Sulla religione e i miracoli. Sulla provvidenza e il male

David Hume
Laterza
2008
ISBN: 
9788842086086

Il libricino proposto non costituisce un’opera a sé, ma si tratta di un’antologia tematica degli scritti di Hume sulla religione. La posizione del filosofo scozzese è molto critica, anche se egli non si dichiara apertamente ateo; interdetta la possibilità di negare l’esistenza divina, resta calpestabile la strada della demolizione delle nozioni-cardine su cui si basano interi sistemi di credenze. Delle religioni egli smonta le impalcature teoriche, come la credenza nei miracoli: “un miracolo è la violazione delle leggi di natura”, e ancora: “non c’è nulla di misterioso o di soprannaturale nei fatti, ma tutto dipende dalla consueta inclinazione degli uomini verso il meraviglioso che non può mai venire completamente estirpata dalla natura umana”. Con la sua ironia pungente e sferzante, egli scrive: “la religione cristiana non soltanto fu accompagnata da miracoli alle origini, ma nemmeno oggi può esser creduta da qualunque persona ragionevole senza un miracolo”. Della superstizione egli dice che “prende piede gradualmente e insensibilmente; rende l’uomo docile e sottomesso; è accettabile dal magistrato e sembra inoffensiva alla gente, finché alla fine il prete, affermata stabilmente la sua autorità, diventa tiranno”.

Nel bersaglio critico di Hume c’è l’intolleranza quale carattere saliente delle religioni tutte, dai politeismi ai monoteismi: “i sacrifici umani dei Cartaginesi, dei Messicani e di altri popoli barbari eccedono di poco l’Inquisizione e le persecuzioni di Roma e Madrid”. Il fatto poi che le religioni interferiscano con la morale, e che una condotta giusta sia spesso ispirata ad una divinità è del tutto insensato, in quanto “rendere un prestito, pagare un debito, non son cose di cui goda la divinità, perché sono atti di giustizia dei quali né lui né altri potrebbero fare a meno, anche se non ci fosse Dio nell’universo”. Per chi non si sia mai accostato agli scritti dell’autore, questo volume offre la possibilità di venire a contatto con le sue pagine più irriverenti.

Federica Turriziani Colonna, da L’Ateo n. 2/2009