Prima donna presidente del tribunale Milano

Per la prima volta, il tribunale di Milano sarà guidato da una donna. Il Consiglio superiore della magistratura ha votato all’unanimità la proposta di affidare la gestione dell’ufficio giudicante milanese a Livia Pomodoro, attuale presidente del tribunale per i minori lombardo. La delibera sarà votata dal plenum nelle prossime settimane ma fin d’ora la notizia ha catalizzato i commenti favorevoli dell’intero mondo giudiziario.  […]
Attualmente sono pochissime le donne in Italia a capo di un ufficio giudiziario: secondo un’inchiesta di due anni fa del Csm, addirittura il 95% di procure e tribunali sono guidati da uomini, nonostante le donne rappresentino il 40% dei giudici e dei pm. Percentuali non dissimili anche negli uffici giudiziari europei. In Francia solo il 14% dei magistrati donna ricopre posti dirigenziali.
Livia Pomodoro corona la sua carriera dopo 42 anni in magistratura: ricoprirà un ruolo che a Milano mai è stato assolto da una donna. […]
In Spagna, Romania, ma anche in Francia, la maggioranza dei magistrati ai vertici degli uffici sono uomini. In Spagna, a svolgere incarichi equivalenti a quello di presidente di Corte d’appello, sono solo quattro donne e due siedono al Consiglio superiore. Pochi i dirigenti-donna anche in Romania e quasi tutte concentrate negli uffici che si occupano di minorenni. Un po’ meglio in Francia, dove il 14 per cento dei posti chiave vedono una presenza femminile.
Il “caso Italia” fu analizzato due anni fa dal Csm, con una ricerca finanziata dalla Commissione europea.
Nessuna donna è procuratore generale o presidente di Corte d’assise; nessuna di loro è in servizio alla procura nazionale antimafia. A dicembre 2004 erano solo 18 le donne ai posti di comando a fronte di 400 uomini, cioè il 5% del totale, nonostante fossero in tante a indossare la toga: 3.456 rispetto ai 5.481 colleghi maschi.
Ma non è solo questione di numeri: le donne che arrivano a fare il capo di un ufficio giudiziario – rivelò la ricerca – riescono ad aggiudicarsi solo posti che agli uomini non interessano perché meno importanti degli altri per numero di magistrati da gestire, come quelli di presidente o procuratore dei tribunali per i minorenni o di quelli di sorveglianza. Le ragioni sembrano sempre le stesse: sono legate all’organizzazione del lavoro e alle regole con cui si accede agli incarichi direttivi che penalizzano le donne. Per i compiti di vertice in magistratura si favorisce sempre chi ha più anzianità e le donne sono entrate in magistratura solo negli anni Sessanta.

Fonte: Repubblica.it 

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