Sempre più buddhisti in Italia. Presto matrimoni e funerali celebrati dai monaci

Mandala e meditazione. Mantra e conoscenza di sé contro lo stress della vita quotidiana. È il buddhismo, la religione orientale che piace sempre di più agli italiani.Secondo l’Ubi (l’Unione buddhisti italiani), che rappresenta tutte le scuole buddhiste presenti in Italia tranne la giapponese Soka Gakkai, sono già 50mila infatti i praticanti nel nostro Paese. A questi vanno aggiunti poi i circa 10mila simpatizzanti che frequentano solo saltuariamente i centri di preghiera e 20mila fedeli stranieri che vivono nel Belpaese.

Grazie alla sempre maggiore popolarità della religione di Siddhartha potrebbe essere presto ratificato dalla Camera un accordo, già siglato con l’Ubi, che garantisce il diritto per i fedeli di essere assistiti – in ospedale come in carcere – da un ministro del culto.

In base allo stesso accordo i monaci potrebbero anche celebrare matrimoni e funerali e addirittura insegnare nelle scuole che ne facessero richiesta. Non solo. L’intesa prevede la possibilità, per fedeli o simpatizzanti, di versare proprio all’Unione buddhista italiana l’8 per mille dell’Irpef.

Fonte: Adnkronos

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23 commenti

davide

è sicuramente meglio il buddismo che si fonda sulla meditazione e sul cammino interiore personale piuttosto che una cosa totalitaria come la CCAR, anche se cmq al buddismo critico la loro concezione del desiderio e delle emozioni

Stefano P.

Spartire una fetta dell’8xMille con i buddisti? Non accadrà mai in Italia.

Vash

Sarebbe anche ora che l’Italia annettesse anche il buddhismo tra i culti ammessi e che gli concedesse tutte le prerogative proprie degli altri culti riconosciuti.

Vash

P.s.
Per me il fatto del “riconoscimento” del culti è da ridere ma per ora è il massimo che si possa chiedere se non si vuole un monopolio da parte della Chiesa Cattolica visto che i politici italiani sono quasi suoi dipendenti.

Daniele Gallesio

Io preferirei abolire l’8×1000, ma non potendolo (ancora) fare… Più posti a tavola si aggiungono alla mensa dell’8×1000 e meglio è…

…nella speranza che prima o poi anche alle concezioni non religiose del mondo venga riconosciuta pari dignità…

…già che la Repubblica Teocratica Vaticaliana riconosca pari dignità a una religione non teista come il buddhismo è da considerarsi un passo in avanti verso il relativismo.

Leo55

Daccordo con Gallesio.
Magari si diffondesse la conoscenza e il proselitismo del Buddhismo, che come già detto, va considerata più un’antichissima filosofia esistenziale a-teistica, più che una religione: pensare che esistevano persone dotate di tale senso di profondità nella riflessione sulla dimensione esistenziale già al tempo che dalle nostre parti cominciavano a diffondersi certe leggende in medioriente tra pastori nomadi e un pò sfortunati, che tramavano una rivalsa identificandosi quale “popolo eletto” di un dio geloso, iroso, vendicativo, impulsivo e sbadato, sostanzialmente, molto peggiore degli dei che lo avevano preceduto.

Lady Godiva

Concordo con Gallesio, nella speranza che l’otto per mille non diventi un dodici per mille.

Markus

da buddista non UBI ( e quindi sia chiaro dove pendo) mi sento di dire che i monaci neri, marroni bianchi o arancioni sono tutti mooolto simili. Innanzitutto nel vizio di non lavorare, sentirsi prediletti o speciali o superiori ai laici e nella ferma risoluzione a farsi mantenere.

Credetemi, l’unico buddismo è quello laico.

Qualche tempo fa ho incontrato una mia vecchia conoscenza diventato monaco buddista (non vi dico di quale scuola)… magari solo lui è così o solo la sua corrente, ma pareva di parlare con un bigotto qualsiasi. Stessa spocchia, stesse idee assurde e dogmatiche, solo che sosteneva cose talvolta un po’ più esotiche tipo:

– quando hai un dejavu, è che stai riparando le cause karmiche delle vite passate (invece di essere un normale fenomeno psicologico)

– l’aborto va comunque vietato perchè la reincarnazione è la reincarnazione, non va ostacolata.

