GB: non credi in Dio? Sei più intelligente

Più si è intelligenti meno si crede in Dio: è quanto ha concluso uno studio condotto da Richard Lynn, professore emerito dell’Ulster University – già al centro di ricerche ‘spinose’ come, ad esempio, la relazione tra intelletto, sesso e razza. Secondo Lynn, sempre più spesso l’intellighenzia nazionale britannica si considera atea: un fenomeno che si spiega con l’aumento dell’intelligenza avvenuto nel secolo passato. Ma non solo. “Perché pochissimi professori universitari credono in Dio rispetto alla media della popolazione?”, chiede Lynn. “Io credo sia solo una questione di Quoziente Intellettivo, e gli accademici, in media, hanno un QI più alto degli altri”. E’ più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago che chi ha un alto Quoziente Intellettivo creda nel regno de Cieli, insomma. Una visione che sembra confermata dal dato statistico: mentre il 68,5% dei britannici si definisce ‘credente’, la percentuale scende a 3,3 fra i membri della ‘Royal Society’. Le conclusioni della ricerca di Richard Lynn verranno pubblicate dalla rivista ‘Intelligence’

Fonte: ANSA

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46 commenti

bardhi

Quindi il Papa sarebbe il più gran pirla di questo mondo, oppure non ci crede per niente alla storia dell’unto?
Credo che il quoziente intellettivo ti aiuta a staccarti dall’irrazionale, ma se hanno usato un potente indottrinamento durante l’infanzia ci rimani per tutta la vita.

Bruno Gualerzi

Personalmente non credo in dio, ma non mi ritengo certo per questo più intelligente della media. E neanche meno intelligente della media… perché non credo – quando si parla di intelligenza – che si possa stabilire una ‘media’, se non relativa a certi parametri sempre variabili. Ritengo semplicemente che la mia intelligenza mi spinga a considerare solo una fuga dai problemi posti dall’esistenza il credere in una qualche forma di trascendenza esperibile dall’uomo, mentre resto sempre del parere che i test preparati per valutare il cosiddetto QI – come ho già sostenuto a commento di una precedente notizia – siano sostanzialmente, e necessariamente, autoreferenziali.

shock

Più si è intelligenti meno si crede in Dio…

Hanno scoperto l’acqua calda 🙄

Anticlericale89

Non credo sia questione di maggiore o minore quoziente intellettivo,semplicemente quando ti insegnano a credere non pensi piu’.L’intelligenza la si acquisisce e la si allene col pensiero,essere intelligenti non vuol dire sapere la Divina Commedia a memoria ma saperla capire e interpretare,saperci trarre degli spunti buoni e avere abbastanza mente critica.Se ti insegnano a credere sei abituato a rispondere a tutte le domande che ti poni con la parola “dio”.Se non credi devi per forza trovare altre vie,non hai scorciatorie.Per esempio ci sono tanti plurilaureati che a mio avviso proprio dei geni non sono,anzi,decisamente tutt’altro,mentre persone che non hanno studiato e magari sono intelligenti perche’sono abituati a porsi delle domande e a essere critici.Ai credenti io non direi di non credere,direi solo di pensare.

Bruno Gualerzi

Scusate, ma volevo precisare alcune cose in relazione al mio precedente intervento, per non essere fraiteso più del necessario. Sono un insegnante in pensione, e naturalmene dovendo valutare i miei allievi ho usato anch’io le espressioni ‘ più intelligente’ ‘meno intelligente’, ma mi sono sempre sforzato di chiarire con loro in base a quali criteri – discussi insieme – li valutavo. E, io e i miei studenti, non ce ne siamo mai pentiti.
Io poi ogni giorno di più non me ne pento, proprio di fronte all’ennesimo ministro (tutti quelli in sostanza che si sono succeduti dagli anni settanta in poi, dopo il famigerato ’68) della pubblica istruzione (o come adesso si chiama) che, appena insediato, proclama, applaudito quasi da tutti, che ristabilirà – finalmente! – la meritocrazia. Senza che nessuno – per non essere accusato di pedagogismo buonista – osi porre la questione, vecchia per altro come la pedagogia, dei criteri su cui si dovrebbe basare la valutazione del merito. Come se fosse stato stabilito una volta per tutte su un qualche monte Sinai pedagogico.

