Cosa loro. I serenissimi della Compagnia delle Opere

Sebastiano Canetta, Ernesto Milanesi
Manifesto Libri
2011
ISBN: 
9788872857007

Questo libro è una boccata di ossigeno prima di tutto per quel giornalismo d’inchiesta, agonizzante in Italia, alla cui scuola si sono formati cronisti del calibro di Indro Montanelli, Enzo Biagi, Oriana Fallaci, Antonio Russo, Pippo Fava e che oggi ha ceduto il posto a redattori passanotizie d’agenzia, o a mestieranti proni al potere sempre meno reporter e sempre più aspiranti anchorman televisivi.

Chiusa digressione.

Cosa Loro è un titolo forte ma azzeccato che affronta senza troppi complimenti i gangli spinosi dell’epopea ciellina in Veneto. C’è infatti la lobby di Dio e c’è la lobby di Dio del nord-est, una piovra dai molti tentacoli e dalle molte amicizie, fedele al “modello Formigoni” che tanta fortuna ha avuto in Lombardia e soprattutto con le mani in pasta nel mercato immobiliare, negli appalti pubblici, nella sanità e nelle università. Insomma i “ragazzi di don Giussani” da piccola fraternità sono divenuti una grande holding, la Compagnia delle Opere, e nel mercato e in Mammona più che il demonio vedono il volano per dispiegare la rete del loro pervasivo potere. Ragazzi che, come dichiarano gli autori, ormai si muovono con grande disinvoltura all’interno della galassia cattolica rappresentando una Chiesa nella Chiesa, forti anche delle tutele ecclesiastiche (ad esempio l’ex patriarca di Venezia, ora trasmigrato a Milano, card. Scola) e politiche (oltre al già citato Formigoni, l’ex sindaco di Milano Letizia Moratti oppure il vice presidente della Camera Lupi) capaci di dialogare amorevolmente con la Lega o con pezzi del PD.

A proposito degli autori, Sebastiano Canetta ed Ernesto Milanesi, entrambi si sono segnalati per diverse inchieste proprio sul nord-est, il primo come free-lance, il secondo come collaboratore di prestigiose testate nazionali. In particolare Milanesi ha di recente pubblicato un vero e proprio inventario dei tesori (specie immobiliari) della ricca diocesi di Padova (l’articolo è Padova, il «tesoro» della Diocesi).

In Cosa Loro viene ricostruita la trama dei rapporti che ha determinato l’impressionante ascesa di un terzetto di studenti, per lo più non padovani, che si riuniscono in una stanza del collegio Murialdo di Padova. I tre, Graziano Debellini, Ezechiele Citton e Igino Gatti, attivissimi nel proselitismo e astutissimi nello sfruttare qualsiasi varco che si aprisse loro, si saldano attorno ad un padovano, poco più adulto, Mario Dupuis, classe 1950, che ancora studente universitario sale in cattedra al collegio Barbarigo come professore di religione, nella scuola cattolica dove vanno i rampolli della borghesia cittadina, che paga cifre salate per diplomare figli per lo più svogliati. Comincia l’avventura. Dal Murialdo il gruppo si trasferisce con famiglie al seguito al civico 172 di via Forcellini, presso i padri Verbiti dove tuttora risiede (che, peraltro, fu teatro del tragico rogo della Befana del 1985 dove persero la vita due persone - una era una bambina - e in sessanta rimasero ferite). Nell’ateneo padovano comincia il reclutamento; i ciellini sono l’alternativa al Movimento che ancora monopolizza le università, erede dell’aborrito ‘68 e delle agitazioni del ‘77. Cominciano i primi investimenti sul mercato, in particolare la gestione dei rifugi del Cadore, della Val Badia, della Val di Sole che in pochissimi anni fa nascere il primo tour operator italiano per il turismo di montagna in estate, per ritiri ed escursioni in salsa ciellina.

A rafforzare il gruppo concorre anche uno stile di vita improntato su una comunità inossidabilmente chiusa: i ciellini si sposano tra di loro, sono prolifici, studiano nelle loro scuole, lavorano nelle loro aziende, condividono il pasto nella loro ristorazione, vanno in vacanza nelle loro strutture turistiche. Negli anni Novanta la famiglia ciellina, benedetta da santa romana chiesa, si è allargata e può cominciare la trama delle alleanze politiche approfittando del riposizionamento di molte forze politiche dopo il terremoto post ‘92.