– ho l’abito da monaco, ma non lo porto, perchè fumo … allora il mio maestro mi ha permesso di fumare e non portare l’abito 😯

Sono buddista, sostenitore del buddismo e penso che i monaci con il buddismo non c’entrino assolutamente nulla, (lo dico da a titolo personalissimo anche se sono membro della soka gakkai oltre che dell’UAAR), leggetevi pure qualcosa di Stephen Batchelor, se vi interessa.

Il budda ha creato un movimento laico, democratico e agnositco e tale deve restare, altrimenti poteva rimanere induista con tante belle caste, rituali, miracoli e soprattutto…. privilegi !

Flavio

Mi risulta che per il Dalai Lama l’omosessualità sia un difetto dell’anima (o qualcosa di simile) quindi il buddismo così concepito può farsi benedire… comunque se viene concepito come filosofia che non interferisce con le faccende pubbliche, ben venga.
Il problema con l’8×1000 è che è destinato agli enti di culto, ed è difficile che un movimento buddista non organizzato, che non ha riti ecc possa essere riconosciuto come tale.

lacrime e sangue

Magari sarò controcorrente, ma non voglio che le tasse italiane finanzino alcuna religione. A nessuna i nostri soldi. Diamoli alla ricerca, all’archeologia, alle infrastrutture, agli ospedali, agli anziani, al parapendio ma non alla religione.

A quando la domanda di essere rappresentati nella dichiarazione dei redditi da parte delle sette più disparate? Non parlo del flying spaghetti monster, ma di cosette più pericolose come scientology…
Se si continua così, tutte le forme religiose, comprese quelle violente e autodistruttive verrano pubblicamente finanziate.

Chris

Da Buddhista UBI sono d’accordo con “lacrime e sangue”
Il buddhismo nasce e vive come religione mendicante, Buddha Gautama era un ricco che ha lasicato tutto alla ricerca del vero sè, della verità e della pace. Accettare finanziamenti pubblici attraverso un sistema che obbliga anche chi non vuole a finanziarti è un tradimento di quell’ideale. Ciò non significa che il buddhista deve essere sempre povero, ma significa che non deve cercare la ricchezza, perché essa può venire solo come un dono e mai come una pretesa.
Per cui vanno bene i matrimoni, vanno bene gli insegnanti nelle scuole (perché sono i singoli ad essere pagati e non il movimento), vanno bene le visite in carcere o in ospedale, ma non il finanziamento pubblico.
Sono certo che Markus è d’accordo.
Mi permetto però di farti, caro Markus, una osservazione fraterna:
Tu dici che i monaci (i religiosi) sono tutti uguali, ossia pigri, presuntuosi, ipocriti ecc… Io capisco che facendo parte della Soka Gakkai, che è nata dalla scissione con il corpo religioso del buddhismo di Nichiren e con cui ha avuto forti scontri in passato (il discorso del gonzo ecc…), tu sia portato ad avere una certa posizione, ma è una posizione di parte e dovresti esserne consapevole.
Sostenere che tutti i religiosi sono uguali è ipergeneralizzare (contrario agli insegnamenti buddhisti), così come dire che sono tutti pigri ecc. anche questo è ipergeneralizzare.
Premesso questo anche io credo che il vero buddhismo sia quello che tu definisci “laico”, non perché esista un buddhismo laico ed uno religioso, ma perché il buddhismo è essenzialmente pratica di vita, per cui solo chi vive la vita vera può essere e diventare un vero buddhista. Ma sono anche convinto che ognuno di noi possa e debba essere “monaco” e “religioso” nella propria vita, diventando maestro quando serve agli altri e allievo quando può imparare.
Premesso ciò voglio farti riflettere sul ruolo di ogni singolo individuo. Prendiamo il tuo “amico diventato monaco”, è probabile che abbia capito poco del buddhismo, che usi la propria posizione per avere privilegi ecc., ma anche lui può essere un maestro per te e per gli altri. Forse in certe cose ha un pensiero profondo ed è portatore di grandi valori che se riesci a capire e fare tuoi possono arricchirti tantissimo.
Il fatto che abbia alcune idee sbagliate non significa che le abbia tutte così. Forse è un maestro che aspetta di essere scoperto, oppure è il tuo allievo che aspetta solo di capire da te il buddhismo, o alcune cose di esso, o più probabilmente può essere entrambi, un allievo ed un maestro.
Io sono tendenzialmente lamaista, ciò non significa che prenda per oro colato la parola del Dalai Lama, non so cosa pensi dell’omosessualità (x Flavio) e non mi interessa perché so cosa penso io dell’omosessualità, ed io solo sono la luce di me stesso. So per certo che il Dalai Lama crede molto di più alla medicina tradizionale tibena che non a quella occidentale, so che crede che i moscerini si “creano” dall’umidità, che crede nella possibilità di reincarnazione in divinità oppure in esseri demoniaci. Io non credo in queste cose, credo nella medicina occidentale perché credo nel suo metodo, che ha tra l’altro dimostrato che nulla si crea dal nulla (nemmeno i moscerini) e non credo in esseri divini o demoniaci, ma solo negli uomini. Con ciò non giudico il Dalai Lama, anzi, sono consapevole che è un essere umano, che può sbagliare (rectius che spesso sbaglia), che io credo in certe cose in cui credo e che non cambierò la mia idea per fare piacere a nessuno, ma solo se capirò di avere sbagliato. Premesso ciò vedo il Dalai Lama per quello che è, un uomo che ha riflettuto tanto su tante cose, con i suoi limiti, ma anche con le sue grandi conoscenze, la sua profondità, la sua intelligenza e questo mi spinge a volerne conoscere il pensiero. Non tanto per imparare, ma per riflettere, perché il grande maestro non insegna (inculca) all’allievo, ma fa sì che questo impari, spingendolo a riflettere. Ed è l’allievo a permettere al maestro di essere un buon o un cattivo maestro.
Per concludere, per un buddhista, in ogni situazione, in ogni persona c’è un potenziale maestro, sta all’allievo scoprirlo ed imparare.