Roberto Vai

Non può essere il credere o il non credere un sintomo d’intelligenza.
Ma lo è invece il dubitare o essere certi.

La certezza blocca la mente, che smette di riflettere sull’argomento. Più certezze io ho e più la mia ragione va in sospensione.

Il dubbio invece non le lascia pace. Per cui è costretta a lavorare.

L’essere certi che Dio esista equivale, da questo punto di vista, a essere certi che non esista.

Davide

“L’essere certi che Dio esista equivale, da questo punto di vista, a essere certi che non esista.”
eh no Roberto, non ciurlare nel manico, l’equiparazione tra credenti e non credenti è vecchia ed ormai non sta più in piedi.
Il credente crede a prescindere, in base a quell’inaccettabile concetto di “fede”.
Il non credente non è certo dell’inesistenza di dio, semplicemente rifiuta (giustamente) il concetto di fede, è compito di chi crede dimostrarne l’esistenza, cosa che fino ad ora non è stata.
una cosa così semplice non la si vuole capire….

Mifepristin

…pochissimi professori universitari credono in Dio rispetto alla media della popolazione…….

Beata Inghilterra, qui in Italia purtroppo l’università è piena di professori devoti, poi si vedono i risultati a livello culturale

J.C. Denton

Non condivido. Il fatto è che gli atei sono una minoranza, la maggioranza della quale lo è diventata dopo l’indottrinamento religioso, e quindi rappresenta una categoria “scremata” e allenata. E’ normale che una cerchia così “selezionata” per forza di cose conti un maggior numero di persone intelligenti (mi voglio fidare del dato), considerando il fatto che per rientrare tra i credenti basta essere un povero idiota battezzato. Ma non sono sicuro (e credetemi, mi piacerebbe potermene vantare!) che un non credente sia a parità di altre condizioni più intelligente di un credente. E’ molto difficile liberarsi della fede, e quasi mai si hanno motivi. Per questo molte persone intelligenti rimangono credenti – del resto non è mica un peccato 🙂 – e sebbene possano, almeno a nostro parere, essere ciechi dal punto di vista filosofico, spesso e volentieri eccellono in tutto il resto. Penso che se prendessimo le persone più intelligenti e le interrogassimo, le percentuali di atei, agnostici, deisti, credenti etc sarebbero abbastanza distribuite. Naturalmente tutto questo non vale per il cattolicesimo. Quello uccide il buon senso, e solo pochissime intelligenze riescono a resistere e svilupparsi con una tara simile.

Alberto Majorana

@ Mifepristin:
non sono d’accordo. Forse la media non sarà 97% come in Inghilterra, ma anche in Italia abbiamo numerosi professori universitari che sono tutto tranne che “devoti”. E sono passati solo 5 mesi dagli eventi della Sapienza, dove oltre 700 professori hanno firmato la lettera contro la visita del papa.

Ps: io non sono professore, ma studente! 🙂

Bruno Gualerzi

E’ per me significativo questo rapido scambio di battute su Mussolini.
Aldo: “Mussolini… ateo stupido?”
Davide: “No Aldo. Mussolini ateo stronzo ma non certo stupido”.
Domanda mia: “Può uno ‘stronzo’ essere non stupido, cioè intelligente?”.
Come è facile vedere, l’intelligenza o meno di una persona è, quanto meno, un dato che può avere tutte le caratteristiche, meno quella dell’oggettività. Viene attribuita sulla base di parametri che variano a seconda dei punti di vista di chi giudica. Certo, è luogo comune affermare che, ad esempio, un farabutto, per quanto farabutto, può essere intelligentissimo e anche simpatico (quanti film abbiamo visto dove viene esaltata l’intelligenza di chi organizza una rapina… che poi magari va a finir male, ma solo per salvare la ‘morale’?), ma basta spostare appena il punto di vista (che so, nell’esempio riportato, mattersi dal punto di vista di un effettivo danneggiato da una rapina invece che da quello dello spettatore di una fiction) e il giudizio cambia. Mussolini non era considerato stupido fino a che trovava il consenso per quello che faceva, ma sicuramente stupidi erano quelli che gli hanno dato il consenso… non rendendosi conto di quanto ‘stupido’ fosse il suo disegno politico. Ateo o meno che fosse.

