Ad “Avvenire” non piace come il cardinal Martini elogia “l’ateo che è in noi”

È un crittogramma difficile da decifrare l’articolo di Elio Guerriero a pagina 29 di “Avvenire” del 20 novembre. Ma una cosa si capisce al volo. Che è un rimprovero al cardinale Carlo Maria Martini per quello che ha scritto sul “Corriere della Sera” di quattro giorni prima.Parlando della fede in Dio in un articolo sulla rivista “Kos” del San Raffaele, anticipato dal “Corriere”, Martini aveva scritto:

“Nessuno di noi è lontano dall’esperienza dell’ateismo o meglio dell’ignoranza su Dio. C’è in noi un ateo potenziale che grida e sussurra ogni giorno le sue difficoltà a credere. Su questo principio si fondava l’iniziativa della ‘Cattedra dei non credenti’, che voleva ‘porre i credenti in cattedra’ e ‘ascoltare quanto essi hanno da dirci della loro non conoscenza di Dio'”.

Su queste parole il “Corriere” è andato a nozze. Ha titolato: “C’è una voce in ognuno di noi che ci spinge a dubitare di Dio”. E nel lancio in prima pagina: “Il cardinale e la fede: la tentazione dell’ateismo”.

Ma al giornale della CEI la sortita del cardinale non è piaciuta per niente. Nella sua replica, intitolata “Dibattito. Le tenebre di Dio e la beatitudine dei semplici”, Guerriero richiama la “notte oscura” attraversata da Madre Teresa di Calcutta e san Giovanni della Croce, da Meister Eckart e Angelo Silesio, da santa Caterina da Siena e santa Teresa di Gesù Bambino. Per dire però che in Martini c’è “un salto logico e un distacco da questa tradizione”. La direzione verso cui muove il cardinale è “una crescente indistinzione tra fede e non fede”. Che rischia di mettere in pericolo la fede dei semplici, invece che proteggerla come un pastore della Chiesa dovrebbe.

Così Guerriero conclude la sua nota:

“Gesù affidò i poveri di spirito, i miti e i puri di cuore delle beatitudini agli apostoli e ai vescovi, con il compito di proteggerli perché possano restare fedeli nella loro confessione preziosa per i credenti e i non credenti…”.

Fonte: L’Espresso

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19 commenti

darik

uhm!? il cardinale martini starebbe bene nel comitato tra la hack e odifreddi!
averlo sarebbe un bel colpaccio…
dai raffaele; datti da fare e contattalo; forse in fondo è un galantuomo ke si
è stufato di raccontare frottole alla gente e, a fine carriera, ha deciso di rivelare come stanno veramente le cose…..
ke dici raffaele?
ke sono troppo ottimista?
beh, forse sì !?

😉 darik

Soqquadro

Ateismo non direi sia “ignoranza su dio”, direi che al massimo è un voler ignorare (tradotto come non considerare”) l`idea di un dio. Giochiamo con le parole?

kundalini444

Per i credenti l’ateo è qualcuno che “ancora non ha capito come stanno le cose VERAMENTE”.
Per loro l’ateo è uno che non crede per difetto di conoscenza, non per scelta.

E’ questo l’atteggiamento paternalistico di Martini, tutto sommato: egli guarda all’ateismo come un padre guarda bonariamente i figli che ancora devono crescere e maturare, e si compiace di quanto sarà soddisfacente educarli e guidarli nella strada verso la Verità assoluta che egli possiede.

Marco.g

Se ho ben capito all’Avvenire hanno interesse a mantenere la gente “semplice”: e poi chi glielo dà un lavoro?

ciceracchio 2la vendetta

IL CARDINAL ,MARTINI : L’UNICO CHE STIMO DENTRO LA GERARCHIA ECLESIA.
UN UOMO ILLUMINATO ,, FORSE PER QUESTO NON ‘E STATO FATTO PAPA….

