Nuove polemiche sulla “conversione” di Renato Guttuso

Tra i primi anniversari nella bisaccia di questo inizio 2007 c’è anche il ventennale della morte di Renato Guttuso. Era il 18 gennaio. Con quel che ne seguì non fu solo il congedo di un artista celebre che lasciava un’impronta nella pittura del Novecento. Non ci riferiamo alle polemiche subito scoppiate circa la sua vita privata e il testamento. No. Ci riferiamo al fatto che Guttuso, perfettamente lucido secondo le parole di Natalino Sapegno, si spense riavvicinandosi alla fede cristiana. Per molti che consideravano Guttuso una specie di hidalgo comunista e ateo pittore, fu uno scandalo. Imperdonabile. […] Vado a rileggermi le dichiarazioni dell’allora monsignor Fiorenzo Angelini (poi cardinale), che intervistai subito dopo la morte di Guttuso per Jesus e Oggi. Dopo avermi detto che nella messa celebrata al Palazzo del Grillo il giorno del suo ultimo Natale l’artista s’era commosso e aveva pianto, che prima della messa, volendo riconciliarsi, s’era confessato, il prelato romano mi spiegò: «Renato è sempre stato un credente non praticante, e non praticante per le vicende della sua vita. In lui la fede, pur velata e sofferta, non è mai stata spenta. Non è il convertito nel senso di sant’Agostino. Non è stato mai ateo. Parliamo di conversione come miglioramento. Guttuso non amava rispondere a chi gli chiedeva della sua fede, e soprattutto del rapporto con la sua adesione politica. Questi uomini, soprattutto gli artisti, hanno una vita piena di grovigli, magari originariamente con cause e colpe estranee; io stesso ho più volte chiesto scusa per l’errato atteggiamento degli uomini di Chiesa».[…]

Il testo integrale dell’articolo di Maco Roncalli è stato pubblicato sul sito di Avvenire

Renato Guttuso era ateo. E’ stato costretto a convertirsi. E’ stato forzato, è stato obbligato. Di un malato terminale, intontito dagli psicofarmaci, dagli antidolorifici, dall’alcol, dalla paura di morire, fai quello che vuoi. E lui hanno voluto farlo morire in odore di santità. […] Se c’era una cosa che detestava erano gli intellettuali che, sentendo avvicinarsi la morte, si convertivano. Aborriva le conversioni di comodo. […] Una grande vittoria per monsignor Angelini, non c’è che dire. […] E’ chiaro che la conversione gliel’hanno strappata. […] Era di un ateismo assoluto. […] Si divertiva ad essere blasfemo.

Dichiarazioni di Marta Marzotto (credente), rilasciate oggi a “Repubblica”

13 commenti

g.b.

Risulta sempre difficile cogliere ciò che si agita nell’animo degli uomini, specialmente quando sono gravemente ammalati e si sentono prossimi alla fine. A prescindere comunque dal caso specifico, trovo assai ridicola e ipocrita la definizione di “credente non praticante”; dal momento che la chiesa cattolica non pretende le cinque preghiere al giorno e non impone stravaganti divieti alimentari, ma si limita a richiedere la frequenza alla messa domenicale e la confessione e comunione una volta all’anno, quali gravi impedimenti può avere un credente per non essere anche praticante? Beninteso, chi non va a messa può anche credere in Dio e apprezzare gli insegnamenti morali di Gesù, ma questo non significa aderire senz’altro alla religione cattolica.

Silvano Madasi

Motivo in più per la bonifica statistica.
Grrrr, che rabbia!!!
Ma come si fa a decontaminarsi dalla chiesa?
Adesso mi faccio un tatuaggio in fronte con scritto “sono ateo!”, anzi, mi metto una vertebra di titanio con incisa la scritta!

Domenico Faro

La conversione in fine della vita non vale un cazzo. Preti e credenti che si vantano di queste “redenzioni” sono degli illusi.

Le emozioni sono pulsioni naturali che possono venire modificate chimicamente; basti pensare a come agiscono i nuovi farmaci. Ma non solo, ci sono malattie che inducono nell’ammalato una forte paura (ad esempio il Parkinson vascolare) quindi non c’è niente di cui meravigliarsi.