In quanto al DUBBIO come vero indice di intelligenza (perché, se è vero dubbio, dubita anche dell’intelligenza) concordo con Roberto Vai.

nas

la stupidita’ sta all’ ateismo come l’ obesita’ sta al ciclismo, tendenzialmente non sono compatibili

la creduloneria in entita’ irrazionali e improbabili non e’ compatibile con l’ intelligenza umana

Stefano Bottoni

Concordo con Bruno Gualerzi quando ci ricorda che esistono vari tipi di intelligenza, e che non necessariamente il QI, l’unico misurabile entro un certo limite, sia il più importante.
Tuttavia è vero che avere un elevato QI rende più facile la formazione di una notevole cultura. Ed è assodato che più una persona è colta (specialmente per quel che riguarda le materie scientifiche), più facilmente arriva alla conclusione che non c’è bisogno di alcuna ipotesi di esistenza di un dio. Tutte cose che del resto già ha spiegato Dawkings nel suo “The god delusion”.

Roberto Vai

x Davide

Io ho detto: l’essere “certi” della non esistenza.
Il non credente può essere benissimo agnostico, così come il credente può covare dubbi sulla sua fede.

E’ la certezza che limita l’intelligenza, sia che si tratti di essere certi di una verità sia essere certi del contrario.

Comunque, non penso esistano, per davvero, dei credenti del tutto certi (al 100%), così come degli atei totali.
E questo perché sono convinto che il dubbio sia insito nella nostra natura (Dubito quindi sono).
Magari vi è ipocrisia, forse pure fanatismo. Ma il dubbio cova sempre. Anzi, il fanatismo deriva proprio da un dubbio che non si vuole ammettere a se stessi.

Certo, se uno che vorrebbe credere inizia a dubitare per davvero, più ci ragiona sopra e più la sua fede si fa difficile. Ma il fatto che non l’abbandoni non penso possa essere imputato a mancata intelligenza. Forse si tratta di abitudine, forse di coraggio.

Elia Ballade

Beh, io sinceramente sono cresimato (non che me ne freghi qualcosa…), e sono diventato ateo dopo un lungo processo interno di analisi LOGICA…
Quindi secondo me non è un mero problema di intelligenza, ma piuttosto deriva dalla capacità di allenare il cervello a valutare meglio i processi logici… Avere una risposta pronta come “Dio” limita questa capacità del cervello, a mio parere…

Roberto Vai

x Stefano Bottoni

“Ed è assodato che più una persona è colta (specialmente per quel che riguarda le materie scientifiche), più facilmente arriva alla conclusione che non c’è bisogno di alcuna ipotesi di esistenza di un dio.”

O forse potrebbe giungere alla conclusione che l’esistenza del mondo dovrebbe essere messa in discussione.

Elia Ballade

@Roberto Vai

Guarda che il sillogismo socratiano è superato da tempo…
Dire:
“Una persona colta non crede in dio”
“Una persona che non crede in dio potrebbe non credere neanche nell’esistenza stessa del mondo”
“Una persona colta potrebbe non credere neanche nell’esistenza stessa del mondo”

E’sbagliato perché l’affermazione 1 deriva da un processo logico basato sui dati raccolti tramite l’esperienza e l’affermazione 2 si basa su informazioni derivanti dai nostri organi sensoriali…
Vedi? La logica serve a qualcosa…
(Per giunta questo il logica matematica non potrebbe neanche essere un sillogismo vero e proprio che supporta la legge transitiva a->b, b->c => a->c perché i domini sono diversi…)

Roberto Vai

x Elia Ballade

Non era quello che intendevo.

