Caso Welby, gli interventi di Prodi e D’Agostino

Non poteva mancare, nella conferenza stampa di fine anno, un passaggio sul caso etico più coinvolgente e lacerante del momento. Prodi non si è sottratto a rispondere ad una scivolosa domanda su Welby e sui funerali cattolici negati. «Nel merito delle decisioni dell’autorità ecclesiastica non entro ha sottolineato il premier ma credo molto nella grandezza della misericordia di Dio». Come a dire: se gli uomini possono anche aver sbagliato, la giustizia sta senz’altro da un’altra parte. Il cattolico Prodi, quindi, non si sbilancia nel giudizio sull’operato del Vicariato di Roma. Concede, però, un’affermazione netta sul tema politico dell’eutanasia e sulla necessità di una legge che metta in condizione il malato terminale di rinunciare all’accanimento terapeutico. «Sono contrario all’eutanasia sottolinea ma anche all’accanimento terapeutico, una forma di angoscia in molti casi. Credo che il dolore umano vada rispettato e non strumentalizzato; non è un problema legislativo ma di costume, di delicatezza». […] ‘Strumentalizzato’ è la stessa parola che torna con forza nel fondo dell’Osservatore Romano a firma del bioeticista Francesco D’Agostino e intitolato «Pietà e Chiarezza». «Il dibattito intorno al caso Welby – scrive D’Agostino – è stato strumentalizzato con il fine evidente di alterare l’orientamento profondamente e istintivamente ostile all’eutanasia dominante in questo Paese». «La pietà, la massima pietà – si legge ancora – è richiesta quando ci si concentra su di un caso umano come quello di Piergiorgio Welby, un caso straziante, ancor più che doloroso». Tuttavia, «chiarezza, la massima chiarezza, è quella richiesta da un caso politico, come lo stesso Welby ha voluto che si considerasse il suo caso». La personale opinione dell’articolista è che, nel caso, si siano volute strumentalmente, «intenzionalmente e indebitamente confuse» le cure palliative con le pratiche «di sedazione robusta e irreversibile». Nell’erronea convinzione è sempre il parere di D’Agostino che uno dei doveri dei medici sia quello di aiutare i loro pazienti a morire «esaltando il principio di autodeterminazione del paziente». Il giornale del Vaticano intravede addirittura la possibilità disumana che «nella soppressione legale di tanti malati possano influire motivazioni politico-economiche», fatto assai diverso dall’umana pietà davanti ad un’indicibile sofferenza e al giusto «diritto» dei malati aspettarsi tutele dal sistema sanitario. […]

Fonte: GazzettadelSud.it

7 commenti

gianni

secondo me è un problema legislativo, senza una legge ben fatta non si risolve il problema, e resta comunque il fatto che un presidente del consiglio nello svolgere le sue funzioni deve dimenticare di aderire o di non aderire ad una religione, il suo compito istituzionale è di essere al servizio di TUTTI i cittadini ed agire in piena libertà di coscienza.

Andrea

“Sono contrario all’eutanasia sottolinea ma anche all’accanimento terapeutico”

Perfetta frase di equilibrismo rancido, degna di un don Abbondio.

Rudy

-Il giornale del Vaticano intravede addirittura la possibilità disumana che «nella soppressione -legale di tanti malati possano influire motivazioni politico-economiche»

noooo ma proprio loroooo???? me se agiscono esclusivamente in tutto su motivazioni politico-economiche.

Alessandro Capriccioli

Oltre alle consuete (e trite) considerazioni sulla presunta strumentalizzazione subita da Piergiorgio, e ad alcuni generici (ed altrettanto logori) richiami all’umana pietà, il bioeticista esprime il timore che «nella soppressione legale di tanti malati possano influire motivazioni politico-economiche»: come per dire che, una volta legalizzata l’eutanasia, ci si potrebbe liberare più facilmente della vecchia nonna che si è stanchi di assistere, o della quale fa gola l’eredità.
D’Agostino, tuttavia, non chiarisce perché tale eventualità non debba essere temuta, a maggior ragione, nei casi di soppressione illegale dei malati: se si ammette che qualcuno possa determinarsi ad operare una sbrigativa eliminazione avvalendosi di una procedura che si svolge alla luce del sole, con il rischio di essere scoperto e condannato, è lecito aspettarsi che costui sia viepiù incoraggiato a porre in essere lo scellerato tentativo utilizzando uno strumento del tutto clandestino, con maggiori possibilità che il suo gesto rimanga impunito.
Il buon D’Agostino, insomma, sembra voler sostenere il proprio punto di vista con un’argomentazione utile a dimostrare l’esatto contrario.
Sarà che il periodo dell’anno è propizio per gli autogol?
http://metilparaben.blogspot.com/2006/12/autorete-terminale.html

Commenti chiusi.