Etica senza fede

Paolo Flores d'Arcais
Einaudi
1992
ISBN: 
9788806130015

La presentazione editoriale del titolo, di per sé eloquente, suona: La pazienza laica della democrazia e l’ideologia oscurantista di Karol Wojtyla. Ed è infatti con la visione reazionaria del polacco condottiero cattolico che si misura il pensatore laico più impegnato e combattivo d’Italia - filosofo coerente della finitezza e del disincanto - nella consapevolezza che l’etica autentica non può avere altro fondamento né ubbidire ad altre leggi che non siano quelle autonome del razionale, e quindi integralmente umane. Perciò la sua opera è oggetto di attacchi violenti da parte dell’intellighentsija cattolica, capeggiata dai gesuiti, con le loro rituali accuse - un tempo letteralmente omicidiali - di relativismo e di nichilismo.

  • Carte in tavola. Questo è un libro ateo, dunque impresentabile e di cattivo gusto, secondo i canoni vigenti del culturalmente corretto, che ammettono bensì il non credente, ma come ansia insoddisfatta, anelito da mancanza, amputazione della pienezza dell’esistenza, bisogno e ricerca di fede. Ma snobbano l’ateismo che si presenta e vive come assunzione ordinaria e sfondo critico ormai acquisito. E che comunque perentoriamente rifiutano una eguale dignità all’ateismo e alla religione.

Prefazione

  • Ateismo è, più semplicemente, il sobrio rifiuto di occultare la nostra ineludibile finitezza dietro l’ipostasi suprema, quale che sia il nome - o l’impronunciabile - che la fede o la filosofia vorrà darle. O dietro il mistero, il nome che diamo alle consapevolezze insopportabili (VIII).
  • Extra Ecclesiam nulla salus, ci si accontentava un tempo. Wojtyla pretende invece che fuori della Chiesa non vi sia neppure libertà, e neppure autentica umanità. L’uomo, o è cattolico apostolico romano, o non è (25).
  • Ma la menzogna fondamentale e reiterata è poi questa; che sia stata la dottrina sociale della Chiesa, e il «grande movimento per la difesa della persona umana e la tutela della sua dignità» a contribuire alla costruzione di «una società più giusta o, almeno, a porre argini e limiti all’ingiustizia» […] Sull’opera di papa Leone XIII, perciò, sarà opportuno esercitare un’ermeneutica meno apologetica. Il successore di Pio IX ha come programma la ricristianizzazione del mondo moderno.

La leggenda di Leone

  • A un secolo di distanza, Karol Wojtyla è deciso a ripetere l’operazione che fu già di papa Pecci. La questione sociale come arma da guerra spirituale per la riconquista cristiana del mondo. […] La strategia di Leone XIII viene perciò dilatata dal papa polacco alla dimensione di un mondo che non coincide più con l’Europa.

La riconquista dell’Occidente

  • Wojtyla vuole radicare l’identità cattolica dei poveri, innanzitutto e per lo più per combattere la deriva laica dei ricchi, e non per condurre un’azione effettiva di lotta alla povertà, per colmare il fossato materiale fra gli uni e gli altri. Oltre ogni migliore intenzione, il risultato è solo un invito a fare buon viso cristiano al cattivo gioco degli egoismi, messi indebitamente in conto al materialismo laico.

Maoismo cattolico

  • Alla fede totalitaria dei comunismi Wojtyla vuole dimostrare che si può opporre solo la totalità della cattolica verità di fede.

Verità comunista e verità cattolica

  • Un Ottantanove contro l’altro. La madonna nera che si prende la rivincita sui libertini e altri enciclopedisti. […] la nemesi tardiva ma definitiva del blasfemo «écrasez l’infame!». Questo avrebbero decretato le masse, nuovamente accreditata vox dei dopo due secoli di dolorosi ottenebramenti.

La domanda esistenziale

  • Nei giorni della Desert storm Karol Wojtyla diventa perciò il papa del pacifismo, assai più che il papa della pace. […] Erano tempi che la voce del pontefice romano non trovava accoglienza così universale. Cattolica, cioè. Questa apoteosi ha il suo prezzo, poichè è carica di contraddizioni (Mai più guerra 93).
  • […] blasfema crociata dei ricchi contro i poveri, del Nord contro il Sud del mondo. Tutti coloro che parleranno di una guerra per il petrolio e che la condanneranno al grido di «no blood for oil», troveranno nelle parole del pontefice un autorevole e anticipato avvallo (Il Vaticano e la guerra del Golfo, 94).
  • Fuori dai denti: il pacifismo è mosso in primo luogo da amore per la pace, oppure da odio per l’Occidente (quell’amalgama di eterogenei che il pacifismo chiama Occidente)? (Lo spirito di Monaco e i vizi del pacifismo, 108).
  • […] improcrastinabile dialogo con l’Altro, profetica e ineludibile chiave di volta, se si intende progettare una Europa credibile per il terzo millennio che si approssima. E l’Altro si presenta oggi soprattutto con il volto del fedele di Allah.

