Indù e buddisti nepalesi: No al sacrificio di 2 milioni di animali

Un gruppo composto da riformisti di religione indù e buddista ha chiesto al governo ed alle autorità delle 2 religioni di bandire il sacrificio annuale di animali in onore della dea Durga, che in 3 giorni porta al macello oltre 2 milioni di animali. Le festività Dasai in onore della dea, una delle più amate del pantheon indù, si svolgono ogni anno per 10 giorni. Negli ultimi 3 giorni di festa, si sacrificano alla dea oltre 2 milioni di animali: galline, piccioni, oche e addirittura bufali. Questo sacrificio ha origine lontane ed è praticato sia dagli indù che dai buddisti che seguono la setta tantrica. Fino alle rivolte popolari dello scorso aprile contro il re Gyanendra – che hanno fatto divenire il Nepal uno Stato secolare – il Paese era considerato un “regno indù” e quindi il rito era intoccabile. Ora, la presenza di un governo democratico ha spinto molti gruppi di riformisti indù e persino alcuni buddisti a chiedere il bando totale del sacrificio, definito “diabolico”. […]

L’articolo completo è raggiungibile sul sito cattolico di AsiaNews

11 commenti

mangiapreti

Mi sembra ridicolo: in un paese con oltre un miliardo di abitanti, anche se relativamente povero e prevalentemente agricolo, quanti animali saranno abbattuti ogni giorno per sopperire alle richieste alimentari? Sicuramente più di 2milioni: cioè solo uno ogni 500 abitanti contando tutto: dalle galline ai bufali.
Forse dovrebbero lasciar perdere i numeri e concentrarsi più sul modo in cui gli animali perdono la vita durante quei cosiddetti “sacrifici rituali”: non penso che si adoperino molto per renderlo indolore. Anche se forse, poi, finiscono in gran parte nelle pentole: accumulandoli ancor di più con quelli ad uso alimentare. E’ anche probabile che in tal giorno i consumi diminuiscano … in poche parole l’argomento della quantità mi sembra totalmente senza senso.

Pessimista Cosmica

Ogni forma di violenza ed uccisione non dettata dalla necessita’ (dalla reale necessita’ e non da quei fantasiosi deliri che religioni e “culture” usano come scusa per “sfamare” la volgare brama orgiastica di sangue dei propri adepti piu’ vigliacchi e malati) dovrebbe essere vietata.
Per il resto concordo con Mangiapreti. Ovunque milioni di animali vengono macellati ogni giorno, e’ terribile a pensarci ma nei mattatoi la legge (sempre che venga applicata, ahime’, anzi ahi loro povere bestie) stabilisce misure atte a rendere il piu’ indolore e veloce possibile il fatto.
Invece questi sacrifici rituali (a cui io aggiungerei tutte quelle forme -anche non religiose- di tradizione che prevedono la tortura di un essere vivente a fini -mi ripugna persino scriverlo- puramente ludici, basti per esempio pensare alla repellente corrida spagnola) sono cruenti, lenti, inutilmente dolorosi. Poco importa che poi quelle bestie finiscano in un piatto. Potrebbero fare la stessa fine senza dover affrontare una orribile agonia.
Non esiste scusante per ogni forma di dolore inflitto coscientemente quando lo si potrebbe tranquillamente evitare facendo appello non tanto alla ragione e neppure alla compassione, quanto al semplice rispetto della vita. La vita vera, quella fatta di carne, sangue e nervi e non quella delle statue, degli idoletti da bancarella e dei paradisi (guarda caso sempre inevitabilmente antropocentrici) promessi.

Germano

Mangiapreti: il numero è irrilevante. Se vengono abbattuti per mangiarli si tratta di una cosa naturale. Se invece servono per riti o per sperimentare creme di bellezza allora no, non sono d’accordo.

Enrico Bacciardi

mangiapreti, vedi, non è questione di quanti ne ammazzano, ma del PERCHE’.

Io sono contento ogni volta che sento notizie come queste: sebbene non abbia fiducia nell’umanità, mi riempie il cuore di gioia sentire di sollevazioni popolari come questa… gente che chiede razionalmente di risparmiare inutili torture in nome della religione.
E’ un passo nella stessa direzione per cui combattiamo anche tu ed io (credo).

mangiapreti

Da qualcuno sono stato capito: in un paese come l’India è improbabile che tali animali finiscano “nel cassonetto”. Molte volte i sacrifici rituali sono un po’ come feste di paese in cui si ammazza “il maiale” (da noi) … ma poi si mangia anche!
E’ vero che c’è l’aspetto religioso (e non rimane simpatico pure a me!) ma non esaurisce il perché, c’è anche l’aspetto sociale nonché quello alimentare: l’occasione per integrare periodicamente una dieta altrimenti povera di carne.
Mi sa che tali animali vengono abbattuti anche per cibarsene dunque il numero sarebbe quasi-ridicolo!
Ma attendo conferme (o smentite) in tal senso …
Comunque volevo solo spostare il punto sul COME tali riti vengano compiuti: anche qui non conosco molto la situazione indiana ma basandomi su come si svolgono simili sacrifici in tutto il mondo lascia presagire molto male …
Se così fosse mi sembrerebbe un punto molto più importante, criticabile, del precedente.
Tutto qua.
Infine vorrei esprimere la mia personale opinione sull’allevamento: penso che sia inutilmente crudele uccidere gli animali mediante vere e proprie torture … ma non è forse peggiore farli passare tutta la vita in capannoni industriali? Ammassati li uni sugli altri, alimentati con chi sa cosa … Esseri nati, vissuti e morti in catena di montaggio. Questo è aberrante!

