Scuola: una lettera aperta a Famiglia Cristiana

Spett.le Famiglia Cristiana
Non sono un vostro lettore, ma vostre recenti prese di posizione, riportate su vari mezzi di informazione, hanno attirato la mia attenzione.
In particolare la vostra dura critica all’ipotesi di classi differenziali nella scuola.
Così mi sono letto l’articolo Si dice “classi ponte” leggasi “classi ghetto” sul vostro sito internet.
Non entro nel merito, su diversi punti sono d’accordo con ciò che dite.
Quello che mi interessa farvi osservare é che mentre tuonate contro future “classi ghetto” e rischio “apartheid”, queste cose già ci sono, e da tempo, nella scuola italiana.
Capita ogni settimana.
Gli alunni, dai tre anni di età, per due ore la settimana (che si riducono ad una sola a partire dalla scuola media) vengono divisi in base alle scelte spirituali dei loro genitori.
Da una parte i figli di genitori cattolici o, più delle volte, di genitori che seguono la maggioranza per disinteresse o nel timore di ciò che altrimenti può capitare ai propri figli. A questi alunni viene garantita un’aula, un insegnante pagato dallo stato ma scelto dal vescovo, un programma didattico elaborato dalla CEI.
Dall’altra parte i figli di genitori atei e agnostici, di altra religione, o semplicemente genitori che ritengono fuori luogo sottoporre i propri figli (ripeto, dai tre anni di età) all’insegnamento di una religione per due ore la settimana dentro le mura scolastiche. Genitori che ritengono cioè la scuola un luogo per pensare, non per credere.
Da genitore di due bimbi delle elementari che frequentano la cosiddetta “ora alternativa” e non l’insegnamento della religione cattolica, conosco le difficoltà che si incontrano per ottenere questo insegnamento, che e’ un diritto per genitori ed alunni e un dovere per la scuola.
Da attivista dell’UAAR, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, ho contribuito a realizzare il progetto “ora alternativa” (www.oraalternativa.it), all’interno del quale riceviamo continue segnalazioni di discriminazioni ai danni degli alunni i cui genitori hanno chiesto attività didattica e formativa al posto della religione cattolica. Raramente la scuola la propone e la garantisce: spesso i bimbi sono accorpati in classi dove si svolge la normale lezione o messi nel corridoio, e sui genitori viene fatta pressione per spingerli ad accettare le ore di religione cattolica. Il nostro sostegno, morale e legale, ha in diversi casi risolto positivamente una situazione di palese discriminazione.
Non é solo l’UAAR a chiedere la cancellazione dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica. Sono anche confessioni religiose diverse dalla cattolica, e pure movimenti cattolici come Noisiamochiesa. L’UNICEF, in un rapporto del 2003, ha espresso preoccupazione per la possibile emarginazione dei bambini che si astengono dall’insegnamento religioso [1].
La religione, o meglio le religioni e le concezioni del mondo non confessionali, potrebbero benissimo essere trattate all’interno dei programmi di storia, filosofia, italiano, geografia. E naturalmente, essendo a scuola, da un punto di vista oggettivo e critico, al pari di ogni altro oggetto di studio.
Avrete la coerenza di tuonare anche contro questa discriminazione non razziale ma su base religiosa?
E’ in atto da parecchi anni, sapete, e con la riforma Gelmini la situazione rischia di peggiorare.

Roberto Grendene
Genitore di due bimbi felicissimi di seguire l’ora alternativa
Membro di Consiglio di Istituto a Casalecchio di Reno (BO)
Membro del Comitato di Coordinamento dell’UAAR, Associazione di Promozione Sociale iscritta al Registro Nazionale presso il Min. Solidarietà Sociale

[1] Il Comitato sui diritti dell’infazia UNICEF, nelle Osservazioni conclusive 2003 rivolte all’Italia rileva:
(Diritti civili e politici – Libertà di pensiero)
«Il Comitato esprime preoccupazione relativamente al fatto che, come indicato nel rapporto dello Stato parte, i bambini, soprattutto nelle scuole elementari, possano essere emarginati se si astengono dall’insegnamento religioso, incentrato essenzialmente sulla confessione cattolica. Inoltre, il Comitato esprime preoccupazione per il fatto che i genitori, in particolar modo quelli di origine straniera, non sempre sono al corrente della non obbligatorietà dell’educazione religiosa.[…] II Comitato raccomanda che lo Stato parte assicuri che i genitori, in particolare quelli di origine straniera, quando compilano i relativi moduli, siano a conoscenza della non obbligatorietà dell’educazione religiosa cattolica.»

