Roma: Dibattito sui Dilemmi della Bioetica il 10

Piero Welby. Un anno dopo
Dibattito sul libro I Dilemmi della Bioetica, di Chiara Lalli

Lunedì 10 dicembre ore 18.00
Bibli, via dei Fienaroli 28, Roma
con
Raffaele Carcano
(segretario UAAR)

Gilberto Corbellini
(Ordinario di Bioetica e Storia della Medicina, università”Sapienza”, Roma)

e con
MINA WELBY

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Archiviato in: Generale, UAAR

3 commenti

Markus

@ Aldo grano

OT OT OT

Rispondo al post del 29.11 sul buddismo

Aldo, non vorrei deluderti, ma io personalmente non credo a un’anima che si reincarna e nemmeno il buddismo, quello serio, ne parla davvero… ed è un errore confondere le metafore con la filosofia. Il budda parlava a degli induisti, che credevano a queste cose e si esprimeva così per farli capire, ma il buddismo è una forma di agnosticismo razionale e basta. Di quello che va fuori il mondo sensibile il budda ha sempre taciuto, parlava di queste cose della reincarnazione perché la gente ci credeva e così si sentiva più a suo agio e iniziava ad ascoltare, … invece di sbattere in faccia le sue verità alla gente. Puoi dire che mentiva ? Sì è vero, ma lo faceva per permettere alle persone di credere ancora in qualche confortante sciocchezza, purchè imparassero a meditare, rispettare se stesse e a diventare felici… L’idea del budda è che queste persone, una volta arrivate a maggiore maturità e sicurezza personale attraverso la meditazione, avrebbero poi abbandonato anche tutte le altre pie illusioni di vita dopo la morte, di predestinazione, di casta ecc.
La mia posizione nero su bianco è: no, non esiste la reincarnazione individuale, non esiste la vita dopo la morte, non esiste nulla di sovrannaturale. Esiste la trasformazione che è contemporaneità di vita e morte e ci riguarda ogni momento (per essere pratici lo è sia cambiare opinione che respirare: muore il vecchio e nasce il nuovo). Ti dirò di più, per il buddismo non esiste nemmeno un ego esclusivamente individuale, la persona viene vista come parte individuale e parte collettiva ( un po’ come l’inconscio Junghiano) nel senso che Markus che parla con Aldo è diverso da Markus che parla con qualcun altro al lavoro. Il Markus bambino è diverso dal Markus anziano … ma hanno tutti in comune qualcosa… che con la morte si disperde. Solo che siccome la vita non è solo esistere e agire, ma anche essere percepiti, vissuti e interpretati ( da cui la prigione e l’esilio come forme di quasi condanna a morte) … tutto quello che Markus è stato, ha fatto ed è stato percepito, rimane nelle memorie, nelle azioni e nelle conseguenze di chi ha avuto a che fare con lui direttamente o indirettamente e con tutti i posteri di quelli e così via in una catena “infinita”… un po’ come dice la teoria del caos…con gli ordinari limiti della materia. La mia risposta ti ha fatto piacere ? Ti ha irritato ? Ti ha fatto sentire più vivo ? Non ci conosciamo, ma se io morissi adesso, in parte vivrei in te e in tutti quelli che saranno influenzati da questo scritto attraverso di te, anche a livelli inconsapevoli.

Confermo che esistono forme di buddismo magico e religioso… per me di buddista hanno solo il nome… e ho serie difficoltà a rispettarle.

@ Daniele Gellesio
Se mi permetti e ti interessa ti mando una mail per spiegarti. Sono ultra OT qui, ma ci tengo, se ti interessa. Per altro ho chiesto anche ai moderatori se fosse possibile una chat per i soci UAAR per queste cose, ma per ora pare di no.

@ Chris
Non ti preoccupare, tutte le posizioni sono di parte e so evitare le generalizzazioni, per il resto potrei essere d’accordo con te, ma fino a un certo punto. Sono contrario a chi vuole porsi su un piano di differenza sociale o spirituale a priori, ma a tal punto che non sono contrario solo ai monaci, ma anche alle caste dei politici, alle rock star, alle lotterie e a tutti quei sistemi fondati sul concetto che tutti quanti che sono o si ritengono degli zeri devono tassarsi per mandare in orbita uno che è uno zero a sua volta ma che si crede un numero uno o riesce a convincere gli altri che lo è davvero.
Onestamente, i monaci buddisti mi fanno lo stesso effetto di una drag queen. Se fa piacere a loro va bene, ma non inizio certo a credere che sono meglio di chiunque altro. Mentre in Tibet ho sentito interviste a contadini che si spaccavano la schiena per lavorare e quel poco che gli rimaneva lo davano ai monaci per sperare di nascere monaci in un’altra vita. Quello non è buddismo, per me è un crimine contro l’umanità.

@ Giona

Grazie 😉

Mi scuso con tutti questa invasione OT, 😳

Aldo Grano

Caro Markus, grazie della risposta. La mia, ti ripeto, era solo una curiosità. Uno dei miei amici, S.P., è nella Soka Gakkai ed è convinto di praticare una filosofia atea. So che ce ne sono diversi, anche in altre associazioni buddiste. Per me sbagliate (nel ritenere che il Buddismo non sia una religione, non nel praticare un Buddismo) ma la Vostra convinzione ha una logica. Quindi sono soddisfatto della risposta. Spero che all’ interno dell’ UAAR nessuno voglia “inquisire” le Vostre frequentazioni in quanto religiose e, se fossero “aizzati” dalla mia domanda, me ne dispiacerebbe molto. Naum mioho renge kyo (non l’ ho scritto senzaltro correttamente, scusa, vado a memoria). Aldo

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