateo che non crede ad alcun aldilà ha, secondo me, una sensibilità maggiore in tutto ciò, ma io lo trovo positivo. Per questo, personalmente, sono favorevole oltre all’eutanasia attiva, anche al suicidio assistito. So perfettamente di essere fuori da tempo dalla grazia di dio.

Giovanni Bosticco

Se la religione è una compagnia, anche tabacco e alcool (uniche droghe che conosco)
danno l’illusione di sfuggire alla solitudine.

Fabio

Sinceramente non capisco tutta questa negativita’, esplicita o fra le righe,
circa il suicidio.
Ok, ha il difetto di essere una scelta definitiva.
Insomma, se io oggi decido di suicidarmi non posso domani cambiare idea,
mentre se decido di non suicidarmi domani posso cambiare idea, e questa
evidente differenza porta inevitabilmente a scegliere tendenzialmente di non suicidarsi.
Ma escludere l’opzione a priori e’ secondo me del tutto irrazionale.
Fabio (che non ha intenzione di suicidarsi, non oggi almeno).

Andrea

Per suicidio (dal Latino suicidium, sui caedere, uccidere se stessi) s’intende l’atto col quale un individuo si procura volontariamente e consapevolmente la morte (by wikipedia).

Un illustre cristiano (Carol Woytila) si è suicidato; rinunciando all’accanimento terapeutico sapeva che la morte sarebbe certamente sopraggiunta.
Siamo così sicuri che le religioni (ed in particolare quella cristiana) portino ad un minore numero di suicidi, visto che addirittura il vecchio papa lo ha fatto?

Ciao a tutti

fresc ateo

INTANTO LE POSSIBILITA’ DEL SUICIDIO AUMENTANO TRA I RELIGIOSI ,SPECIE SE
FANATICI, CHE SI IMBOTTISCONO DI ESPLOSIVO E OLTRE AD ANDARE A FARSI UNA VITA PARADISIACA, PORTANO CON LORO MOLTI INNOCENTI, AVVOLTE MIGLIAIA ,VEDI : TORRE GEMELLE. CHISSA’ ???AVVOLTE LO STUDIO SPAPPOLA LA RAGIONE OLTRE AL CERVELLO.

raja

Sono fuori tema, ma ho appena ricevuto questo articolo e ho pensato che meritava di essere postato su questo sito.

“Pregava con i pazienti: infermiera sospesa”

Una preghiera di troppo tra le corsie del suo ospedale e ora rischia di perdere il posto. È stata sospesa per questo Caroline Petrie, 45 anni, infermiera nell’ospedale di Londra, Somerset. La Petrie è battista ed è stata accusata oggi dall’ente pubblico per il quale lavora, di aver violato il regolamento sull’uguaglianza e la diversità. L’infermiera domandava ai pazienti se poteva pregare per loro. Nessuno avrebbe saputo nulla se una paziente di 79 anni non si fosse opposta e non avesse fatto presente la richiesta dell’infermiera a una sua collega. L’articolo è del Corriere della Sera.

«Non credo di aver fatto nulla di male – si è difesa Caroline Petrie – Non capisco come una preghiera possa essere nociva, anzi, sono convinta che sia bello dare la speranza di un miglioramento, di un cambiamento di circostanze».

«Tra i compiti dell’infermiera non c’è quello di pregare – ha sottolineato un portavoce del North Somerset Primary Health Care Trust – questo è un mestiere nel quale non sono ammesse sfumature religiose. Di fronte all’infermiera, così come al medico, ogni paziente deve essere uguale. Petrie dovrà rimanere a casa sino alla conclusione dell’inchiesta avviata sul suo caso».

