Niente Ici per la Chiesa: commento dell’ADUC

Il ddl sulle infrastrutture ha stabilito di abolire l’Ici sugli immobili della Chiesa romana anche quando questi siano adibiti a uso commerciale. Intanto la commissione Bilancio ha dato parere negativo ad un emendamento del sen. Lucio Malan (Forza Italia) che cercava di far sembrare piu’ democratica questa decisione estendendo il privilegio a tutte le confessioni il cui culto e’ riconosciuto dallo Stato.
Che nel nostro Paese ci fosse una “questione vaticana” non e’ una novita’, e che questa questione sia nei termini di una sorta di “religione di Stato”, ci sembra confermata da questa decisione.
Nonostante fior fiore di articoli della Costituzione e di leggi, esiste una religione di serie A e quelle di serie B. Cosi’ come, nell’attivita’ imprenditoriale/commerciale, esiste un modo di esserlo giocando serie A e un modo in serie B. Nella serie A annoveriamo la Chiesa romana, nella serie B tutte le altre religioni e tutti gli altri imprenditori e commercianti.
Ma non basta, perche’ nella serie B c’e’ anche da annoverare tutti gli onesti cittadini che pagano la gabella Ici ai loro Comuni, per il solo fatto di possedere una casa in cui ci abitano.
Siamo attoniti e senza parole. Dopo l’invenzione dell’otto per mille alle confessioni religiose (“obolo” obbligatorio anche per chi non vorrebbe darlo ad alcuna fede, e se lo da’ allo Stato, circa meta’ di questi soldi finisce poi comunque alla Chiesa romana), il ddl sulle infrastrutture si colloca benissimo nel medesimo filone, con l’aggravante di dare un calcio nel fondoschiena a tutti gli altri culti che, nel caso dell’otto per mille, si erano accodati al loro turno davanti alla mungitrice dello Stato.
Per chi ha ancora una capacita’ di ragionamento serena, senza pregiudizi e di disponibilita’, intravedere in questo un grande stimolo all’evasione di questa gabella, e’ il minimo che si possa pensare.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

Fonte: Agenzia Radicale

Risorse: la nostra scheda sull’otto per mille

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