Eutanasia di un tiranno

Anche la condanna a morte di Saddam Hussein offre l’occasione per parlare di Piergiorgio Welby. Anche Magdi Allam (L’Italia unita per la vita di Saddam, Il Corriere della Sera, 29 dicembre 2006) si addentra nei meandri etici e nell’oscurità dell’animo umano. […] Ma l’analogia più sballata deve ancora arrivare e ha dell’incredibile, per fare uso di uno splendido eufemismo.

Se così fosse, come mai — passando in ambito strettamente etico — il valore supremo della sacralità della vita dovrebbe valere nel caso di Saddam, mentre viene violato nel caso di Piergiorgio Welby? Come è possibile che coloro che hanno immaginato che l’esistenza di una persona più che vitale potesse essere sacrificata per accreditare il diritto all’eutanasia, siano gli stessi che ora difendono il diritto alla vita di un tiranno che per 35 anni ha esercitato l’eutanasia forzata nei confronti di un milione di iracheni?

Welby e Hussein: a questo ancora non ci eravamo arrivati. Forse Allam si sarebbe potuto rispondere da solo. E la prima risposta sarebbe stata: beh, certo, una prima forse insignificante differenza si chiama volontà o libertà personale o autodeterminazione (Saddam non vuole morire e addirittura si dichiara un martire, Welby voleva morire). Un desiderio individuale contro una imposizione di Stato. Poi forse, potrebbe continuare Allam, non mi sono informato a fondo sulle condizioni di Welby (che significa vitale, perché avrò scelto questo aggettivo? Sì certo, Welby è vivo, ma ha spiegato in modo semplice e inequivocabile la differenza tra vita biologica e vita intesa pienamente, tra sopravvivenza e vita, tra tortura e sofferenza). Infine, dovrebbe riflettere Allam, forse ho esagerato a parlare di sacrificio, mi sono lasciato prendere la mano. Ho giocato troppo con le parole: già sostenere che Welby sia stato strumentalizzato per affermare un diritto è discutibile, ma il sacrificio è davvero troppo. Come è troppo l’eutanasia forzata: è già abbastanza confusa e sporcata la discussione sull’eutanasia, perché aggiungere altro fango? Eutanasia forzata. Certo suona bene (suonerà bene ma che c’entra?). E poi richiama la morte pietosa del nazionalsocialismo, fa proprio una bella figura in chiusura del mio articolo. (Osceno, tutto questo è osceno – non mi servono altre parole).

Il testo integrale dell’articolo di Chiara Lalli è stato pubblicato sul blog Bioetica

8 commenti

RazionalMENTE.net

Cosa dire? La madre degli imbecilli è sempre incinta. Ormai di idiozie sulla vicenda Welby ne abbiamo sentite parecchie e sinceramente non credo che fossero tutti in buona fede. Allam o ci è o ci fa. Ma forse in molti casi, e questo ne è uno, lo xor andrebbe sostituito con un or o meglio ancora con un and.

davide

ma che cazzo c’entra mettere insieme welby e saddam? Cioè un conto è la morte di welby scelta da lui stesso perchè non considerava più vita quella che viveva e nettamente opposto è la condanna a morte di Saddam: capisco la rabbia verso uno che ha ucciso chiunque non gli andasse a genio, ma vogliamo parlare delle conseguenze per nulla rosee per la stabilità politica irachena che verranno dopo la morte di Saddam?

paolino

Sono pienamente d’accordo con Davide.
Ha già detto tutto lui, non aggiungo altro.

Maurizio

Allam pensa che il motivo per cui Pannella vuole salvare Saddam sia il rispetto della vita. Non è così. E’ il rispetto dello Stato di diritto, che per Pannella comprende il principio di riabilitazione, che è negato dalla pena di morte.

Gérard

Non pensavo che un giornale come il ” Corriere della Sera ” poteva pubblicare un giorno un articolo cosi demenziale …

Alrogo

è evidente la confusione logica di Allam…inutile pure tentare di fargli capire: il dialogo presuppone un interlocutore idoneo…con Allam è tempo perso…spiace solo leggere certe cose.

Gian Luigi Lancia

un conto è l’eutanasia, un conto è la pena di morte. eutanasia (dolce morte) è una scelta personale. la pena di morte è una morte voluta non da se stessi ma da altri. Buona libertà a tutti.

Commenti chiusi.