Chris

Da Buddhista UBI sono d’accordo con “lacrime e sangue”
Il buddhismo nasce e vive come religione mendicante, Buddha Gautama era un ricco che ha lasicato tutto alla ricerca del vero sè, della verità e della pace. Accettare finanziamenti pubblici attraverso un sistema che obbliga anche chi non vuole a finanziarti è un tradimento di quell’ideale. Ciò non significa che il buddhista deve essere sempre povero, ma significa che non deve cercare la ricchezza, perché essa può venire solo come un dono e mai come una pretesa.
Per cui vanno bene i matrimoni, vanno bene gli insegnanti nelle scuole (perché sono i singoli ad essere pagati e non il movimento), vanno bene le visite in carcere o in ospedale, ma non il finanziamento pubblico.
Sono certo che Markus è d’accordo.
Mi permetto però di farti, caro Markus, una osservazione fraterna:
Tu dici che i monaci (i religiosi) sono tutti uguali, ossia pigri, presuntuosi, ipocriti ecc… Io capisco che facendo parte della Soka Gakkai, che è nata dalla scissione con il corpo religioso del buddhismo di Nichiren e con cui ha avuto forti scontri in passato (il discorso del gonzo ecc…), tu sia portato ad avere una certa posizione, ma è una posizione di parte e dovresti esserne consapevole.
Sostenere che tutti i religiosi sono uguali è ipergeneralizzare (contrario agli insegnamenti buddhisti), così come dire che sono tutti pigri ecc. anche questo è ipergeneralizzare.
Premesso questo anche io credo che il vero buddhismo sia quello che tu definisci “laico”, non perché esista un buddhismo laico ed uno religioso, ma perché il buddhismo è essenzialmente pratica di vita, per cui solo chi vive la vita vera può essere e diventare un vero buddhista. Ma sono anche convinto che ognuno di noi possa e debba essere “monaco” e “religioso” nella propria vita, diventando maestro quando serve agli altri e allievo quando può imparare.
Premesso ciò voglio farti riflettere sul ruolo di ogni singolo individuo. Prendiamo il tuo “amico diventato monaco”, è probabile che abbia capito poco del buddhismo, che usi la propria posizione per avere privilegi ecc., ma anche lui può essere un maestro per te e per gli altri. Forse in certe cose ha un pensiero profondo ed è portatore di grandi valori che se riesci a capire e fare tuoi possono arricchirti tantissimo.
Il fatto che abbia alcune idee sbagliate non significa che le abbia tutte sbagliate. Forse è un maestro che aspetta di essere scoperto, oppure è il tuo allievo che aspetta solo di capire da te il buddhismo, o alcune cose di esso, o più probabilmente può essere entrambi, un allievo ed un maestro.
Io sono tendenzialmente lamaista, ciò non significa che prenda per oro colato la parola del Dalai Lama, non so cosa pensi dell’omosessualità (x Flavio) e non mi interessa perché so cosa penso io dell’omosessualità, ed io solo sono la luce di me stesso. So per certo che il Dalai Lama crede molto di più alla medicina tradizionale tibena che non a quella occidentale, so che crede che i moscerini si “creano” dall’umidità, che crede nella possibilità di reincarnazione in divinità oppure in esseri demoniaci. Io non credo in queste cose, credo nella medicina occidentale perché credo nel suo metodo, che ha tra l’altro dimostrato che nulla si crea dal nulla (nemmeno i moscerini) e non credo in esseri divini o demoniaci, ma solo negli uomini. Con ciò non giudico il Dalai Lama, anzi, sono consapevole che è un essere umano, che può sbagliare (rectius che sbaglia), che io credo in certe cose in cui credo e che non cambierò la mia idea per fare piacere a nessuno, ma solo se capirò di avere sbagliato. Premesso ciò vedo il Dalai Lama per quello che è, un uomo che ha riflettuto tanto su tante cose, con i suoi limiti, ma anche con le sue grandi conoscenze, la sua profondità, la sua intelligenza e questo mi spinge a volerne conoscere il pensiero. Non tanto per imparare, ma per riflettere, perché il grande maestro non insegna (inculca) all’allievo, ma fa sì che questo impari, spingendolo a riflettere. Ed è l’allievo a permettere al maestro di essere un buon o un cattivo maestro.
Per concludere, per un buddhista, in ogni situazione, in ogni persona c’è un potenziale maestro, sta all’allievo scoprirlo ed imparare.

