Prodi scrive a Famiglia Cristiana: «Pacs non sono matrimonio gay»

L’introduzione dei Pacs per le coppie di fatto sono una forma di rispetto per queste unioni, ma non intendono omologarle alla famiglia. Lo ha precisato Romano Prodi in una lettera a Famiglia Cristiana dopo le polemiche sorte, anche all’interno del centrosinistra, sulla possibilità di estendere i diritti dei conviventi e delle unioni omosessuali. Non si tratta di istituire la possibilità di matrimoni gay, ha aggiunto il leader dell’opposizione, ma di sanare delle ingiustizie. “Oggi – spiega nella sua lettera il Professore – lo sviluppo di nuovi modelli familiari e di nuovi modelli di convivenza, in particolare le unioni di fatto, ma anche le unioni tra persone dello stesso sesso, interpella il legislatore, stretto tra l’esigenza di difendere e promuovere l’istituto familiare e la necessità di fare i conti con tali trasformazioni e con i nuovi bisogni che da esse derivano”. […]
In particolare sulle unioni gay, Prodi precisa ancora che “in tempi non sospetti ho pubblicamente dichiarato che ero contrario al loro riconoscimento nella forma del matrimonio e dell’unione coniugale. Nelle sedi nazionali e internazionali mi sono espresso pubblicamente perché si seguisse una linea diversa da quella seguita da Zapatero in Spagna. Questo non significa che anche nei casi di unioni tra persone dello stesso sesso non vi siano ingiustizie da sanare, affinché si abbia un completo rispetto delle scelte individuali che non possono essere socialmente discriminate”. […] “La mia ispirazione religiosa – conclude il leader dell’Unione – ha argomentato e sostenuto questa convinzione. Io non sono tra i detrattori della famiglia. Sono tra coloro che sono attenti, responsabilmente attenti, tanto all’evoluzione positiva della famiglia, quanto alla proliferazione di diversi modelli familiari o di convivenza non familiare”.
Fonte: Repubblica.it

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