Fortuna che c’è il Gay Pride

Per fortuna che c’è il Pride.
Cosa accadrebbe se il 16 giugno non si svolgesse il Pride a Roma? Ci sarebbe un buco tremendo per i diritti civili, da riempire con la lentezza di una politica tremebonda di tanto centro-sinistra, al contrario del trionfalismo annullante e famelico del centro destra. Opportunismo contro tatticismo confuso, e su tutto i Pezzotta e le Roccella a dipingere un Italia azzurro Madonna. Che blasfemia la politica divina, e che tristezza la politica arrancante.
Se in questi giorni non ci fosse il Pride, in Italia si parlerebbe solo del Family Day, trascinando nei mesi e mesi successivi un’irreale e stupefacente rappresentazione del nostro paese. La conseguenza ovvia è che l’appuntamento del 16 giugno nella Capitale non rappresenterà solo il corteo rivendicativo, orgoglioso e festoso, degli omosessuali e dei transessuali; sarà l’occasione unica e formidabile di dare una pronta risposta che riassesti lo stato surreale della discussione politica e culturale attuale. Per fare ciò c’è una sola possibilità: partecipazione massiccia e di valore. La solidarietà sulla cosiddetta questione lesbica, gay, bisessuale e transessuale non sarà un puro gesto di vicinanza o simpatia, ma l’opportunità per chiunque di testimoniare la scelta per un paese laico e plurale. Non solo. Sarà anche l’occasione d’oro per le forze politiche di centro-sinistra di chiarirsi le idee, di spiegare se le hanno e di che tipo sono. Non solo. Per tutte le persone di fede cattolica sarà un spunto per reagire ad un integralismo che li vorrebbe rappresentare e inglobare.
Grazie a Dio c’è il Pride, un dono gay per tutti gli uomini di buona volontà, per una sinistra smarrita da rinserrare, per ricordare che l’inno di Mameli canta anche della divisione fra Stato e Chiesa, per sottolineare ai credenti che Dio non parteggia a San Giovanni.
Per fortuna che c’è il Pride, per ogni singolo omosessuale e transessuale un giorno di liberazione da una strumentalizzazione orrenda, momento di reazione e di affermazione. Il Family Day è stato solo l’ultimo atto di un anno di polemiche capziose scatenate dal primo timidissimo tentativo di dare un riconoscimento minimo alle coppie di fatto, ma soprattutto alle coppie omosessuali. A ben vedere il topolino Dico, nato zoppo e moribondo, è stato partorito da un elefante cieco, immagine di uno stile di governo antico e pesante, che non sa seguire i mutamenti della società. Dall’altra parte la Chiesa, la destra, e vari spezzoni di centro hanno scatenato una reazione, anche con il Family Day, che è andata ben oltre la possibile legge. In effetti la ragione immediata di tutto ciò è bloccare qualsiasi tipo di riconoscimento giuridico e sociale alle persone omosessuali. Ma il fine vero e più generale è quello di creare da un lato una parvenza d’identità politico-morale alla destra, dall’altro una legittimazione per un nuovo soggetto politico cattolico. Gli omosessuali e i transessuali sono dunque stati usati per un puro disegno politico lontano dalle loro vite. C’è inoltre lo scopo, sempre più esplicito, di costruire mattoncino dopo mattoncino un nuovo percorso sui diritti civili, sui diritti delle donne, sulle questioni “private”, che si identifichi sempre più con i canoni ecclesiastici. Un esempio di questi giorni, post Family Day, è la bozza di modifiche alla legge sull’aborto proposte alla conferenza sulla famiglia promossa dalla Bindi. […]

Il testo integrale dell’articolo di Rossana Praitano è stato pubblicato sul sito di Liberazione

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11 commenti

Charles

Secondo gli organizzatori, un milione di persone hanno partecipato al Family Day. Visto che tutta la popolazione di Italia appartiene in un modo o l’altro ad una famiglia, questo rappresenta una partecipazione grosso modo di uno su sessanta. Allora, basta arrivare a centomila per superarla, in termini percentuali. Ma sarebbe ancora più bello superarla in termini assoluti. Ce la possiamo fare! Portiamo i nostri amici, i nostri genitori, i nostri figli. Portiamo i nostri colleghi e vicini di casa. Portiamo l’altra italia!

archibald.tuttle

“per ricordare che l’inno di Mameli canta anche della divisione fra Stato e Chiesa”

mmm mi sono perso qualcosa? quando e’ che parla della divisione tra stato e chiesa? quando dice “Uniti per Dio Chi vincer ci può”? o quando dice ” l’Unione, e l’amore Rivelano ai Popoli Le vie del Signore”?

Charles

@ flavio

come dicevo “…tutta la popolazione di Italia appartiene in un modo o l’altro ad una famiglia…”, sia per nascita (tutti) sia per scelta (chi ha legami affettivi, come dice il DICO)…

anch’io tengo famiglia: il mio partner da 21 anni.

Nikky

Anche se non sono lesbica parteciperò molto volentieri per manifestare la mia solidarietà verso la “causa omosessuale” che detto così sembra che coinvolga solo gli omosessuali e che invece coinvolge tutti i cittadini che hanno a cuore il futuro del proprio paese, un paese dove non ci saranno più discriminazioni verso il diverso” ma che la diversità venga considerata una forma di progresso

Il Conte di Saint Germain

Ragazzi vi voglio tutti al gay pride, io da anni ci vado con sorelle, amiche e genitori e ovviamente lo farò anche quest’anno

jeeezuz

Sinceramente, non sono mai stato troppo favorevole ai gay pride, per il semplice motivo che mi sembrano solo nocivi agli stessi gay. Più che una manifestazione per dei chiedere diritti pare più una carnevalata. Secondo me sarebbe molto meglio se organizzassero qualcosa di più sobrio, con conferenze in pizza a cui far partecipare personaggi famosi ed intellettuale. In questo modo creerebbero più consenso. Invece, sfilando in perizoma su carri musicali, il massimo che ottengono sono gli insulti degli automobilisti di Roma.

PS: comunque penso che i Romani debbano proprio avere una bella pazienza con tutte ste manifestazioni che gli fanno in casa…

Ren

Nikky, grazie per le tue parole. Sei una Italiana che fa onore al paese. Lo dico senza alcuna retorica, nel modo più semplice possibile.

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