Chris

Da Buddhista UBI sono d’accordo con “lacrime e sangue”
Il buddhismo nasce e vive come religione mendicante, Buddha Gautama era un ricco che ha lasicato tutto alla ricerca del vero sè, della verità e della pace. Accettare finanziamenti pubblici attraverso un sistema che obbliga anche chi non vuole a finanziarti è un tradimento di quell’ideale. Ciò non significa che il buddhista deve essere sempre povero, ma significa che non deve cercare la ricchezza, perché essa può venire solo come un dono e mai come una pretesa.
Per cui vanno bene i matrimoni, vanno bene gli insegnanti nelle scuole (perché sono i singoli ad essere pagati e non il movimento), vanno bene le visite in carcere o in ospedale, ma non il finanziamento pubblico.
Sono certo che Markus è d’accordo.
Mi permetto però di farti, caro Markus, una osservazione fraterna:
Tu dici che i monaci (i religiosi) sono tutti uguali, ossia pigri, presuntuosi,ecc… Io capisco che facendo parte della Soka Gakkai, che è nata dalla scissione con il corpo religioso del buddhismo di Nichiren e con cui ha avuto forti scontri in passato (il discorso del gonzo ecc…), tu sia portato ad avere una certa posizione, ma è una posizione di parte e dovresti esserne consapevole.
Sostenere che tutti i religiosi sono uguali è ipergeneralizzare (contrario agli insegnamenti buddhisti), così come dire che sono tutti pigri ecc. anche questo è ipergeneralizzare.
Premesso questo anche io credo che il vero buddhismo sia quello che tu definisci “laico”, non perché esista un buddhismo laico ed uno religioso, ma perché il buddhismo è essenzialmente pratica di vita, per cui solo chi vive la vita vera può essere e diventare un vero buddhista. Ma sono anche convinto che ognuno di noi possa e debba essere “monaco” e “religioso” nella propria vita, diventando maestro quando serve agli altri e allievo quando può imparare.
Premesso ciò voglio farti riflettere sul ruolo di ogni singolo individuo. Prendiamo il tuo “amico diventato monaco”, è probabile che abbia capito poco del buddhismo, che usi la propria posizione per avere privilegi ecc., ma anche lui può essere un maestro per te e per gli altri. Forse in certe cose ha un pensiero profondo ed è portatore di grandi valori che se riesci a capire e fare tuoi possono arricchirti tantissimo.
Il fatto che abbia alcune idee sbagliate non significa che le abbia tutte sbagliate. Forse è un maestro che aspetta di essere scoperto, oppure è il tuo allievo che aspetta solo di capire da te il buddhismo, o alcune cose di esso, o più probabilmente può essere entrambi, un allievo ed un maestro.
Io sono tendenzialmente lamaista, ciò non significa che prenda per oro colato la parola del Dalai Lama, non so cosa pensi dell’omosessualità (x Flavio) e non mi interessa perché so cosa penso io dell’omosessualità, ed io solo sono la luce di me stesso. So per certo che il Dalai Lama crede molto di più alla medicina tradizionale tibena che non a quella occidentale, so che crede che i moscerini si “creano” dall’umidità, che crede nella possibilità di reincarnazione in divinità oppure in esseri demoniaci. Io non credo in queste cose, credo nella medicina occidentale perché credo nel suo metodo, che ha tra l’altro dimostrato che nulla si crea dal nulla (nemmeno i moscerini) e non credo in esseri divini o demoniaci, ma solo negli uomini. Con ciò non giudico il Dalai Lama, anzi, sono consapevole che è un essere umano, che può sbagliare (rectius che sbaglia), che io credo