50 commenti

Jean Meslier

Se permettete, un solo appunto.
Apprezzo la scelta di scrivere una lettera pacata, non apertamente polemica, ma al tempo stesso diretta nella sua “denuncia”. Però questa frase, secondo me, stona un po’:

“Genitori che ritengono cioè la scuola un luogo per pensare, non per credere.”

Proprio perché neutralizza la captatio benevolentiae della premessa. L’obiezione è facile: l’IRC è un’ora in cui si insegna a pensare, a meditare sul messaggio di Cristo, sul valore della fede, di tutte le fedi, ecc. ecc.

Insomma secondo me con quella frase ci si gioca quel poco di buona disposizione che il lettore eventualmente era propenso a concedere.

Just my 2 cents.

Cosimo

Purtroppo l’Italia non è un Paese veramente laico e civile. Almeno per ora.
Complimenti per la lettera

Loryz91

Bravo Roberto ! Concordo d’altra parte con Jean, quando ho letto quella frase ho proprio fatto ” Ahia, qua scatta tutta la lettera di risposta ! “

Andrea

Eh già, chissà cosa rispondono adesso.
Magari che l’insegnamento di Cristo unisce tutti e cavolate del genere

Manlio Padovan

Bravo Roberto.

Risposta adeguata e civile alla stampella sinistra del Vaticano (o della chiesa? Perché loro distingueranno … secondo prassi teologica).

strangerinworld

Mio figlio , 1^ media, esce durante l’ora di religione. Va in un’altra sezione, sempre 1^, e, casualmente, c’è disegno. Lui è un appasionato e quindi + o – non è dispiaciuto. Ma è un caso fortuito e fortunato (senza dimenticare l’educazione che gli abbiamo dato). Ma molti altri?

Massi

Bravo Roberto, ci voleva proprio, anche se escludo la loro disponibilità a mettersi in gioco.

Druso

Complimeti Roberto!!!
Questo è quel che si dice parlare chiaro! Concordo con Jean su quella frase: quella è gente che sa giocare bene con le parole, potrebbe essere un appiglio per la risposta…
Ancora complimenti!!

giuseppe

Ma quanti drammi per questo attento papà ( dell’uaar ) e per questi bimbi solo perché, per qualche ora, fanno una cosa diversa della religione; tra l’altro nel rispetto della loro libertà di scelta o della loro differenza di credo !!! E allora per consolare questo papà si deve impedire alla maggioranza di ottemperare alle proprie esigenze sorbendosi insieme un’ora di storia o filosofia tenute “criticamente”. E magari, da un anticlericale dell’uaar.

Roberto Grendene

Grazie per gli apprezzamenti.

La frase “scuola per pensare, non scuola per credere” viene dopo un discorso che mostra come non regga l’idea che quella sia una materia in cui si insegni a pensare. Non con insegnanti con nulla osta vescovile, non con un programma che e’ di religione cattolica (fosse di studio critico e oggettivo di varie religioni e filosofie confessionali sarebbe diverso). Non a caso il legislatore ha previsto che l’insegnamento della religione cattolica sia facoltativo, e che chi non lo sceglie non debba in alcun modo essere discriminato (nei fatti, purtroppo, lo e’).

Chi fa il processo alle intenzioni (sulle classi differenziali, argomento sul quale anche io nutro forti perplessita’), non puo’ non osservare la discriminazione gia’ in atto da anni nella nostra scuola.

in ogni caso, era meglio completare la frase con “e non si abbia l’impudenza di dire che la religione cattolica (dai tre anni di età!) sia una materia per pensare”

Roberto Grendene

@ Massi
la “lettera aperta” e’ un modo, anche polemico, di rivolgersi ad un interlocutore perche’ il tema lo si discuta ovunque. E infatti la lettera l’ho inviata ad alcuni giornali, non solo a FC.

Se FC risponde, leggero’ con curiosita’.
Ma sarei piu’ curioso di leggere su di un giornale la stessa obiezione di fondo che ho sollevato io.

Toptone

Mi compiaccio e mi congratulo, ma sappia Roberto Grendene che sta parlando a cervelli con telecomando in Vaticano.

Ma questo lui già lo sa…. 🙂

Toptone

Scusa Roberto. Il mio commento precedente non è solo inutile.

E’ lapalissiano.

Gianluca Fagioli

In questi ultimi mesi assistiamo alla messa in atto del “vecchio” progetto piduista per trasformare gli italiani in automi senza cervello e COMPLETAMENTE asserviti! SVEGLIA!!!

