Gli italiani e la scienza

Sono fondamentalmente pro-scienza, ma chiedono un maggior coinvolgimento, più meritocrazia e che la ricerca sia meno permeabile agli interessi economici

La scienza?Andrebbe promossa e dovrebbe essere una priorità per gli investimenti pubblici. La ricerca scientifica infatti viene subito dopo l’assistenza sanitaria, l’istruzione e la lotta alla criminalità, ma decisamente prima dei trasporti e della viabilità, almeno per un italiano su sei. E l’81 per cento dei connazionali ritiene che senza investimenti in ricerca il nostro paese sia destinato al declino. È quanto emerge dal primo rapporto su scienza, tecnologia e opinione pubblica in Italia (qui in sintesi), presentato oggi in anteprima a Torino da Observa e Compagnia di San Paolo, in occasione della pubblicazione dell’Annuario Scienza e Società 2008.

Nell’immaginario degli italiani, la ricerca è quindi un fattore fondamentale di crescita e sviluppo e prevale un’opinione pubblica pro-scienza: “Gli scienziati spiccano come l’interlocutore più credibile, seguiti da ambientalisti e associazioni civiche, mentre la politica appare, su questi temi, in grave deficit di credibilità”, si legge sul comunicato. Il pubblico chiede però che il sistema sia più meritocratico e una maggiore trasparenza delle procedure di reclutamento: per il 64 per cento infatti “nel mondo della ricerca fa carriera solo chi è raccomandato”, e non mancano critiche su aspetti specifici dell’organizzazione e sulla permeabilità nei confronti degli interessi economici e politici. Si chiede inoltre un maggior coinvolgimento: oltre un intervistato su due si aspetta più impegno da parte dei ricercatori nell’informare i cittadini. Per Massimiano Bucchi, professore di Sociologia della Scienza all’Università di Trento e tra i curatori dell’indagine insieme a Valeria Arzenton, “emerge a diversi livelli una richiesta di maggiore partecipazione alle decisioni che riguardano scienza e tecnologia: oltre l’80 per cento ritiene che i cittadini dovrebbero essere più coinvolti e il 43 per cento afferma addirittura che anche le priorità della ricerca debbano essere definite con il concorso di tutti”.

Per quanto riguarda gli investimenti, il settore ambientale è quello che riscuote maggiori consensi: per il 45 per cento degli intervistati ritiene che i finanziamenti debbano andare soprattutto alla ricerca sulle energie rinnovabili, seguita dagli studi sui cambiamenti climatici (16,4%).

Secondo il rapporto, infine, gli atteggiamenti degli italiani verso la scienza possono essere schematizzati in quattro “tipi”: l'”antiscientista disinformato”, solitamente scettico e poco attento (26,8%, soprattutto persone poco istruite o anziane); lo “scientista informato”, interessato e fiducioso, prevalente giovane, maschio e molto istruito (13,6%), il “pragmatico informato” che ha una visione utilitaristica della scienza, e apprezza soprattutto le implicazioni pratiche (15,8%) e il “critico ottimista”, ottimista sulle implicazioni della scienza, ma perplesso soprattutto sulle logiche organizzative della ricerca (43,8%).

Fonte: Galileo

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8 commenti

Lorenzo G.

Ma chi l’ha fatto questo sondaggio, i soliti ateilaicistimaterialistimarxisticomunistirelativististalinisti? 🙂 Scherzi a parte, vista la situazione generale italiana, francamente mi sarei aspettato ben di peggio.
Per quanto mi riguarda mi colloco, grosso modo, fra il il 15,8% e il 43,8%..con un pizzico di 13,6%. 🙂

Senofane

io sono uno scienziato perché aiuto la ricerca con boinc. solo che nessuno mi ricompensa, se lo stato italiano abbonasse la bolletta elettrica e internet a chi collabora a progetti di grid computer finalizzati alla ricerca per progetti anche italiani si avrebbe un coinvolgimento gigantesco da parte dei cittadini, e tutti diverrebbero scienziati.

Jeeezuz

il problema vero è che per gli italiani la ricerca scientifica inizia con la cura del cancro e finisce con la cura del cancro. gli italiani ignorano che la scienza può essere “utile” anche quando si occupa di:
-semiconduttori
-ceramiche
-superconduttori
-entanglement
-sistemi dinamici complessi
-QCD
-cosmologia
ecc ecc

faidate

Forse sarebbe utile spiegare, a quegli italiani che si sono fatti sondare, che la scienza costa, e per renderla efficiente bisogna investire, per un congruo numero di anni (per esempio un decennio) cifre considerevoli: visto che il petrolio del nostro sottosuolo è scarso, dobbiamo produrre ricchezza proprio con la scienza, ovvio circolo vizioso. Un’alternativa però c’è: le scelte. Se invece che cacciabombardieri Fulmine (tipica arma da difesa!), otto per mille e esenzioni ICI, portaborse ai parlamentari di Bruxelles e via sprecando si investisse, almeno per un decennio, in ricerca, in modo da costruire un corpus di ricercatori selezionati e motivati, forse la scienza potrebbe anche diventare quasi autosufficiente. Altrimenti, agli italiani ai quali va bene così, quando ammaleranno o non avranno risorse, si dovrà cortesemente ma fermamente rispondere:”Andate a messa, tanto siete difesi dal cacciabombardiere!”

Stefano Bottoni

Il problema è che non solo la ricerca ha poche risorse, ma abbiamo in Italia troppe leggi oscurantiste (la 40, ad esempio), che costringono tanti giovani e brillanti cervelli ad andare all’estero per poter lavorare.
Ne avremmo di cervelli all’altezza di Veronesi o Levi Montalcini. Ma la politica, imbeccata dalla Chiesa, li fa scappare. A tutto vantaggio di altri Stati. Da cui poi dovremo comprare i brevetti di nuove scoperte, spesso fatte da ricercatori italiani.
Proprio un bell’affare!

Daniela

La ricerca scientifica ha bisogno di risorse sia umane sia materiale per progredire e svilupparsi, senza non riesce a produrre risultati eccellenti. Impegno e cervello: queste sono le parole d’ordine.

Giuseppe Murante

Mi verrebbe da quotare malinconicamente Jeeezuz. E, sicuramente, quella e’ l’idea di scienza che passa per la maggior parte nei mass media.

Pero’ l’evento che abbiamo organizzato alla Feltrinelli di Torino per il Darwin day, sia pure con numeri piccoli, mi ha dato un lampo di speranza…
Gente interessata alla scienza in-se (in quel caso parlavamo di astrofisica) ce n’e’. Magari non saranno folle oceaniche e non saranno sufficienti a raccogliere milioni di euro con le telecampagne buoniste – e poi, su cosa strapperemmo la lacrimuccia?
“Salviamo il quasar”? “Soccorriamo la galassia solitaria e indigente”? “Curiamo il sistema planetario morente”? – pero’ ci sono, e forse dovremmo impegnarci di piu’ a comunicare con loro, noi che lavoriamo in quei settori.

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