Quando si nega Dio, si vuol negare, normalmente, la visione dualistica della realtà: Dio e il mondo.
Si afferma perciò che esiste solo il mondo.
Che poi, così facendo, si affermano implicitamente anche un sacco di altre cose. Come il fatto che la realtà (il mondo) è ciò che abita il presente e che questa realtà evolve nel tempo. Oppure che la materia occupa dello spazio. In pratica si sottintendono un sacco di certezze. Talmente ovvie da passare inosservate.

Esiste però un’altra possibilità, che esista invece solo Dio. Il Dio di Spinoza, tanto per intenderci.
Se si accetta l’ipotesi che esista solo Dio, tutte quelle certezze scontate per il materialista, si squagliano come neve al sole.
Perché questa visione: Dio, equivale, per quanto si possa comprendere, al Nulla.
E in questo Nulla io mi ritrovo, donato a me stesso.

La logica è importante, ma attenzione, è solo uno strumento. Che per funzionare si basa su fondamenti che non le competono (teorema di Goedel).

Elia Ballade

@Roberto Vai

Con tutto il rispetto Spinoza fa dei voli pindarici che fanno invidia ad un funambolo del circo di Moira Orfei.
Il problema sostanziale è che la perfezione della natura come la vedeva lui derivava comunque dall’inesistenza ai suoi tempi sia di un metodo scientifico codificato sia della teoria evolutiva, che permette di spiegare come alcune “perfezioni” della natura siano in realtà frutto di un processo incrementale per aumentare il fitness con l’ambiente.
Detto questo, il pensiero di Spinoza a grandi linee dice che bisogna “epurare l’intelletto dalla razionalità” (praticamente diventare stupidi) per “intuire” l’esistenza di Dio prendendo a modello la perfezione del mondo vista come un tutt’uno…
Inoltre risolve alcuni mirabolanti contraddizioni in maniera quantomeno dubbia anche per un filosofo; su tutte una perla (fonte wikipedia):
“Dio in uno stesso atto, pensiero originario, causa se stesso ma causa anche tutte le cose, cioè essendo causa sui in lui c’è l’origine di sé ma anche di tutto ciò che esiste, perché Lui è l’origine di ogni essenza e di ogni esistenza, è l’origine di tutta la realtà materiale e non materiale, poiché egli è l’uno-tutto. Quando crea se stesso contemporaneamente appare l’universo e l’universo è lui stesso, donde la celebre frase Deus sive Natura (Dio, ovvero la Natura).”
Ah beh certo ma come fa un Dio che non esiste a creare se stesso? Se non esiste non ha coscienza di sè, ed anche se l’avesse non sarebbe completa (se no già esisterebbe come ente) quindi ha delle alternative, quindi è imperfetto!
Con tutto il rispetto ho sempre considerato la filosofia un bel mucchio di str******, in questo caso ancora più che in altri devo dire…

P.S.: Il teorema a cui ti riferisci fa il paio con il cosiddetto “Teorema dell’incompletezza di Goedel”, che afferma, in questo caso, che l’esistenza (o inesistenza) di Dio non può essere provata tramite strumenti logici o matematici perché le caratteristiche che possiede lo rendono alieno al dominio degli strumenti disponibili; tradotto: si può dire tutto ed il contrario di tutto!