in certe cose in cui credo e che non cambierò la mia idea per fare piacere a nessuno, ma solo se capirò di avere sbagliato. Premesso ciò vedo il Dalai Lama per quello che è, un uomo che ha riflettuto tanto su tante cose, con i suoi limiti, ma anche con le sue grandi conoscenze, la sua profondità, la sua intelligenza e questo mi spinge a volerne conoscere il pensiero. Non tanto per imparare, ma per riflettere, perché il grande maestro non insegna (inculca) all’allievo, ma fa sì che questo impari, spingendolo a riflettere. Ed è l’allievo a permettere al maestro di essere un buon o un cattivo maestro.
Per concludere, per un buddhista, in ogni situazione, in ogni persona c’è un potenziale maestro, sta all’allievo scoprirlo ed imparare.

Chris

Da Buddhista UBI sono d’accordo con “lacrime e sangue”
Il buddhismo nasce e vive come religione mendicante, Buddha Gautama era un ricco che ha lasicato tutto alla ricerca del vero sè, della verità e della pace. Accettare finanziamenti pubblici attraverso un sistema che obbliga anche chi non vuole a finanziarti è un tradimento di quell’ideale. Ciò non significa che il buddhista deve essere sempre povero, ma significa che non deve cercare la ricchezza, perché essa può venire solo come un dono e mai come una pretesa.
Per cui vanno bene i matrimoni, vanno bene gli insegnanti nelle scuole (perché sono i singoli ad essere pagati e non il movimento), vanno bene le visite in carcere o in ospedale, ma non il finanziamento pubblico.
Sono certo che Markus è d’accordo.
Mi permetto però di farti, caro Markus, una osservazione fraterna:
Tu dici che i monaci (i religiosi) sono tutti uguali, ossia pigri, presuntuosi,ecc… Io capisco che facendo parte della Soka Gakkai, che è nata dalla scissione con il corpo religioso del buddhismo di Nichiren e con cui ha avuto forti scontri in passato (il discorso del gonzo ecc…), tu sia portato ad avere una certa posizione, ma è una posizione di parte e dovresti esserne consapevole.
Sostenere che tutti i religiosi sono uguali è ipergeneralizzare (contrario agli insegnamenti buddhisti), così come dire che sono tutti pigri ecc. anche questo è ipergeneralizzare.
Premesso questo anche io credo che il vero buddhismo sia quello che tu definisci “laico”, non perché esista un buddhismo laico ed uno religioso, ma perché il buddhismo è essenzialmente pratica di vita, per cui solo chi vive la vita vera può essere e diventare un vero buddhista. Ma sono anche convinto che ognuno di noi possa e debba essere “monaco” e “religioso” nella propria vita, diventando maestro quando serve agli altri e allievo quando può imparare.
Premesso ciò voglio farti riflettere sul ruolo di ogni singolo individuo. Prendiamo il tuo “amico diventato monaco”, è probabile che abbia capito poco del buddhismo, che usi la propria posizione per avere privilegi ecc., ma anche lui può essere un maestro per te e per gli altri. Forse in certe cose ha un pensiero profondo ed è portatore di grandi valori che se riesci a capire e fare tuoi possono arricchirti tantissimo.
Il fatto che abbia alcune idee sbagliate non significa che le abbia tutte sbagliate. Forse è un maestro che aspetta di essere scoperto, oppure è il tuo allievo che aspetta solo di capire da te il buddhismo, o alcune cose di esso, o più probabilmente può essere entrambi, un allievo ed un maestro.
Per concludere, per un buddhista, in ogni situazione, in ogni persona c’è un potenziale maestro, sta all’allievo scoprirlo ed imparare.