Personalmente non mi frega nulla se qualcuno si converte in punto di morte.
L’importante è come quella vita è stata vissuta.

paolo di palmanova

Se si converte un ateo famoso, ottengono un utile d’immagine, se oltre ad essere famoso è anche ricco e senza eredi vicini, ottengono anche l’utile economico, ma quest’utimo non lo sbandierano più, in quanto potrebbe nuocere al primo. Comunque ho viste poche tonache accorrere al capezzale di moribondi indigenti. Non c’è nulla da meravigliarsi di qullo che fanno, è il loro mestiere, e nel professarlo se ne fregano di morale e di etica.

armando sala

Credo nella conversione.
Alcune valide motivazioni:

.Mons. Angelini, ministro della Sanità di Dio, gli avrà promesso i farmaci gratuiti e sigarette a prezzo di fabbrica. Per andare in Paradiso si fa questo e altro.

. era uno snob-stalinista e come tale disposto a piegare le proprie convinzioni allo stato di necessità del partito o personali, come capita agli intellettuali giullari del potere a cui non fa un baffo servire fascismo,comunismo, o spiegare alle masse il piacere dell’estremo sacrificio (delle masse) per l’IDEA, le loro idee, del momento.

charlotte

Scusate, ma chi avrebbe avuto “interesse” a far convertire a forza Guttuso? non capisco, ci sono molti atei anche famosi che muoiono da atei e nessuno ha da ridire, perché lui sarebbe stato “costretto”??? da chi e perché? è tanto strano che davvero alla fine della sua vita abbia magari riflettuto su certe cose? se non sbaglio anche Enzo Tortora era ateo e negli ultimi tempi si era riavvicinato alla fede. non vedo lo scandalo, sono cose personali e ognuno fa quello che vuole, no?

Sil

non trovo interessante la discussione e darei credibilità a chi, come Marta Marzotto, lo conosceva bene.

Sil

trovo molto più preoccupanti le conversioni sul campo di diversi politici della sinistra: a che cosa puntano con il loro ammiccare al mondo metafisico: a un posto in paradiso o all’elettorato cattolico?

Daniele Gallesio

x Charlotte:

No, non sarebbe poi così strano che si fosse realmente liberamente convertito in punto di morte.

Devi ammettere, però, che non è poi così difficile da credere nemmeno la tesi di Marta Marzotto.

Chi ha quale interesse a far convertire (o a dichiarare mendacemente l’avvenuta conversione) un personaggio famoso in punto di morte? Suvvia… è evidente: i preti, no?

Altrimenti che bisogno avrebbero di sbandierarlo? E’ un’arma di propaganda: Vedete? Anche Guttuso che faceva tanto l’ateo, in fin di vita si è cagato sotto e ha chiesto scusa a Dio: convertitevi finché siete in tempo!

Del resto è in linea con la pratica di benedire cadaveri di atei contro la volontà dei familiari negli obitori, far prendere i sacramenti agli atei per farli sposare coi cattolici in chiesa, battezzare i bambini contro il volere dei genitori… tutte pratiche assolutamente normali fino a pochi anni fa, e a volte ancor oggi. Tant’è che fra i seidcenti cattolici c’è ancora chi si stupisce se a Welby è stato negato il funerale cattolico…

Domenico Faro

paolo di palmanova scrive: “Se si converte un ateo famoso, ottengono un utile d’immagine,”..

Ciò è sicuramente vero! Però non possiamo farci niente; ci sarà sempre qualcuno che in punto di morte si convertirà a causa dei farmaci, delle malattie o della semplice paura.
Non resta che sottolineare e senza imbarazzo i motivi di queste “conversioni”.

In fin di vita se ne fanno di stronzate… Ad esempio con la confessione i preti assolvono i peggiori criminali. A me invece dispiace che abbiano scampato la giustizia.
Cos’è più importante come hanno vissuto o quella confessione dell’ultima ora??

Silvia

che povero dietto viene poi fuori da queste conversioni sul limitare della fossa…
Del genere vivo tutta la vita come porco mi pare e alla fine, giusto giusto vedi il caso che mi sbagliassi, parlotto un po’ col prete e mi candeggio l’esistenza.
In effetti è perfettamente in accordo con le ideologie del proselitismo: non conta chi tu fossi PRIMA, il passaggio di sponda ti sbianca più di omino bianco…
Da questo punto sono molto più serii gli assicuratori: se hai 90 anni e un tumore alla prostata mica te la fanno l’assicurazione sulla vita…

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