Newton & Co., geni bastardi

Rivalità e dispute agli albori della fisica
Andrea Frova, Mariapiera Marenzana
Carocci
2015
ISBN: 
9788843076536

Newton, un “bastardo”? E anche Hooke, Hallen, Leibniz, Huygens, Hevelius … “bastardi”? Un po’ sì. Certamente molto competitivi, a volte decisamente scorretti, irascibili e molto, molto litigiosi. Una “singolare congiunzione” (come la definisce Piergiorgio Odifreddi nell’Introduzione intitolata appunto Congiunzioni astrali) di geni di prima grandezza che si sono incontrati e frequentati a cavallo tra Seicento e Settecento, litigando parecchio. Lo apprendiamo da questo avvincente libro di Andrea Frova e Mariapiera Marenzana che è anche un libro di divulgazione scientifica.

Anche, perché è molto di più. Non c’è solo la fisica ai suoi albori. C’è un’Inghilterra tormentatissima – guerre civili, regicidio, peste, il grande incendio di Londra del 1666 – che fa da sfondo alle dispute dei “geni bastardi”. Ci sono i nuovi interessi e bisogni dell’età moderna – innanzitutto lo sviluppo dei commerci, con la navigazione e l’esigenza di “orologi marini” precisi per determinare la longitudine; con l’affermarsi del sistema monetario bullionista, le conseguenti necessità della Zecca Reale, la lotta ai falsari. Tutte faccende pratiche in cui i “geni bastardi” son coinvolti a fondo. C’è la ricerca pura, che tuttavia ha bisogno di strumenti potenti e sofisticati, come i telescopi riflettori e zenitali. C’è la matematica, il purissimo calcolo – quello infinitesimale, nella fattispecie. E persino su quello i “geni bastardi” riescono a litigare.

Più che litigare: sono dispute (la “disputa su luce e colore” tra Hooke e Newton, oggetto del cap. 5), gare (gli “orologi in gara” del cap. 6, una corsa al brevetto tra Hooke e Oldemburg), guerre (cap. 7, “telescopi e guerre stellari” che coinvolgono ancora Hooke, Newton, Oldemburg e Hevelius), scontri (“lo scontro con Leibniz”, Newton contro Leibniz sul calcolo infinitesimale, cap. 13), battaglie (“la battaglia sulla gravità” che porterà a una rottura definitiva tra Newton e Hooke, ricostruita nel cap. 10). Diatribe, discussioni, scoppi d’ira, ma anche colpi bassi e innegabili scorrettezze. Difficile dire se uno spirito più sereno e incline alla collaborazione avrebbe potuto anticipare certi risultati, o se invece la competizione sia stata uno stimolo importante. Certo in quest’ottica la scienza risulta un’attività molto umana, tutt’altro che avulsa dalle passioni; molto sociale, legata com’è agli interessi e al potere; e – qui sta il bello del libro – molto avvincente.

Il lettore vuole proprio sapere “come va a finire”: tra Hooke e Newton, per esempio, nel loro scontro sulla natura della luce – onda o particella? E per saperlo è più che disposto a entrare nel merito delle ipotesi scientifiche, dei loro presupposti, della loro fondatezza, del loro futuro. Ecco perché questo libro è anche un’ottima divulgazione della fisica.

Della fisica fino a Newton, quanto meno. Sulle possibilità di divulgare la fisica contemporanea Andrea Frova è abbastanza pessimista, come si evince dall’articolo qui pubblicato. Ma non è poco, perché anche sulla fisica moderna le idee dei non addetti ai lavori sono molto confuse, prescientifiche. In un altro bel libro di Andrea Frova e Mariapiera Marenzana, Parola di Galileo (ne abbiamo recensito la seconda edizione, BUR 2014, nel n. 2/2015 de L’Ateo), c’è … la prova del nove. C’è un piccolo test, all’inizio del libro, intitolato Il pregiudizio universale, che sottopone al lettore una serie di interrogativi cui già Galileo e altri scienziati dell’epoca avevano dato risposte corrette. Si tratta di conoscenze relative a fenomeni fisici elementari che dovrebbero risultare scontate per chiunque abbia ricevuto una normale educazione scolastica, sulle quali prevalgono invece – più spesso di quanto si pensi – vecchi pregiudizi duri a morire, anzi, sostengono gli autori, destinati “a mantenersi vivi per i secoli a venire”. Vale la pena di sottoporsi a questa piccola prova: serve a far percepire a ciascuno di noi quanto costi fatica acquisire anche le nozioni più elementari – ma spesso, ahimè, anti-intuitive – della fisica galileiana. Figuriamoci la fisica newtoniana! Figuriamoci la fisica contemporanea! Ma cerchiamo di fare uno sforzo: il premio, ogni volta, sono “occhi nuovi” (come dice Carlo Rovelli) con cui guardare il mondo.

Maria Turchetto
da L’Ateo n. 103 (6/2015)