Il 15% su ogni discorso o scritto papale: questa la percentuale da riconoscere alla Libreria Editrice Vaticana. Una percentuale con valenza retroattiva: a quanto consta agli organi di stampa, varrà infatti anche sulle pubblicazioni (seuppr parziali) di tutti i predecessori di Benedetto XVI. Questo dettaglio spiega le ragioni del copyright vaticano: primo papa fu infatti Pietro, e due lettere attribuite a Pietro compaiono all’interno della Sacra Bibbia. Come noto, la Bibbia è il libro più diffuso del pianeta: ma il merito di ciò va quasi esclusivamente ai protestanti, che la sanno citare quasi a memoria, e non ai cattolici, che la inserirono addirittura nell’elenco dei libri proibiti. Se anche le lettere di Pietro fossero coperte da copyright, e il Vaticano riuscisse a far valere internazionalmente il proprio decreto, ingenti flussi finanziari sarebbero trasferiti dal mondo protestante al Vaticano! Tempi duri per l’ecumenismo…
Lingue disponibili
Articoli recenti
- La clericalata della settimana, 12. La Rai in udienza da papa Francesco
- L’Uaar lancia il concorso artistico per una rappresentazione laica del lutto e della morte
- PregheRai. Come il nuovo accordo con la Cei rafforza il clericalismo sulla tv pubblica
- Il crocifisso negli uffici pubblici non può essere imposto: il Consiglio di Stato sul caso del Comune di Mandas
- La clericalata della settimana, 11. La scuola di Nocera Superiore organizza il precetto pasquale
- Novel food tra innovazione e oscurantismo