La Biennale di Venezia si apre ai gay, la polemica diventa bipartisan

Tempi duri per i festival di cinema. Se Venezia teme, Massimo Cacciari in testa, la nuova rassegna romana, a Torino non digeriscono l’ultima novità del Lido. E la polemica infuria. Dopo qualche anno di semi clandestinità, di proiezioni cittadine in parallelo e conferenze stampa in sale collaterali, le giornate di cinema omosessuale entreranno a fare parte ufficialmente della Biennale. A partire dall’anno prossimo, con tanto di premio e cerimonia per la migliore opera a tematica gay. L’intesa è arrivata dopo una riunione tra Marco Muller, Daniel Casagrande, presidente di CinemArte – l’associazione che organizza le giornate di cinema omosessuale – e Franco Grillini, deputato e presidente onorario dell’Arcigay. Per Muller non si tratta altro che di una legittimazione della storica “apertura” della Mostra verso le tematiche gay. Il premio del prossimo anno servirà a “sensibilizzare” ancora di più i selezionatori dei titoli sui temi relativi alle differenze sessuali. […] Ma se dal capoluogo piemontese arriva solo un educato risentimento, ben diverse sono le reazioni di Forza Italia, Lega Nord e dell’ex parroco del lido. La senatrice Maria Burani Procaccini, responsabile nazionale Famiglia e Minori di Forza Italia, attacca: “Una forma di sensazionalismo sessista e razzista che divide il cinema secondo categorie di appartenenza sessuale”, “l’ennesima brutta figura per la Mostra di Venezia, che vuole strumentalizzare la sessualità in chiave politica”. Lucio Sambo, leghista, propone un controfestival “di cinema hard-eterosessuale”. […] Durissimo anche don Massari, ex parroco del Lido, che ha bollato la rassegna secondo una logica ferrea: “L’omosessualità è diseducativa in quanto va contro natura e quindi va anche contro la persona umana”. I gay rei di crimini contro l’umanità? Sulla sponda opposta Vittorio Sgarbi, assessore alla Cultura del comune di Milano. “Istituire un premio per la cinematografia gay rappresenta una limitazione della libertà, anzi proprio la fine della libertà gay, considerata tipo ghetto”. Niente di peggio che istituire “categorie che delimitano lo spirito attraverso confini sessuali – ha continuato Sgarbi – sarebbe difficile immaginare un premio Saffo per la poesia, un Proust per il romanzo o un Leonardo per la pittura. Pasolini non sarebbe stato felice di essere premiato come cineasta gay e non perchè cineasta eccellente, e così, credo, Visconti”. Grillini replica anche a lui: “Non di “ghettizzazione” si tratta, ma di valorizzazione della presenza gay in Italia”. I gay dal canto loro lamentano solo l’aumento della concorrenza: sono almeno sei le rassegne in Italia, molte di più quelle nei cinque continenti.

Fonte: Repubblica.it