Il dialogo con l’altro

  • Nella versione del papa, la libertà di coscienza si contrappone alla libertà di opinione, e la esclude. […] Una via più tortuosa (perché libera!) per approdare alla medesima cogente verità. Niente di più, insomma, che un labirintico percorso ad maiorem Dei gloriam (Il fantasma dell’Inquisizione, 124).
  • Ora invece, alla fine del labirinto, la vera libertà di coscienza si esprime solo nell’obbedienza ad una verità precostituita e ai pastori che pretendono di possederne le chiavi (La libertà di obbedire 125).
  • Inutile nascondersi dietro a un dito. Il papa polacco vuole rimettere in discussione la laicità dello Stato, cioè il riconoscimento della libertà per tutte le religioni e per tutte le dottrine agnostiche e atee (Contro la laicità dello Stato 131).
  • La manifestazione più clamorosa del devastante rifiuto della moderna tolleranza laica si avrà con l’esplodere del caso Rushdie. Che merita più di qualche cenno poiché costituisce l’occasione del formarsi di una embrionale santa alleanza tra gli integralismi delle tre religioni del libro (Il caso Rushdie 133).
  • Ma non è questo […] uno dei travestimenti e della metamorfosi del delirio di onnipotenza? Il desiderio di essere Dio, poi la presunzione di essere come Dio, infine la speranza che ci sia un Dio (che ci possa salvare), almeno. Alienazione vuol dire esattamente il rifiuto della finitezza della condizione umana […]

Finitezza e alienazione

  • L’antropocentrismo che la fede qui censura è il mero rifiuto del teocentrismo, che si intende invece restaurare […] Si trattava di rovesciare i termini: non già modernizzare il cristianesimo, ma evangelizzare l’universo della secolarizzazione.
  • Infine, la provvidenza chiamò Wojtyla, che aveva esattamente questo programma. In ambito musulmano, la stessa logica recita: non già modernizzare l’Islam, bensì islamizzare la modernità (Il peccato della finitezza 152).
  • In discussione non è infatti la pretesa che soltanto la religione sappia rispondere alla domanda circa uno scopo nella vita. Questa era anche l’opinione dell’ateo Freud: «Difficilmente potremo sbagliare nel giungere alla seguente conclusione: l’idea di uno scopo della vita sussiste e cade insieme con il sistema religioso».

Il terrore della responsabilità

  • Facciamo invece carte false per evadere dalla condizione esistenziale prima e ineludibile, che ci costituisce sovrani della norma e del senso. Siamo noi a piantare e innestare il melo del bene e del male. Siamo condannati all’abisso di risponderne solo a noi stessi (156).
  • […] Ciò spiega perché le argomentazioni razionali nulla possano contro le pulsioni della fede, e i risultati della scienza siano inefficaci contro la coazione a credere. […] La religione è una strategia di fuga per esorcizzare i terrori della natura, e Dio si spiega con la sofferenza della condizione umana, terremoti, inondazioni, tempeste, malattie, e l’enigma doloroso della morte.

Scienza contro religione

  • Si è elaborata un’ermeneutica dell’addomesticamento […] Così con Galileo l’altro ieri (benché la sua riabilitazione ufficiale da parte della Chiesa risalga a oggi, con arroganza di applausi assolutamente fuori luogo, come fosse merito inestimabile avere aspettato tre secoli e mezzo per porre termine a un’impagabile ignominia oscurantista), così con Darwin ieri e ancor oggi.

L’evoluzione addomesticata

  • Il disincanto, diffondendo la scepsi, colpisce il sostegno di certezze che religioni, filosofie e altri animismi, hanno assicurato al bisogno di rassicurazioni, identità, coesione, che ha decretato il successo della scimmia nuda.

La menzogna del cognitivismo etico

  • Tiriamo le somme. Lo spirito religioso si adatta ad ogni nuova scoperta, dopo averla demonizzata di anatema. Rettifica, riscrive, reinterpreta. […] La logica clericale macina ogni contraddizione e annulla la rimozione di ieri, ormai inservibile, con nuove e più sofisticate rimozioni.

Il monopolio dell’ermeneutica

  • Questa è perciò la differenza specifica del cattolicesimo romano, la sua essenza, rispetto agli altri cristianesimi: l’istituzione di un’autorità gerarchica a garanzia del monopolio dell’ermeneutica […] (179).
  • […] ma piuttosto addomesticare la scienza e di diritti umani, nati dalla finitezza e dal disincanto, facendone un inedito strumento contro la modernità. […] Wojtyla vuole dunque annetterli alla religione, anziché respingerli. […] Vuole dimostrare che senza questa Santa acquisizione la modernità stessa perderebbe virtù e fondamento (180).
  • La critica è vacante. L’impegno latita. A occupare proscenio e anime, torna perciò arrogante e trionfante il fanatismo oscurantista in tutte le sue sante seduzioni e laiche metamorfosi (La scommessa delle libertà, 215).
  • Ha dunque senso parlare di una «rivincita di Dio»? Più esatto, semmai, di trionfo delle ipostasi. […] Il ritorno del sacro è dunque la conseguenza della vera drammatica eclissi dei nostri tempi, l’eclissi della democrazia, e ne rappresenta la forma virtuosa e presentabile di rimozione e rassegnazione.

Il trionfo delle ipostasi

  • Dobbiamo prendere sul serio Pascal, e scommettere sulla finitezza. Non ci sarà mai dato un dopo, infatti, nel quale scoprire che abbiamo una vita sola. Possiamo viverla così oggi, o mai più. Alienazione è il rifiuto di accettare la nostra condizione di finitezza (La scommessa della finitezza, 236).

L’AUTORE

Paolo Flores d’Arcais (1944 Cervignano del Friuli, UD), filosofo e pubblicista, dirige la prestigiosa rivista MicroMega. Ha pubblicato Esistenza e libertà, Il disincanto tradito e, più recentemente (1999), L’individuo libertario, ovvero Percorsi di filosofia morale e politica nell’orizzonte del finito.

Luciano Franceschetti
Giugno 2000