Ragusa: i genitori ritirano i figli dalla scuola per la presenza di un disabile

Da una settimana i genitori della media Vann’Antò di Ragusa non mandano i figli a scuola: non sopportono più che i loro bambini dividano la seconda G con un ragazzino disabile con gravi problemi psichici. “E’ aggressivo – ammette Gaetana Tuminello, provveditore vicario di Ragusa – ma è un essere umano e come tale dobbiamo rispettalo senza però dimentare di proteggere gli altri scolari”.
Anche questa mattina il ragazzino ha aggredito l’insegnante di sostegno e la preside dell’istituto è stata costretta a richiedere l’intervento di una volante del 113 per riportare la calma nella classe. E non è l’unico episodio: nei giorni scorsi se ne sono verificati altri che hanno messo in allarme i genitori degli alunni. E’ intenzione dell’autorità scolastiche provinciali trovare una soluzione che consenta di non emarginare il disabile e permetta il regolare svolgimento delle lezioni.
Gaetana Tulminello, provveditore vicario di Ragusa, conosce bene il caso: “Il bambino è affetto da gravi disturbi. Era seguito da un maestro d’appoggio alle elementari; ha un professore di sostegno anche adesso che frequenta la media. Ma nel frattempo è cresciuto, oramai è un bambino di cento chili che ha acquisito una forza fisica non indifferente, capace di travolgere tutto ciò che trova sul suo passaggio, una porta, una vetrata, come un professore o un compagno di classe. Dobbiamo contenere questa sua “esuberanza”, garantendo da un lato il diritto all’istruzione e all’incolumità degli altri scolari, e dall’altro rispettando il bambino che, sopra ogni altra cosa, è un essere umano, con i suoi diritti e le sue fragilità. E’ un problema di difficile soluzione, a cui però stiamo pensando da tempo e a cui presto troveremo una soluzione”.

Fonte: repubblica.it

16 commenti

NETZER

l’emarginazione è una brutta cosa e non rappresenta mai una soluzione
bisogna dire però che il problema di uno non può diventare il problema di molti: è una tragedia ma, se non si trova il modo di garantire la sicurezza degli altri bambini, è inevitabile che venga allontanato

Aldo

Netzer, non certo da me ma temo che ti beccherai del razzista per quest’affermazione (che condivido).

Francy by Toscana

Da me non si becca del razzista, io condivido perfettamente il pensiero di Netzer.

robi

Anch’io sono d’accordo con Netzer. Però vorrei soffermarmi sul titolo della repubblica : “C’E’ UN DISABILE E LA CLASSE SI SVUOTA” . Si tratta di un titolo emblematico . Mi dispiace per La Repubblica , che leggo spesso, ma questo è giornalismo alla Ferrara . Il lettore distratto che scorre i titoli è portato a pensare che un povero handicappato venga discriminato da una classe di razzisti. Non è così. La struttura scolastica non può gestire il problema di un malato psichico di 100kg violento (così pare) e gli altri utenti , per evitare il peggio, ragionevolmente si allontanano. Vi sono molti modi di porgere un problema. A volte volendo combattere l’emarginazione si creano titoli falsi che compromettono la credibilità di un giornale e, in sostanza, fanno sorgere il dubbio che tutte le campagne antirazziste di quel giornale siano false.

Francy by Toscana

hai ragionissima Robi..così a prima vista sembrerebbe un’emarginazione del povero disabile..il titolo fa equivocare e molto.

Daniele Gallesio

Ha ragione Robi sul “titolo bomba”.

Purtroppo quella del titolo fuorviante è una prassi… E non solo di “la Repubblica”, purtroppo…

Enrico Bacciardi

Effettivamente il fatto che il bambino sia disabile non è la causa del ritiro degli alunni, quanto il fatto che sia “problematico” da gestire. Alle elementari un mio compagno psicotico ogni tanto interrompeva le lezioni (sporadicamente) lanciando grida disumani ed acutissime; l’unica soluzione era che la maestra di sostegno lo portasse fuori dall’aula. Certo, se avesse passato la mattina a gridare credo che i genitori degli altri alunni si sarebbero (giustamente) preoccupati del livello di educazione dei loro figli.

Se proprio non c’è altra soluzione e questo ragazzo impedisce fisicamente lo svolgersi delle lezioni, oltre la giusta e dovuta tolleranza ed oltre gli sforzi di integrazione… beh… purtroppo razionalmente non mi viene in mente nulla a parte un istituto attrezzato per seguire alunni problematici come lui.

emel

In realta’ la redazione di La Repubblica e’ una cosa.

Quella di repubblica.it e’ tutt’altro.
Ed e’ molto molto peggio. Di fatto fa concorrenza a novella3000 per la qualita’ del “giornalismo”.

Silvia Viterbo

Anch’io alle medie avevo un compagno con gravi problemi psichiatrici e che spesso era violento con insegnanti e noi studenti… la convivenza non è stata certo facile…
Comunque anch’io volevo porre l’accento sull’ipocrisia tanto dei media quanto dell’opinione pubblica in merito a questi problemi: se si vuole veramente fare qualcosa per i malati psichiatrici, soprattutto se così giovani, ci si dovrebbe preoccupare non tanto di integrarli (che è spesso una velleità, fintanto che la malattia sussiste) quanto di CURARLI! Anche se questo dovesse comportare il temporaneo allontanamento dalla famiglia e dalla scuola per accoglierli in strutture idonee. I malati psichiatrici oggi sono abbandonati a loro stessi e le famiglie dei malati non possono seriamente contare su nessuno e devono gestire il problema a livello domestico: è una vera tragedia.

Carlo Blangiforti

Scrivo da Ragusa:
– non è una novità che si attragga l’attenzione morbosa dei lettori con titoli fuorvianti, è l’ennesimo attacco mediatico contro la scuola pubblica e più in generale contro la PA;
– il problema dell’inserimento del disabile è troppo serio per poter essere liquidato con un titolone o un provvedimento del provveditorato: non si può delegare solo all’insegnante di sostegno (presente per 18 ore settimanali) la ‘gestione’ del disabile (in classe fino a 27 ore settimanali). Ci vorrebbero riforme profonde e strutturali della scuola: l’inserimento del disabile nella scuola è stato una grande prova di innovazione sullo scenario internazionale (ho visto cose raccapriccianti nelle Sonderschule tedesche), ma come la Basaglia, credo sia rimasta una riforma a metà.
– riguardo al caso specifico della ‘Vann’Antò’ c’è da dire che di questi casi ce ne sono centinaia: è venuto fuori in una scuola frequentata dalla Ragusa ‘bene’, ma cosa succede in tutte le periferie d’Italia? I dirigenti di quella scuola hanno probabilmete avuto più a cuore il buon nome dell’istituto che la sorte del ragazzo o la serenità dei compagni di classe.

Giovanni Cannì

Mille grazie al grande don Fortunato Di Noto, la cui ammirevole lungimiranza ci ha suggerito di guardare oltre, piuttosto che ripiegarci su noi stessi, oppure accusare una città di razzismo, indicando una felice strada risolutiva visitando il sito http://www.sma.altervista.org

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