Jean Meslier

Sono andato a leggermi l’articolo, e ho notato un altro particolare sulla proposta di “classi ponte” che prima mi era sfuggita:

La mozione, poi, va letta fino in fondo. Prevede che i bambini immigrati, oltre alla lingua italiana, debbano apprendere il «rispetto di tradizioni territoriali e regionali», della «diversità morale e della cultura religiosa del Paese accogliente», il «sostegno alla vita democratica» e la «comprensione dei diritti e dei doveri». Qualcuno sa dire come spiegarlo a un bambino di 5-6 anni, che deve ancora apprendere l’italiano?

Già. Anche questo da sottoscrivere in pieno. Si sente fortissima la mano leghista e AN-ista insieme nei primi due virgolettati, con il loro opprimente nazionalismo o “regionalismo” a seconda dei casi, e la totale insensibilità al concetto di laicità dello stato.

Finché si tratta di adulti, potrei anche capire, ma ai bambini, come non accorgersi che il modo migliore di integrarli è proprio farli vivere insieme ai bambini italiani?

E poi il «sostegno alla vita democratica» e la «comprensione dei diritti e dei doveri» non dovrebbero essere insegnati anche ai bambini italiani? O forse i bambini italiani ce l’hanno nel sangue il concetto di vita democratica e di diritto-dovere del cittadino?

Squallido, come sempre.

Ydnac

20 anni fa, quando facevo le elementari l’unico immigrato marocchino del paese faceva tranquillamente religione, in un paesino di 5000 persone. Ma la vera integrazione ce la davano le bestemmie. Noi bestemmiavamo allah e lui la madonna!

stefano

non esaltiamo oltre i meriti Famiglia Cristaiana, essa qualche volta può esprimere giudizi condivisibili generici ma rimane un periodico cattolico e ultra conservatore.

Roberto Grendene

@ stefano

ne esalterei i meriti, limitatamente a rivendicazioni laiciste, se cominciasse a fare campagna contro l’IRC e contro l’8×1000!

come gia’ detto “lettera aperta” e’ un modo anche polemico di rivolgersi ad un interlocutore

stefano

x roberto grendene

pretendere da un giornale cattolico di far campagna contro l’8×1000 mi sembra irrealistico, è come se il vaticano riconoscesse che per 2000 anni ha rinfarcito le teste di milioni di creduloni con storielle inventate su 2 piedi 🙂 dai, non puoi essere così ingenuo.

gigetta

@ stefano

non vorrei dirne ma ho l’impressione che anche Famiglia Cristiana non solo la chiesa cattolica veda soldini dallo stato italiano…di quelli dell otto per mille in teoria potrebbe anche farne a meno
cosa che non accade per giornali di altre confessioni che io sappia.

Jean Meslier

ne esalterei i meriti, limitatamente a rivendicazioni laiciste, se cominciasse a fare campagna contro l’IRC e contro l’8×1000!

E’ più facile che un cammello legato a una gomena passi per la cruna di un ago.

Michell

[OT MODE ON]
non molto tempo fà qualcuno aveva inserito in un commento un link ad un sito inglese con tutte le barbarie e tutte le nefandezze contenute nella bibbia.
Non riesco più a trovare il link e in ufficio mi hanno cambiato pc.
Qualcuno mi aiuta?
se avete anche altri link vanno benissimo 🙂
Grazie mille

Michell
[OT MODE OFF]

Roberto Grendene

@stefano

non sono ingenuo, sono sarcastico (poi pronto a stupirmi, se accadesse l’improbabile, ossia afferamazioni di laicita’ concreta da parte di FC!)

di cristiani (e loro associazioni) non cattolici che sono contro il Concordato ce ne sono tanti.
di cattolici che sono contro il Concordato ce ne e’ qualcuno sparso
di associazioni cattoliche contro il concordato che io sappia c’e’ noisiamochiesa
Che io sappia FC e’ per l’ora di religione cattolica nella scuola pubblica e per le scuole private (=cattoliche, in Italia). Grossa ipocrisia per chi tuona contro il pericolo discriminazione per classi differenziali.

gioled

non è che il progetto della gelmini con il maestro unico, serve per aumentare le ore di insegnamento della religione cattolica?

Francesco

Secondo me dovrebbero uscire dalla classe i Cattolici, mentre chi non si avvale dell’ora di religione poter stare in classe.

Il Filosofo Bottiglione

e teniamo presente che con i previsti tagli di organico alle scuole, questi bambini che non frequentano l’ora di religione, saranno sempre più sballottati da una classe all’altra, compressi tra le esigenze di garantire la “sorveglianza” degli alunni e il fatto che non possono stare in aula con l’insegnante di religione.
nella mia scuola (media) ogni volta che si presentano problemi di questo tipo, vedo in questa faccenda il segno dell’inciviltà.

