E Dio negò la donna

Come la legge dei padri perseguita da sempre l'universo femminile
Vittoria Haziel
Sperling & Kupfer
2008
ISBN: 
9788820044503

Nel recensire questo libro voglio partire dalle emozioni e dai sentimenti che ha suscitato in me la sua lettura. Di stupri, di donne violentate, sfruttate, usate, abusate e uccise sono piene le cronache dei quotidiani, più o meno sensibili a questo problema che investe tutte le società arretrate o civilizzate. Leggere però un intero testo che fin dalle prime pagine riporta senza veli e senza verità taciute storie tragicamente vissute e tragicamente finite, suscita nel lettore rabbia, odio, rancore e indignazione verso il maschio, verso la tradizione, le religioni monoteiste, impregnate nei testi sacri di misoginia e di razzismo verso la donna.

Miliardi di donne di fedi diverse, di tutte le nazionalità in epoche passate e recenti hanno subito torture d’ogni genere, fisiche e psicologiche, in nome di un dio, raffigurato sempre maschio, che ha indotto e induce con il suo credo uomini violenti a picchiare la moglie o la compagna, a farne oggetto di sottomissione a suo piacimento. La Haziel riprende dal Levitico e dai Numeri alcuni prescrizioni che fissano regole sessuali per gli ebrei vietando rapporti prematrimoniali e legittimando a picchiare la moglie senza provare alcuna colpa. Il maschilismo, continua l’autrice, è purtroppo trasmesso dalla madre al figlio, poiché essa è sostenitrice del vecchio sistema patriarcale, in cui domina il maschio e dietro l’emancipazione femminile c’è ancora il potere, la supremazia e il dominio dell’uomo; quindi per arrivare alle pari opportunità c’è tanta strada da percorrere.

Sono dedicate tante pagine ad un giro del mondo attraverso gli universi femminili e sono rivelate atrocità d’ogni tipo che la donna ha subito in tutte l’età della storia. Si parte dalla Cina in cui le antenate delle donne, che oggi seguono la moda occidentale, espiavano la colpa d’essere nate femmine ed erano uccise e quelle che rimanevano in vita subivano mutilazioni ai piedi con la pratica del bendaggio che provocava sofferenze alle piccole, ferite purulente, infezioni e cancrena. Tutto ciò perché il maschio era attratto dai piedi piccoli; sono riportate testimonianze di donne che hanno subito tali mutilazioni. Per non parlare dei roghi in cui erano indotte a gettarsi le vedove indiane, perché in India la donna è proprietà del marito e quando questi muore essa diventa una nullità a cui rimane solo la morte. Sono poi riferiti gli stupri di massa, dovuti alla pulizia etnica, gli abusi sessuali in zone di guerra commessi anche oggi da funzionari dell’ONU. Si stupra in Congo non solo donne giovani, ma anche bambini di pochi mesi e donne ottantenni. Si parla di donne imprigionate nel burqa, veste che cancella la loro identità, donne senza diritti, a cui è vietata l’istruzione e la volontà di scegliere il proprio partner. Queste sopraffazioni sono dettate da un dio sanguinario i cui principi gli studenti di teologia, i Talebani, seguono e impongono.

E in occidente e in casa nostra? La Haziel afferma che l’uomo occidentale ha l’avallo per le sue violenze dalla morale della chiesa, con i suoi dogmi, con la sua rivelazione, piena di intolleranza e di tabù in campo sessuale. Da noi la donna subisce in famiglia violenze che vanno dalle botte, dagli abusi, dal lavaggio del cervello con perdita dell’autostima: ogni due giorni le cronache riportano un omicidio in famiglia e il 70% ne è vittima la donna. Se poi si fa un conteggio globale nel mondo la prima causa della morte di donne entro i quaranta anni è l’omicidio da parte del partner e questo tipo di morte precede quella causata dai tumori e dalle cardiopatie.

Pagine e pagine sono dedicate all’analisi delle tre religioni monoteiste che relegano le donne ad esseri inferiori, le riducono al silenzio e le marchiano con il segno del peccato. Sono riportati passi tratti dai testi sacri dell’Antico e Nuovo Testamento i cui sostantivi padre e uomo sono usati in percentuale altissima rispetto a madre e donna; le donne sono condannate a partorire con dolore, sono immonde quando hanno le mestruazioni, sono sottomesse al marito e non hanno anima. Anche oggi la situazione nella chiesa cattolica riguardo al femminile è rimasta immobile. Nel libro sono affrontate molte altre tematiche che è impossibile elencare tutte, ne cito solo alcune: i miti primordiali, le cause della prostituzione, la misoginia dell’Opus Dei, ed anche un’interessante intervista alla nostra Maria Turchetto.

La Haziel cerca la soluzione a questo dramma tutto femminile che nasce dalla divisione e dal conflitto maschio-femmina e la trova dapprima in un’innovazione e rivoluzione lessicale che capovolge i modi di dire: non più uomo-donna, lui-lei, padre-madre, ma donna-uomo, lei-lui, madre-padre. L’altra riflessione che viene fatta per risolvere il problema è che l’uomo deve riappropriarsi del suo lato femminile, recuperare l’emotività e la compassione che tiene sempre a freno. Tanti strumenti e percorsi sono proposti dall’autrice per estirpare i pregiudizi e per permettere di ricongiungere il femminile con il maschile che c’è in ognuno di noi. Questo testo è molto interessante e dovrebbe essere proposto anche ai giovani delle scuole superiori per una formazione completa e per una gioiosa vita di coppia.

Alba Tenti, da L’Ateo n. 5/2010