Chris

Da Buddhista UBI sono d’accordo con “lacrime e sangue”
Il buddhismo nasce e vive come religione mendicante, Buddha Gautama era un ricco che ha lasicato tutto alla ricerca del vero sè, della verità e della pace. Accettare finanziamenti pubblici attraverso un sistema che obbliga anche chi non vuole a finanziarti è un tradimento di quell’ideale. Ciò non significa che il buddhista deve essere sempre povero, ma significa che non deve cercare la ricchezza, perché essa può venire solo come un dono e mai come una pretesa.
Per cui vanno bene i matrimoni, vanno bene gli insegnanti nelle scuole (perché sono i singoli ad essere pagati e non il movimento), vanno bene le visite in carcere o in ospedale, ma non il finanziamento pubblico.

Aldo Grano

@Markus : toglimi una curiosità, in questo o al primo post dove ci si possa reincontrare (non ho l’ ADSL e faccio fatica ad andare indietro nei post) : se il Buddismo è compatibile con l’ UAAR, chi ha creato questa anima che si reincarna e non muore mai e che rimane sempre attaccata al Karma senza staccarsene? Conosco abbastanza bene la Sokka Gakai, anche perchè ho amici ex-atei che si sono riavvicinati a un Dio, per quanto impersonale, tramite questa Associazione. E in casa tengono il Go-Honzo (scusa se non lo scrivo bene, non ricordo come si scrive). Adoriamo il Sutra del Loto della Buona Legge. Aldo

Giona

Markus ha ragione. I monaci sono tutti simili, anche quelli buddisti vivono senza lavorare e si sentono superiori, sempre con la verita’ e la morale in bocca.
Markus scrive: “ho incontrato una mia vecchia conoscenza diventato monaco buddista (…) ma pareva di parlare con un bigotto qualsiasi”. Non mi stupisce, infatti i monaci buddisti sono proprio dei bigotti, come tutti i monaci. Meditazione, cammino interiore, equilibrio, tutto fumo negli occhi, come la fraternita’ e la carita’ cristiana, promosse a parole o a pagamento.
Io piu’ ne conosco e piu’ li evito, sono PESSIMI e non gli darei mai un centesimo.

Giona

Markus ha ragione. I monaci sono tutti simili, anche quelli buddisti vivono senza lavorare e si sentono superiori, sempre con la verita’ e la morale in bocca.
Markus scrive: “ho incontrato una mia vecchia conoscenza diventato monaco buddista (…) ma pareva di parlare con un bigotto qualsiasi”. Non mi stupisce, infatti i monaci buddisti sono proprio dei bgotti, come tutti i monaci. Meditazione, cammino interiore, equilibrio, tutto fumo negli occhi, come la fraternita’ e la carita’ cristiana, promosse a parole o a pagamento.
Io piu’ ne conosco e piu’ li evito, sono PESSIMI e non gli darei mai un centesimo.

Giona

Chiedo scusa per i doppi post, ho di frequente difficolta’ nell’invio.

Daniele Gallesio

Per una volta sono d’accordo con Aldo Grano.

Ho frequentato anch’io delle riunioni (in case private) della Soka Gakkai, e i loro riti e oggetti rituali (Gohonzon, Gongyo, Daimoku, e quell’oggetto simile a una corona del Rosario (senza offesa né per i cattolici né per i buddhisti: semplicemente non ne ricordo il nome)) mi sono parse davvero poco compatibili coi principii dell’UAAR.