Il paradosso è che a sdoganarli politicamente è il primo sindaco comunista della città eletto la prima volta nel 1993 (ed ancora sulla breccia): il suo nome è Flavio Zanonato. Questi affida a Renzo Sartori, ciellino di provata fede e amico fraterno di Debellini, le politiche giovanili, il decentramento e il lavoro mentre al vice sindaco Braghetto viene data la delega allo sport, al turismo e alla cultura. Per inciso, Braghetto è il braccio destro di quel Gottardo, altro ciellino doc, che farà carriera in Regione divenendo poi assessore alla sanità delle giunta Galan, per poi approdare all’Europarlamento nelle fila dell’UDC. Altro ciellino a cui Zanonato affida il commercio e le infrastrutture è Romano Tiozzo, lunga militanza nei cattolici popolari, che approderà alla Lega Nord. Grazie al comunista Zanonato l’anima scaltra dei ciellini comincia quella che gli autori chiamano le “prove di sistema”. Con i primi guai giudiziari. Sartori sarà protagonista del crac Eurobic, lo scandalo dell’utilizzo “allegro” dei fonti europei.

Finanche l’emblema laico della città, il Caffè Pedrocchi, dove si riunivano gli universitari del Risorgimento, è affidato dalla prima giunta Zanonato a La Cascina, scarl vicina a CL. Tuttora la concessione è vigente. Ma la Compagnia delle Opere del nord-est guidata da Debellini ormai si muove in diverse direzioni, sostenendo, per esempio, il leghista Flavio Tosi a Verona e il governatore Luca Zaia. La Lega, per CL, è la nuova DC. Conseguentemente gli “amici” crescono. Si va dal procuratore capo di Padova Pietro Calogero, al sottosegretario trevigiano Maurizio Sacconi (oggi ministro del Welfare), al rettore dell’università Vincenzo Milanesi. La politica ciellina è davvero bipartisan.

Nel 2011 la holding della Compagnia delle Opere, ribattezzata ormai Comunione & Fatturazione, approda in Lussemburgo e in Nuova Zelanda, noto paradiso fiscale. In via Forcellini oggi c’è la Solfin International S.A. (che sta per Società Anonima e che permette di varcare i confini) con azioni di maggioranza e pacchetti in molte società edili ed energetiche, e con all’attivo in portafoglio almeno 11 gare d’appalto vinte per un totale approssimativo stimato intorno ai 52,2 milioni di euro. E il coinvolgimento nella costruzione della Torre della Città della Speranza destinata ad ospitare i laboratori di ricerca di oncoematologia pediatrica. Tutto in nome della sussidiarietà e agli antipodi della carità. Qui per gli ultimi non c’è posto, a vincere sono sempre i primi (e non è detto che siano i migliori). Sebbene, poi, la “carità” i ciellini l’abbiano sempre riservata ai propri adepti. Un posto letto nei collegi universitari? Basta frequentare CL. L’ingresso da laureato in qualche specialità? I ciellini sempre pronti a dare una mano con le conoscenze giuste. Per trovare un posto in ospedale, fare carriera, basta andare a messa con loro, fare vacanze con loro, e magari sposarsi qualcuna di loro. A Padova oggi sono in molti a sostenere che anche il Bo, ateneo fondato nel 1222 e cattedra di Galileo, sia ormai cosa loro, complice in nuovo statuto della ministra Gelmini.

Un libro da leggere che apre ombre inquietanti su un mondo “parallelo”. In appendice una vera e propria mappa delle aziende della confindustria “altra” legata alla Compagnia delle Opere del nord-est insieme a Onlus e studi professionali.

A pag. 157 c’è spazio anche per citare l’UAAR: “Spetta agli Atei razionalisti contabilizzare la distribuzione sussidiaria delle risorse pubbliche nella città scaligera con il sindaco leghista”. Ci si riferisce alla delibera 47 del 23/02/2011 con la quale il Comune di Verona assegna 100 mila euro al Banco Alimentare del Veneto presieduto da Adele Biondani, del direttivo della Compagnia delle Opere del Veneto e contemporaneamente ai vertici di Confindustria veneta. Quando si dice, bisogna essere riconoscenti con gli amici.

Stefano Marullo

Novembre 2011