Eutaniasia in Francia

Contro il Club De Sade. In Italia, ma non solo, esiste un austero consesso di religiosi e politicanti che in nome della propria immaginaria entità soprannaturale di riferimento pretendono di costringere le persone a sofferenze fisiche e morali insopportabili fino a che quella entità di pura fantasia non decida di porvi fine. Contro il Club De Sade e in nome del diritto di ciascuno a decidere senza impedimenti sulla propria salute, sul proprio corpo e sulla propria vita, è in corso una battaglia titanica di libertà in molte parti del mondo. Tiziana Ficacci ce ne da aggiornate notizie per quanto riguarda la Francia. “C’è una tappa oltre la quale la vita non è più vita, ma un’agonia irreversibile” (dalla lettera di Blanc a Sarkozy) – L’associazione francese Admd, Associazione per il diritto di morire nella dignità, conta 44.000 iscritti. Il suo scopo è di aiutare le persone che chiedono l’eutanasia a rendere pubbliche le loro storie private, e ha aiutato a far conoscere ai francesi la triste vicenda della signora Claire Blanc. Blanc vive nella regione di Montpellier. Sei anni fa, quando aveva solo 25 anni, le diagnosticarono il morbo di Ehlers Danlos, una malattia genetica, un difetto molecolare nel collagene V, componente di pelle e tendini. La malattia colpisce le articolazioni con dolori cronici e porta ad una progressiva debilitazione muscolare. Lentamente conduce alla paralisi e nel frattempo si verificano disturbi cardiaci, perdita della vista, rottura dei vasi sanguigni. Claire Blanc, che ha dovuto interrompere il suo lavoro di infermiera e che vive col piccolo assegno di invalidità di 620 €, abita col suo compagno e dice “mon corps est en total appel d’un désir enfant”, ma i medici sconsigliano una gravidanza. Blanc dice che presto sarà “totalmente immobile, costretta a letto, interamente dipendente, dovranno mettermi la padella, non potrò né leggere né guardare la tv. Sarò piena di antidolorifici e non sarò in grado di avere una conversazione. Ha un senso questo?” e ha scritto una lettera al presidente francese e al ministro Roselyne Bachelot per denunciare che nel suo paese “è impossibile andare via con dignità”. Il caso di Blanc pone interrogativi nuovi : contrariamente al caso Humbert, in seguito al quale venne introdotta la legge Leonetti che consente la sospensione di cure ai malati più gravi, e al caso della signora Sébire, che chiedevano di poter usufruire dell’eutanasia immediatamente per porre fine alle loro terribili sofferenze, Blanc desidera essere sicura che fra pochi anni, quando la sua malattia le sarà impossibile da sostenere, potrà scegliere l’eutanasia. Per molti malati la possibilità di sapere che quella porta esiste ed è possibile aprirla, li aiuterebbe a vivere meglio anche nel dolore della malattia.

Testo di Tiziana Ficacci (www.nogod.it) pervenuto a ultimissime

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5 commenti

nasoblu5

La cosa più triste è accostare il nome di uno spirito libero come “De Sade” alla marmaglia bieca e meschina di tonache nere, soprattutto lui….

Club Torquemada era meglio, molto meglio.

Una topica “imperdonabile” su queste sponde…..

Aldo

Post: “Per molti malati la possibilità di sapere che quella porta esiste ed è possibile aprirla, li aiuterebbe a vivere meglio anche nel dolore della malattia.”

Di questo non ci si occupa quanto dovuto. Ritengo che sia l’aspetto più rilevante della questione. Essere condannati e patire è grave, gravissimo, ma sapere d’essere condannati ed attendere il patimento senza vie di fuga è forse anche peggio.

Anticlericale

C’è una svista nel titolo: “EutanIasia”
Quando avete corretto cancellate anche questo commento 🙂

Magar

Concordo con Nasoblu5, meglio “club dell’aguzzino”, “Club Vlad Tepeş” o qualcosa del genere. Il nome di de Sade è associato a pratiche sessuali volontarie!

Silvia

@Magar
Prima di dire che il nome di Sade è associato alle pratiche sessuali volontarie, ti inviterei a leggere Le 120 giornate di Sodoma o Justine, che culminano con stupri ed omicidi…
Questo per non difendere a spada tratta e tout court un autore pieno di luci ed ombre, ossessivo ed ovviamente irriverente, ma di sicuro non promulgatore del rispetto reciproco e della serena convivenza.

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