Trattato dei tre impostori. Mosè, Gesù, Maometto

Baruch Spinoza
Piano B edizioni
2008
ISBN: 
9788860071026

Vi sono libri più famosi che letti. Il Trattato è uno dei questi: circolava clandestinamente, si dice, già nel Basso Medioevo, ma se ne trovano le tracce, altrettanto clandestine, anche nel XVIII secolo: ammesso e non concesso che si tratti dello stesso testo, attribuito nel corso del tempo a nobili sovrani (Federico II, Alfonso X) eretici (Bernardino Ochino) o letterati di vaglia (Bracciolini, Rabelais), tutti prima o poi sospettati di ateismo.

La versione che ci giunge tra le mani è la traduzione della versione francese d’inizio Settecento, in cui l’autore (ovviamente anonimo) propone una filosofia largamente debitrice a Spinoza. Il lettore ateo/agnostico contemporaneo troverà alquanto ingenue diverse sue parti, ma gli eruditi miscredenti sapranno cogliere, tra le pieghe delle pagine, l’alba di una critica alla religione che si faceva di anno in anno più sfrontata e meticolosa. I tre grandi profeti del monoteismo sono i tre grandi bersagli dell’anonimo, ma nel testo fa capolino anche un quarto, Numa Pompilio: se l’intento era probabilmente quello di attutire la serrata polemica nei confronti delle tre religioni abramitiche, il risultato era in realtà un allargamento della critica nei confronti di tutte le credenze religiose. Il grande successo che arrise al testo costituì un monito che le gerarchie ecclesiastiche, più intente a reprimere che a conoscere, non riuscirono a raccogliere: il libro si poteva anche porre all’Indice, ma la sua circolazione occulta traeva ulteriore linfa proprio dal provvedimento censorio.

Il valore storico dell’opera risiede dunque in questa sua fama, a testimonianza di una corrente incredula, magari carsica ma tuttavia vitale, che ha saputo attraversare la storia dell’Occidente anche nelle epoche più oscure. Se oggi godiamo di una certa libertà di parola è anche grazie a chi, secoli or sono, rischiò la propria incolumità per diffondere idee ancora proibite. Dall’altro versante, purtroppo, la situazione non è granché cambiata: i vertici religiosi continuano, ancora oggi, a considerare empio ogni tentativo di esame delle loro affermazioni e dei testi sacri su cui si basano.

Ed è proprio l’attualità del bersaglio a rendere godibile, anche nel terzo millennio, il tono graffiante di diversi passaggi del Trattato.

Marzo 2008