Germano

Concordo con mangiapreti. Dal punto di vista antropologico la notizia è interessante perché l’istanza viene da un gruppo religioso, non da non credenti. Su come siano allevati gli animali, soprattutto i polli, è una cosa che grida vendetta. Eppure, da socio LAV, nonostante gli enormi progressi personali, ancora non riesco a ridurre la carne a un minimo indispensabile: ho più difficoltà di quella che incontrai un tempo quando lasciai le sigarette. Forse perché a casa mia la carne si mangia normalmente… e tornando dal lavoro potrei rimediare solo con un toast. Però dico: datemi un pollo a 20 euro, ma RUSPANTE, diamine! Lo mangerò una volta al mese, ma almeno avrà la carne bella attaccata alle ossa e con un sapore unico, non grassa, cadente e piena di ormoni. Io un pollo davvero ruspante l’ho mangiato solo una volta, era di un allevamento dimezzato da donnole e volpe (ciò alzerebbe appunto i prezzi della carne).
Oltretutto, una cosa è ammazzare un animale che la vita almeno se l’è goduta, camminando libero, vedendo il sole ed accoppiandosi secondo i suoi gusti; un’altra cosa è farlo nascere un una gabbietta dove mai potrà aprire le ali, alzare le zampe, girarsi, e con la luce elettrica sempre accesa. Morire ad opera del predatore uomo sì, ma con dignità. E basta dare attributi senz’anima a certe bestie, che so: mucche=”macchine da latte” (in zootecnia). La mucca non è una macchina!

Baldo Conti

Pensierino della sera: Che strano! Da noi nessuno si è mai ribellato all’uccisione di agnelli per pasqua … o alle anguille (o capitoni) per natale, ecc. A volte ci scopriamo “razzisti” senza accorgercene!

Pessimista Cosmica

Informati, perche’ le associazioni animaliste tentano di sensibilizzare da sempre sulle mattanze cultural-celebrative. Inoltre c’e’ una differenza tra il mattatoio regolato da leggi ben precise (lo so, sono i veterinari che devono vigilare sulle condizioni dei mattatoi e ti assicuro che esistono regole precise perche’ la morte sia il piu’ veloce possibile) e l’uccisione “artigianale”, effettuata da improvvisati macellai, lenta e crudele che viene praticata durante quei riti. Tempo fa hanno trasmesso un documentario. Le bestie urlavano mentre venivano massacrate e sventrate da coscienti. Un massacro. Un massacro in piena regola. E quando avvengono queste cose e’ evidente che c’e’ della barbarie a monte e che si’, alcune culture, inutile negarlo, nei confronti della barbarie sono piu’ permissive di altre. Non vedo perche’ non chiamarla con il suo nome per paura di passare per razzisti (che poi razzismo non e’ neanche il termine adatto).
Che poi la barbarie non abbia confini e spesso sia bella nascosta anche da noi e’ vero. Ma un governo civile non puo’ permetterla e giustificarla.
Personalmente sono per la soppressione senza se e senza ma di tutti quei rituali e quelle tradizioni che facciano del dolore e della morte di un essere vivente un gioco, un evento parossistico atto ad eccitare le folle, o uno spettacolo. E non mi riferisco solo ad eventi su larga scala come questo, odio anche i rituali di macellazione ebraica e mussulmana tanto per dire. E’ segno di grande dignita’ e umilta’ dare la morte all’animale che ci nutrira’ nel modo piu’ compassionevole possibile. Siamo noi che dipendiamo da lui, non il contrario. Le religioni invece spingono l’uomo a sguazzare nel sangue e nella presunzione. I riti come questo di cui si sta discutendo non solo sono atroci nei confronti degli animali ma sono anche deleteri per l’umanita’ stessa che li pratica e che continua a rifuggire dalla verita chiamando rito quello che altro non e’ che becera voglia di ammazzare e squartare. Si cresce solo quando si ha il coraggio di guardarsi per cio’ che si e’ davvero. A qualsiasi latitudine. Il razzismo davvero non c’entra nulla.

Vincenzo

Bhè, io sono buddista è sto anche conseguenza una laurea scientifica. Pero non credo nella reincarnazione, non credo nella magia ne in qualisiasi altra cosa che non si possa dimostrare scientificamente. Non sopporto la violenza sugli animali, sebbene abbia avuto modo di vedere spermentazioni scientifiche su animali per studi di vaccinazione o di altro.

Credo nel forza della mente e della volonta e ritengo di essere un pò utilitatista sotto certi punti di vista. Un topo lo ritengo sacrificabile per il benessere della nostra civiltà.
Sempre che sia fatto in maniera rigorosa, precisa e finalizzata ad una reale necessità.

Per quel che riguarda il sacrificio di animali per feste religiose, proprio come buddista le condanno. Il sangue andrebbe a mio aviso sparso in questo modo per motivi futili.

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