Valentino Salvatore

Penso che termini come “Dio” sono così tenaci e resistenti proprio perchè vuoti, ognuno può metterci un po’ quello che vuole, partendo a briglia sciolta per il mondo dei sofismi…

Asatan

@Roberto Vai

Passami il gioco di parolo: ma tu sei veramente riuscito a trovare quella besti rara che ha fede nel non aver fede? Quello del “io sono CERTO che dio non esista”?
Io penso che la differenza fra ateismo e angocistimo non stia nel concludere la possibilità o meno dell’esistenza di dio, quanto in come viene valutata la probabilità dell’esistenza.
L’agnostico le pone come un 50% in entrambi i sensi, l’ateo pone sulla probabilità della non esistenza un percentuale più alta. Direi che si tratta di una diversa valutazione delle prove a tutt’oggi addotte.

jeeezuz

è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago se prima viene un po’ lubrificato.

Roberto Vai

x Asatan

Come in un mio precedente post, non penso che vi sia nessuno che sia “certo” che Dio non esista.
Ma sono anche convinto che neppure che vi sia qualcuno che sia “certo” che Dio esista.

La fede, sia in Dio sia nel mondo, è solo un’aspirazione alla certezza, una fuga dal dubbio.
La fede è uno slancio, mai uno stato. Il naufragio, attuale o imminente, è nel cuore di tutti.

La verità temporale sempre muta, chi però non la lascia mutare, com’é nella sua natura, diventa succube di una pseudocertezza asfittica e deprime in tal modo la propria intelligenza.

Gianni B.

Personalmente ho una teoria per spiegare la cosa: fin da piccoli i bambini indottrinati dalla Chiesa si trovano circondati da un bozzolo protettivo di socialità preconfezionata, dove tutto è già deciso a priori.
Questi entrano in ambienti (chiesa, parrocchia, scout, magari scuola cattolica, ecc.) dove lo status quo non solo viene mantenuto ma incoraggiato, venendo espulsi e/o esclusi in partenza i facinorosi, gli agitatori e i portatori di idee innovative.
Chi nasce in questi ambienti chiusi e retrogradi si abitua a non dovere PENSARE ma semplicemente a OBBEDIRE e CREDERE… questa è ovviamente la morte del libero pensiero e dell’intelligenza, così come la si intende comunemente.
Un bambino ateo/agnostico ecc. invece non trova nulla di certo nel suo ambiente, scende subito nell’arena della vita e inizia a darsi da fare per emergere, privo com’è di grossi punti di riferimento.
Non è che gli atei siano più intelligenti, è che sono allenati meglio ad usare le proprie capacità fin da piccoli e a sviluppare le proprie peculiarità individuali, in ciò spesso incoraggiati dai genitori, e questo secondo me è di fondamentale importanza.

Asatan

@Roberto Vai

Mi trovi d’accordo, completaente. Molto spesso, avendo a che fare coi credenti, è che il fanatismo sia una risposta alla pura del dubbio. Un estrema delega delle proprie responsabilità a enti terzi. Non per niente tanto più reagiscono con violenza agli altrui dubbi, tanto pù dimostrano l’insicurezza dei loro convincimenti.

Luca

Gli atei hanno dovuto formulare un pensiero. I credenti potrebbero essere stupidi o bigotti. Potrebbero però, bisogna vedere come si crede e come non si crede.
Mi sembra una ricerca inutilmente e volutamente provocatoria.

Roberto Vai

x Elia Ballade

“Il problema sostanziale è che la perfezione della natura come la vedeva lui derivava comunque dall’inesistenza ai suoi tempi sia di un metodo scientifico codificato sia della teoria evolutiva, che permette di spiegare come alcune “perfezioni” della natura siano in realtà frutto di un processo incrementale per aumentare il fitness con l’ambiente.”

Invece, è proprio in questo che Spinoza è stato un anticipatore. La teoria dell’evoluzione conferma l’idea di Spinoza.

Per Spinoza tutto ciò che avviene, avviene necessariamente.
Dio, per Spinoza, non ha né volontà né intelletto. Almeno per come noi intendiamo queste due facoltà.

Spinoza è stato un demolitore di certezze.
Solo che, secondo me, ha tralasciato sfortunatamente di mettere in discussione il Divenire.