«Per Petrie – conclude l’articolo – non è il primo incontro con un procedimento disciplinare. Lo scorso ottobre era stata richiamata all’ordine per aver dato a un paziente anziano un cartoncino con su scritta una preghiera. Già allora era stato chiuso un occhio: come punizione, l’obbligo di frequentare un corso sul rispetto della diversità, ma niente sospensione».

kundalini444

Fra coloro che vorrebbero suicidarsi, gli atei si suicidano più dei credenti.
Ma fra atei e credenti credo siano in maggior numero i secondi a volersi suicidare, solo che non lo fanno perchè credono in un aldilà e ne hanno paura.

Gli atei invece, che non ci credono, vivono con meno paure e quindi muoiono anche con meno paure.

MetaLocX

Chissà se hanno mai condotto studi che correlano suicidio ed intellegenza.
Chissà cosa ne emergerebbe…

iononcistopiù

una volta ho sentito di un paesino sardo dove la maggior parte della gente si suicida verso la “sessantina” perchè non vuole invecchiare…altro che atei…però di questa storia in rete non sono riuscito a trovare nulla…

Matteo

@ Giovanni Bosticco

allora mettiamo un bel manifesto all entrata di ogni chiesa “IL TUO MEDICO O IL TUO FARMACISTA POSSONO AIUTARTI A SMETTERE DI RIEMPIRE LE PANCE DEI PRETI E DI CREDERE ALLE FAVOLE”

bruno dei

Si può fare affidamento sui sondaggi?
Io credo che vadano a misurare qualcosa, ma dire cosa è assai difficile.
Probabilmente con i sondaggi si misura qualcosa che nemmeno i sondaggisti sanno cosa sia, per cui si trovano alla fine con in mano dati cui è possibile dare le più diverse (e non raramente balzane) interpretazioni.
Ateismo e suicidio… Accidenti, pare roba seria.
Beh, io la vedo così: senza fare ricorso a psichiatri o psicologi, possiamo dire che noi atei abbiamo un grande senso della disponibilità della nostra esistenza, non siamo impastoiati in questioni quali il peccato (sopratutto quello ‘originale’, secondo una idea assai diffusa e davvero originale…), la vita ultramondana, l’espiazione di colpe secondo un disegno scritto da sempre e per sempre.
E quindi guardiamo con grande libertà, e con una lucidità che mi piace definire addirittura ironica, al termine della vita, di fronte a cui non arretriamo inorriditi, ma che ci disponiamo ad accettare.
Mi viene in mente la contrapposizione tra la morte di Cristo e quella di Socrate: da una parte il cielo che si squarcia, la terra che sprofonda, l’angoscia che assale l’intero universo. Dall’altra la serenità di una accettazione dell’ineluttabile.
Noi non amiamo il suicidio, troviamo semplicemente ridicolo l’affannarsi angoscioso del credente intorno a quel che nella vita è un momento inevitabile come il nascere: essere atei allunga la vita, e fa sì che quello straccio di esistenza che è la mia personale eternità finita sia vissuto fino in fondo: cari amici credenti, l’ateismo è una grande consolazione nella vita umana.
Un caro saluto.

tomaraya

e le migliaia di uomini bomba in iraq? quelli non sono suicidi? almeno se un ateo si leva dalle spese non rompe le scatole a nessuno, quando lo fa un fedele fa una strage.

Simplicius

Un sondaggio su chi si è suicidato è all’atto pratico inattuabile. Se uno si è suicidato non risponderà alle domande, e se risponde non è un vero suicida 🙂

Quanto a Papa Woytila, in ossequio alla schizofrenia cattolica, dopo una vita passata a predicare di difesa della vita ad ogni costo, quando è toccato a lui è diventato un fulgido esempio di autoeutanasia 😉

Andrea

In quanto ateo, mi ritengo più attaccato alla vita di un credente, dato che so di non averne altre dopo la morte.
Tuttavia anch’io vedo il suicidio come la più grande manifestazione di auto-determinazione che un’individuo possa compiere: dato che non si può avere nessun controllo sulla propria nascita, trovo che decidere come, dove e quando porre fine alla propria vita sia un atto molto potente, nel bene e nel male.

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