Libere di non credere

La libertà non può essere un pretesto per giustificare la violazione dei diritti delle donne. Una recente presa di posizione della Lobby europea delle donne a sostegno della risoluzione del Consiglio d’Europa su Donne e religioni. Nell’ultimo decennio, l’influenza del potere religioso sulle politiche nazionali è aumentata in maniera consistente, provocando in ogni parte del mondo una svolta conservatrice che rischia di rimettere in discussione, nella pratica, alcune libertà conquistate attraverso decenni di azioni e battaglie politiche in nome dell’autodeterminazione delle donne e delle pari opportunità. Il rifiuto delle religioni di astenersi dall’intervenire nella vita pubblica degli Stati e di rimettere in questione la cultura patriarcale legata all’ideale della donna in quanto moglie e madre, dedita alla casa e alla famiglia, preoccupa la LEF – Lobby europea delle donne, organizzazione non governativa che raggruppa le associazioni di donne di 25 paesi membri dell’Unione europea e 18 organizzazioni europee e internazionali. Nella sua recente presa di posizione su Religioni e diritti umani delle donne la LEF esprime il suo fermo dissenso di fronte a quelle pratiche che in nome della religione – particolarmente del cristianesimo della Chiesa cattolica romana, di alcune frange del protestantesimo e dell’Islam – giustificano le violazioni dei diritti umani delle donne, attraverso un crescente controllo sul corpo e sulla sessualità femminile. La sua inquietudine è giustificata dall’azione di alcuni gruppi di pressione religiosi ultra conservatori che cercano di esercitare la loro influenza all’interno dell’Unione europea o dell’ONU, più precisamente in occasione della sessione annuale della Commissione sulla condizione delle donne. La Lobby nel suo documento si richiama alla Risoluzione n. 1464 Donne e religione in Europa, adottata dal Consiglio d’Europa nell’ottobre 2005, che individua nelle religioni un fenomeno crescente e un rischio di violazione dei diritti umani delle donne. Chiede perciò agli Stati membri di recepirla quanto prima, al fine di fermare la deriva conservatrice che si sta sviluppando nelle democrazie europee. […]
Il testo integrale dell’articolo di Marta Marsili è stato pubblicato sul sito Womenews.net

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