“Quando crea se stesso contemporaneamente appare l’universo e l’universo è lui stesso, donde la celebre frase Deus sive Natura (Dio, ovvero la Natura).”

Questa frase è sbagliata, occorre eliminare la parola “Quando”.
La creazione è eterna e continua, non ha un inizio. Ma non è forse questa pure la visione materialistica? Ovvero che l’evoluzione è continua e deterministica senza un inizio?

“Con tutto il rispetto ho sempre considerato la filosofia un bel mucchio di str******, in questo caso ancora più che in altri devo dire…”

Ma non stai tu, ora, facendo filosofia? Che poi non è altro che amore per la Verità.
Non solo un’affermazione categorica è una certezza, ma pure la negazione assoluta lo è.
E la certezza, seppur indispensabile per vivere, va sempre presa con le pinze.

Roberto Vai

x Valentino Salvatore

Tutti i nostri termini sono “vuoti”. Le parole sono monete consunte che ci scambiamo per comunicare, ma non sono mai fonte di verità.

Possono solo risvegliarla in noi.

Gimmy

Lo so, vi garbano tanto queste statistiche e percentuali 🙂
Ma in un paese dove un terzo della popolazione si professa seguace della Forza (sì: quella dei Jedi) non ci può aspettare risultati seri. Per me possono anche sacrificare capretti a Zeus o a Paperoga, ma possono anche avere il QI che preferiscono.
Comunque sì, le cose devono essere correlate. Il QI e il credere in qualcosa, forse in Dio.
Devo essere più stupido della media di voi, e non me ne sono neanche accorto…
In effetti se James Dewey Watson dice che «I neri sono meno intelligenti dei bianchi» qualcuno ora penserà anche che le persone di colore, che per di più credono, sono proprio una massa di ignorantoni senza speranza.
In fondo quanti geni ha avuto la storia? Sicuramente la maggioranza sono bianchi e atei. Facciamo un po’ le percentuali, o le proporzioni. E che dire delle donne? In Italia ad esempio. Secondo me ci sono molti più ragazzi inscritti a matematica che ragazze, e sicuramente più bianchi che neri.
Conclusione: le donne di colore non sono molto brave in matematica, almeno in Italia. Così pare… no?

Chi ha un QI più alto del mio mi corregga…

strangerinworld

Non chi crede in in dio è più stupido. E’ che i più stupidi credono in dio.

GIANNI

@ davide
tu dici ” è compito di chi crede dimostrare l’esistenza di Dio…” mi sa che non funziona così, nessuno può dimostrare l’esistenza o meno di Dio..caso mai sarà Lui (se esiste) che ti chiederà perchè lo hai snobbato…..(il fatto che nessuno ti abbia dimostrato la Sua esistenza non credo sia una attenuante..) certo che se non esiste non ci saranno problemi nè per te ne per me che invece credo nella Sua esistenza…pari saremo…

Mifepristin

secondo me una persona con QI superiore può, al massimo, non escludere del tutto l’esistenza di Dio, sospendere il giudizio su questo tema. ma non potrà mai credere nelle balle liberticide che raccontano i testi sacri e le tradizioni delle varie religioni monoteistiche + in quelle che vi aggiungono ogni tanto papi, imam e altre guide religiose!
sono d’accordo che la religiosità autentica è un tratto per lo più associato se non a basso QI, ad un livello di istruzione e di cultura piuttosto basso.

elettra

Gianni,credi pure, nessuno te lo vieta ma, per favore ,ogni tanto fatti prendere da un pò di sano dubbio e non aspettarti domande provenienti dall’alto dei cieli. I cieli vuoti.

pussi pussi

Secondo me è una questione di moda intellettuale: 3-400 anni fa era “normale” essere religiosi e (quasi) tutti i grandi intellettuali (filosofi e scienziati) erano credenti; oggi è l’esatto opposto. La moda cambia e gli intellettuali si adattano. Esattamente come gli idioti e quelli con QI medio.