Giuliana

@ Francesco:

Non sono d’accordo. Io (ovviamente) non approvo l’ora di religione, ma finche’ c’e’ ritengo che a uscire dalla classe debba essere la minoranza. Quando io frequentavo le medie, si aveva l’opzione tra latino e applicazioni tecniche. Io e altre tre ragazze avevamo scelto latino, gli altri 20+ applicazioni tecniche. Ovviamente a spostarsi eravamo noi 4 “latiniste” e non gli altri 20+ studenti. Attenti a non cadere nell’integralismo.

Andrea

@Giuliana
Io però non sono d’accordo con te. Il problema è soprattutto che spesso i bambini non sono poi seguiti come la legge prevederebbe. Nel tuo caso sceglievi tra due materie scolastiche, e poi andavi realmente a fare ciò che avevi precedentemente scelto. Qui quello che invece succede è spesso molto diverso, anche perchè poi alle scuole non vengono dati gli strumenti per mettere in pratica la scelta di coloro che non vogliono che i propri figli vengano intossicati mentalmente dalla religione cattolica. La differenza è notevole. Stendiamo poi un velo di misericordia sul fatto che nel terzo millennio lo stato permetta che queste cose vengano ancora insegnate a scuola.

Ciao a tutti

Giovanna

@ Roberto Grendene
Grandissimo intervento!!! Purtropo nella città a maggioranza katto-fascio-ciellin-leghista in cui vivo io (Lecco) l’ora alternativa è praticamente assente dalle scuole.

Paolo

Ho inviato la richiesta di Sbattezzo e ora che leggo questa bella e drammatica lettera aperta sono ancora piu’ contento di essermi tolto questo peso dalla coscienza.
E di fare compagnia alla mia bimba (che invece non ha bisogno di nessuno sbattezzo).

Cosimo

@Roberto Grendene
“….e sui genitori viene fatta pressione per spingerli ad accettare le ore di religione cattolica. Il nostro sostegno, morale e legale, ha in diversi casi risolto positivamente una situazione di palese discriminazione.”

Ciò che racconti è molto grave. Potresti essere più preciso su questo punto?
Grazie e complimenti ancora per la lettera.

Roberto Grendene

@Cosimo
Nella scorsa legislatura l’on. Grillini fece anche una interrogazione parlamentare sui casi che avevamo documentato:
http://www.uaar.it/news/2006/11/18/ora-alternativapresentata-interrogazione-parlamentare/
Risultato? Che io sappia l’ex-ministro Fioroni non trovo’ il tempo (non volle?) di rispondere.

Alle pressioni fatte su un socio e amic in un comune della provincia bolognese faccio da testimone diretto: il preside l’ha chiamato e detto che per un anno suo figlio, l’unico a non fare IRC e ad aver scelto alternativa, poteva stare in classe come uditore, ma l’anno successivo doveva iscriversi a IRC, altrimenti la scuola aveva grossi problemi (ricatto morale, al quale ha ceduto anche per contrasti con la compagna)

Altri casi di ordinaria discriminazione sono riportati qui:
http://www.uaar.it/news/2006/10/10/scuola-alternative-irc-storie-ordinaria-discriminazione/

Silvano Madasi

Penso sia molto utile utilizzare i mezzi d’informazione, anche e soprattutto quelli dell’avversario, per far passare le nostre ragioni. Non è detto che Famiglia Cristiana pubblichi la lettera, ma se lo farà, la ragioni di Roberto arriveranno capillarmente a tutti quei fedeli cattolici fra i più conservatori, e se anche una parte di essi si soffermasse a riflettere, sarebbe già un buon risultato.
L’esempio di Roberto è da seguire.

Fabio Rossi

Anche a me fu negata l’ora alternativa, quando frequentavo il liceo classico a Forlì. L’alternativa all’ora di religione consisteva nel passare un’ora da solo in uno stanzino. Una piccola scappatoia in attesa che si giunga un giorno all’abolizione dell’IRC secondo me potrebbe consistere nel proporre, almeno in quegli istituti che non provvedono a ore alternative accampando il pretesto ad esempio di mancanza di fondi o di personale eccetera, di programmare l’orario annuale in modo che l’ora di religione sia l’ultima dell’ultimo giorno settimanale o dell’orario pomeridiano in caso di doposcuola o di tempo prolungato. O anche si potrebbe programmare, là dove si abbiano classi con un numero esiguo di studenti, una sola ora settimanale a classi unificate.
Questo darebbe il modo a chi non vuole frequentare l’IRC, SE E SOLO SE non c’è possibilità di programmare un’ora alternativa, di uscire anticipatamente da scuola.

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