Sunrise

Sinceramente, non pare un elogio neanche a me… è il lato buonista della stessa intolleranza verso chi non la pensa come loro… E in conclusione sono d’accordo con Guerriero: si possono occupare giusto dei poveri di spirito, gli altri da tempo non li ascoltano più!

Sailor-Sun

Ho letto l’intervista al cardinal martini, e non mi è piaciuta per niente: Martini descrive l’ateismo come una tentazione diabolica, e invita la gente a non cadere nella non fede.
“Dovete continuare a credere, dovete continuare ad ignorare, dovete continuare a darci l’8×1000 perchè il vero dio è il nostro.”
Concordo col fatto che sia uno dei prelati meno dogmatici, ma sempre prete resta.

Marco

Io elogio l’ateo punto e basta 😀 che sia dentro o fuori poco importa!

Silesio

Martini è ancora più “pericoloso” di Ratzinger. Gli avversari che fingono di essere amici sono ancora più insopportabili di coloro che ti affrontano a viso aperto. Sono come i giocatori si scacchi che, con più lungimiranza, ti tendono una trappola mortale. L’ateo “che è in noi” non esiste, ossia l’ateismo non è “endemico” ma è piuttosto il risultato di un processo di coscienza e conoscenza. Martini rovescia il piatto in tavola e vorrebbe porre la religione come un risultato di una conquista e non come uno stadio primitivo superato dalla storia.

Jean Meslier

Non so se avete mai letto il newsgroup it.cultura.cattolica, lì il cardinale Martini è uno dei bersagli preferiti. Troppo progressista per quel covo di fascisti 🙂

Ultimamente parlano anche di noi…

faidate

Uomini (e donne) di poca fede, recitate l’atto di (mala)fede!

Fede quanto sei bella!
L’ateo che hai dentro preme:
non vuol perder la speme
smarrita pecorella
La grazia santa faccia
redimermi ch’io possa
dentro fino alle ossa
senza perder la faccia.
Statolaico lo dice
Il gin con il martini
e quattro salatini
E lui vi benedice.

Il Filosofo Bottiglione

grande Martini!
è riuscito a far incavolare i credenti con quella immagine dell’ateo dentro, come un parassita che ti divora, una tenia indicibile.
poi è riuscito a far incavolare anche gli atei, poichè ad un ateo non piace l’idea di ignorare.
però questa definizione dell’ignoranza di dio è una roba vecchia, il solito concetto pretesco che a chi non vede dio mancano gli strumenti per percepire questa grandiosità, quindi non mi stupisco che anche Martini lo usi, mi pare che anche lui sia uno del clero.
invece l’immagine dell’ateo dentro che ti rode, mi piace e aggiungo: carissimi credenti non opponete resistenza, lasciatevi dominare dall’ateo, vedrete che vi risveglierete migliori.

Massimo

Cos’è cambiato?
Il 21 marzo del 1869 Alessando Herzen, fisiologo russo, tenne al museo di Storia Naturale di Firenze una conferenza dal titolo: “Sulla parentela fra l’uomo e le scimmie”. Il giornale La Nazione nel numero del 24 marzo diede un riassunto della lettera di Herzen, accettandone le conclusioni…
Il sacerdote Raffaello Lambruschini, professore di pedagogia e sovrintendente all’Istituto di Studi Superiori di Firenze… indirizzò al giornale una lettera… nella quale affermava… “Se il sig. Herzen si proponeva di recare al soggetto da lui preso a trattare, qualche nuova illustrazione, egli doveva rivolgersi agli scienziati, doveva considerare quanto potesse conferire all’educazione morale e civile del popolo l’annunzio della nostra parentela, anzi filiazione, da una bestia”…(.).
Helzen a proposito dell’invito alla cautela testé riportato, così si espresse: “Da lungo tempo noi non udimmo esprimere così francamente la brama clericale dell’ignoranza [obbligatoria] del popolo”…(.).

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