Roberto Vai

x GIANNI

“se non esiste non ci saranno problemi nè per te ne per me”

Perciò, seguendo questo discorso, se esiste, va bene per chi crede, se invece non esiste, va male per tutti.

Perché allora non credere, cosa ho da perderci?

E invece… ho molto da perdere. Perché la Legge non lascia scampo. Non l’ha lasciato a Caino e non lo lascerà neppure a me.

La Legge richiede una sola cosa: evolvi.

Se una mia “verità” mi va ormai stretta, e capisco che dovrei sforzarmi e rimetterla in discussione, ma non lo faccio, magari solo per pigrizia, o forse per ipocrisia.
La Legge, prima o poi, interverrà. Il suo strumento di correzione è il dolore.

Vico

@roberto vai
caro roberto, il dubbio è una fase di passaggio, poi si può arrivare anche a conclusioni abbastanza diverse. X esempio Galileo prima avrà dubitato del modello tolemaico poi avrà elaborato un modello eliocentrico, arrivando a darlo quasi per certo. Allo stesso modo, per una serie di processo sono approdato alla convinzione della non esistenza di dio. Chiaramente esiste una variabile di dubbio ma non tanto più alta di quella che potrei avere rispetto alla teiera di Russell. Credo che sia il percorso analitico che porta ad una disamina della tematica religiosa ad essere indicativo dell’intelligenza superiore, e, evidentemente l’esito è più spesso negativo. Ciò ovviamente non esclude che una parte di geni e intelletti superiori giunga a una visione diversa dalla mia. Non il dubbio quindi ma il percorso del dubbio.

GIANNI

@ elettra

appunto, se i cieli sono vuoti che importa avere dubbi o meno, evolversi o meno,..è solo questione di tempo e poi tutto si pareggia nel nulla….ma che bella prospettiva…

opinione

Il credo ha la base nel concetto umano e riguarda l’interpretazione della superiorità, perciò quando concepisco non posso fare altro che interpretare ciò che mi consente di conoscere.
Conoscere; per la mia interpretazione significa affermare al presente cio che viene confermato al consistente, perciò la conoscenza o l’intelligenza non riguarda il concetto umano ma la condizione esistenziale insita in ogni cosa, fatto,avvenimento, ecc.; esempio ciò che chiamiamo evento; riguarda l’indeterminazione illimitata di ciò che possiamo concepire perciò il limite determinato e dato dalla condizione incerta di ciò che noi chiamiamo realtà.
E’ il credo la nostra condizione concepibile; la fede non è concepibile perchè riguarda la constatazione della Vita.

Valentino Salvatore

Dalle affermazioni di Gianni si vede proprio che Dio è una proiezione antropomorfa…

Roberto Vai

x Vito

Caro Vito sono d’accordo con te. La vita è il percorso, e io credo che sia verso la Verità.

Giacomo

Ignoranza=credenza in dio?…Ma sentiamo la voce dell’altra parte della “barricata”…come per dire: facciamo la controprova: vediamo, ad esempio, come il “Vaticano” dei Testimoni di Geova (la Watchtower Society di Brooklyn) ha presentato la questione nell’ultimo studio biblico per i suoi adepti.
Cito dalla Torre di Guardia (organo ufficiale geovista) del 15/04/08 (questa è un’edizione solo per gli affiliati, da NON distribuire nell’attività di proselitismo): studio del 01/06/08:
tema dello Studio “ RIPUDIATE LE COSE SENZA VALORE”
Paragrafo 10

Che dire?…tali asserzioni sembrano confermare l’identità: ignoranza=credenza in dio.
Ohè lo dice il vertice dei Testimoni di Geova! La Bibbia è per gli ignoranti!
Ma per l’ordinamento italiano, l’esaltazione dell’ignoranza non è reato di istigazione alla procurata incapacità?…

mp

in effetti questa correlazione salta subito agli occhi, se ci si comincia ad interessare all’argomento. diciamo che questo professore l’ha solo messa nero su bianco.

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