In libreria: “Quando Dio entra in politica”, di Michele Martelli

“Senza laicismo e democrazia, tutto è perduto”, sostiene il sociologo Michele Martelli, autore di Quando Dio entra in politica. In politica, in realtà, ci è entrato e ci entra tuttora Joseph Ratzinger, alfiere della tesi che “la Chiesa non è democratica, ma sacramentale, dunque gerarchica”. Come conciliare le regole della democrazia con gli interventi di un’organizzazione che, già al proprio interno, non le vuol far proprie? Il problema è di non poco conto, e viene ulteriormente accentuato dalla strategia della Chiesa cattolica, riassunta dall’autore in Dieci ‘nuovi’ comandamenti, dieci imperativi morali a cui le autorità si dovrebbero adeguare. L’analisi condotta da Martelli è degna d’attenzione, perché riesce a cogliere molto bene il pensiero da cui scaturiscono i diktat vaticani.
L’organicità della trattazione viene invece un po’ meno nel prosieguo del testo, laddove si parla della storia politica di Dio e di Teocon e dintorni, anche se la vis polemica di Martelli non mancherà di trovare i suoi estimatori. L’ultima parte del libro, dedicata a Il Dio dei poveri e il Dio del potere, caratterizzato da una certa fascinazione per i preti ‘scomodi’, ripropone al lettore un dilemma irrisolto: certe figure ecclesiastiche ‘di frontiera’ devono essere considerate i germi di una Chiesa diversa, tollerante e vicina ai più deboli, oppure foglie di fico che, pur riuscendo, con la loro attività, a mantenere legata alla fede una parte non piccola della popolazione, non hanno di fatto voce in capitolo e, di conseguenza, alcuna possibilità di cambiare l’establishment cattolico?
Nient’affatto privo di spunti interessanti, Quando Dio entra in politica è senz’altro un libro meritevole di una segnalazione.

Michele Martelli
Quando Dio entra in politica
Fazi 2008, pp. 225, euro 16
Con prefazione di Giulio Giorello

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13 commenti

Popinga

Le lezioni di democrazia da un monarca assoluto non sono credibili, ha ragione Martelli, anche se non è originale. I preti di frontiera sono degli illusi, usati strumentalmente come foglie di fico dalla gerarchia. Ciò nonostante non posso esimermi dallo stimare umanamente persone come don Gallo o don Ciotti.

Andrea77

Basterebbe che si rendessero conto di questo i cattolici per prendere le distanze dal Vaticano e da colui che chiamano Santo Padre o Sua Santità.
Ma proprio questi appeellativi dimostrano l’incapacità di estendere un pensiero critico alla casta religiosa, ovvero in funzione della presunta spiritualità.
Dopotutto, la chiesa romana ha giustificato qualsiasi tipo di potere nella sua storia.

Leo55

Mi ricordo come ebbi a polemizzare sulla cosidetta “Teologia della Liberazione”, anch’essa un utile strumento da utilizzare di volta in volta quando le tendenze culturali erano favorevoli a discorsi di “apertura”, per non perdere la presa sulle masse e creare quell’utile confusione dialettica e logica a cui si sono prestati anche figure meravigliose sotto il profilo umano, quali don Milani, ma assolutamente sconclusionate se esaminate razionalmente nella loro dimensione sociale e per il significato assolutamente contraddittorio tra i messaggi che recavano ed il ruolo che rivestivano.

Claudio R.

Non posso far altro che condividere pienamente cio’ che ha scritto Popinga.
Il fatto che questi preti vengano usati come foglie di fico e aggiungerei Paolo Farinella e
Aldo Antonelli, non puo esimermi dallo stimarli come persone dotate coerenza,
cosa, questa, alquanto rara al giorno d’oggi.

Paolo P.

Non ci sarà mai democrazia in Italia finchè questa sarà intesa come dittatura della maggioranza e saremo succubi del Vaticano e del Papa Re e Imperatore: all’ estero però, vedi in Francia, lo riveriscono, ma la laicità non è negoziabile; per non parlare della Spagna di Zapatero.

giuseppe

Ecco un altro profeta del nulla. Già il titolo é tutto un programma. Non sogna un mondo laico, ma laicista, cioé degenerato.

giuseppe

…E tra qualche mese o anno non si palerà più di lui e del suo pensiero. Ma la chiesa resterà !!!

Toptone

Già, foglie di fico.

Parlano per tutti Padre Romero e un certo Don Puglisi. Ora da morti sono esaltati e additati ad esempio, perchè conviene alla gerarchia.

Da vivi, invece, ne passarono di cotte e di crude proprio a causa di quella gerarchia che vive in mezzo a lussi inauditi mentre ciarla del “valore della povertà”.

Ma prima o poi, anche quella foglia di fico cadrà.

Paolo Garbet

@ giuseppe
per cortesia cerca di scrivere post più lunghi e articolati altrimenti questo forum è troppo noioso, mentre c’è sempre bisogno di qualche sana risata. grazie

Barbara

@ Paolo P.

Son d’accordo con te ,comunque son dell’idea che dovremmo far sentire di più la nostra vocee con coraggio! ieri sera a Ballarò Crozza ha commentato ironicamente le parole di B16 riguardo al fatto che”..solo la parola di Dio è salda” ho notato che nessuno ha “osato” ridere.

chiericoperduto

@giuseppe
con la monarchia assoluta è meglio invece, vero?

tomaraya

laicismo = degenerazione
clericalismo = forche e roghi
almeno noi ci si diverte senza far male a nessuno.

Stefano Bottoni

@ Toptone

“Parlano per tutti Padre Romero e un certo Don Puglisi. Ora da morti sono esaltati e additati ad esempio, perchè conviene alla gerarchia.”

E’ esatto! Queste persone da vive erano scomodissime. Da mettere da parte, isolare, esiliare. Poi, come inevitabilmente è successo… sono state assassinate.
E allora ecco tutte le gerarchie a fare a gara a dire: -Vedete come NOI preti siamo coraggiosi?-
Vergogna senza fine!

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