Alessandro S.

Aldo Grano scrive:
30 Novembre 2007 alle 01:11

@Markus : toglimi una curiosità, in questo o al primo post dove ci si possa reincontrare (non ho l’ ADSL e faccio fatica ad andare indietro nei post) : se il Buddismo è compatibile con l’ UAAR, chi ha creato questa anima che si reincarna e non muore mai e che rimane sempre attaccata al Karma senza staccarsene?

Cercherò di togliertela io. Nel buddhismo canonico non c’è anima, e quindi non c’è reincarnazione. La parola chiave ca ricercarsi in proposito è anatta, per il canone pali (relativo alla scuola buddhista più arcaica e rotodossa) e anatman, per il canone sanscrito. Cercando per “dottrina buddhista anatta” si trova abbastanza materiale; puoi leggere qualcosa qui, ad esempio: http://it.wikipedia.org/wiki/Anatman
«La dottrina dell’anātman è propria del Buddhismo, e afferma l’inesistenza dell’Ātman, cioè di un io individuale permanente. […] Con la dottrina dell’anātman il Buddhismo si contrappone nettamente all’induismo. Anatta (in pāli) è una parola composta dal prefisso negativo an, che significa “non”, e il termine atta, “anima”, dunque non ci rimane difficile a riferirci ad anattā con “non-anima” o “senza anima”. »
Nel buddhismo canonico, quello insegnato dal Buddha storico, quindi non esiste la reincarnazione, al contrario del brahmanesimo contemporaneo. Il Buddha parlava di “rinascita”, ossia di un effetto della volizione presente che condiziona, che influenza gli esseri che saranno nel futuro, che erediteranno le conseguenze delle azioni, delle parole e della volizione presente di ciascun individuo. Ma questo senza nessun’anima che trasmigri. Per quanto riguarda il kamma (pali) o karman (o karma, sanscrito), traduco il venerabile Nyanatiloka dal suo dizionario inglese-pâli:

karma (sanscrito), pāli: kamma: ‘azione’, correttamente
inteso denota le volizioni profittevoli o dannose (kusala-
e akusala-cetanā) e i loro fattori mentali concomitanti,
che causano la rinascita e modellano il destino degli
esseri. Queste volizioni karmiche (kamma cetanā) si
manifestano come azioni profittevoli o dannose tramite il
corpo (kāya-kamma), la parola (vacī-kamma) e la mente
(mano-kamma). E così il termine buddhista ‘karma’ in
nessun senso significa il risultato delle azioni e
certamente non indica il destino di un uomo, o magari
persino quello di intere nazioni (il cosiddetto karma
all’ingrosso o di massa), fraintendimenti che, per via
di influenze teosofiche, si sono diffusi ampiamente in
occidente.

“La volizione (cetanā), o monaci, è quello che
chiamo azione (cetanāhaṃ bhikkhave kammaṃ vadāmi),
che per via della volizione si compiono azioni con il
corpo, la parola o la mente… C’è karma (azione), o
monaci, che matura nell’inferno… karma che matura
nel mondo animale… karma che matura nel mondo degli
uomini… karma che matura nel mondo celeste…
Triplice, tuttavia, è il frutto del karma: quello che
matura nel corso della propria vita, (diṭṭa-dhamma-
vedanīya-kamma), quello che matura nella prossima
nascita (upapajja-vedanīya-kamma) e quello che matura
in ulteriori nascite (aparāparīya-vedanīya kamma)…”
(Anguttara Nikāya VI, 63).

Un’ultima nota. Nel buddhismo, sia theravada che mahayana, zen giapponese, vajrayana tibetano o chan o tendai cinese, non esiste il matrimonio buddhista. In Asia i monaci non officiano matrimoni. Il fatto che gli accordi con lo stato prevedano la
possibilità di celebrare matrimoni è sia una caratteristica
insita nella legislazione che si andrebbe ad applicare: per trattare
il buddhismo come le altre religioni che hanno già stilato un’intesa con lo
stato la cosa deve essere prevista, che poi se ne usufruisca oppure no.

Ciao,

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