Perché gli scienziati non sono pericolosi

Scienza, etica, e politica
Gilberto Corbellini
Longanesi
2009
ISBN: 
9788830423909

In questo bel libro l’autore riesce ad essere allo stesso tempo deciso e dettagliato nel difendere la sua tesi. Nonostante il taglio divulgativo, l’autore argomenta efficacemente che lo sviluppo della scienza ha dato un forte contributo allo sviluppo e all’affermarsi della democrazia e dunque risulta pretestuoso sostenere che essa possa rappresentare un pericolo per la stessa. Lucidamente e senza timore denuncia l’azione antiscientifica e antidemocratica della chiesa cattolica tanto nelle azioni dell’attuale papa Benedetto XVI quanto in quelle della CEI. La critica è puntuale, mai generica, indica le strategie messe in moto dalla chiesa per mettere la mordacchia alla libertà della ricerca scientifica e alla democrazia liberale. Ma l’autore non manca di richiamare alla propria responsabilità tanto gli scienziati che hanno il dovere di difendere il valore della scienza quanto gli intellettuali laici che attaccando la scienza in modo astorico e astratto fanno sponda agli attacchi della chiesa e allo stesso tempo indeboliscono in modo forse irreparabile la democrazia e la società aperta che Popper immagino pensando all’organizzazione scientifica.

Il libro è ben scritto e scorrevole, anche se tra le pagine a tratti si coglie la tensione tra il voler approfondire talune argomentazione e il non volersi dilungare eccessivamente, ma d’altra parte per chi volesse approfondire c’è un grande apparato di note (ben 22 pagine) con tutti i rimandi ai testi più tecnici e dettagliati. È diviso in 6 capitoli ognuno dedicato ad un argomento specifico e leggibile isolatamente, ma che mette a segno un tassello dell’argomentazione che poi si ricompone nel capitolo finale.

Gli argomenti affrontati sono tanti, nei primi due capitoli si parte dall’analizzare il rapporto tra scienza e società che esiste oggi e come si è arrivati alla situazione attuale (e di come siano diffuse alcune idee errate sulla scienza, come ad esempio il mantra “Naturale = Sicuro = Innocuo = moralmente Buono”). Nel 3° capitolo si discute di bioetica, della sua nascita e della sua degenerazione nel mondo ed in particolare in Italia già pregna di pregiudizio antiscientifico. Il capitolo successivo affronta il grave problema delle continue umiliazioni inferte dalla politica alla scienza nel nostro bel paese (il solo elenco dà i brividi: le incarcerazioni strumentali di Ippolito e Marotta negli anni ‘60, il non-dibattito sul referendum sul nucleare, il caso Di Bella, il bando della clonazione animale, il silenziatore sulla manifestazione degli scienziati a difesa degli OGM, le scelte scellerate nel decidere chi guidi i vari centri di ricerca nazionali, la legge 40 sulla procreazione assistita …). Nel 5° capitolo si prende di petto uno degli argomenti più caldi del conflitto scatenato dal fronte antiscientifico, la teoria dell’evoluzione e di come in Italia stia subendo un pesante e logorante attacco e degli effetti sociali e scientifici di quest’azione.

Infine, l’ultimo capitolo è quello dove l’autore presenta la sua tesi più forte, ovvero l’indissolubile legame tra rivoluzione scientifica e democrazia e di quanto la democrazia possa rischiare senza il continuo e fecondo apporto della scienza, che richiede ai cittadini di essere “scientificamente alfabetizzati” e non di avere una banale infarinatura di fatti scientifici. Si affrontano con maggior decisione anche alcune delle critiche portate alla scienza, in particolare troviamo significative la critica storicistica che, nonostante sia portata da storici, spesso trascuri proprio la dimensione storica nel legame tra scienza, illuminismo e democrazia, così come risulta fondata l’osservazione che denigrare lo status epistemologico della scienza prescindendo dai risultati prodotti dal metodo scientifico è quanto meno pretestuoso e probabilmente sbagliato. In conclusione una lettura consigliata, in grado di fornire alcune ragioni del crescente pregiudizio antiscientifico che in Italia ha trovato un terreno fertile e concimato dalla preesistente sfiducia verso la scienza da parte sia della tradizione culturale cattolica sia da quella crociano-marxista che non hanno mai pienamente accettato il valore culturale e conoscitivo della scienza.

Fabio Milito Pagliara, da L’Ateo n. 1/2010