Dio è nato donna

I ruoli sessuali alle origini della rappresentazione divina
Pepe Rodríguez
Editori Riuniti
2000
ISBN: 
9788835948384

Fino a circa 30.000 anni fa Dio non esisteva. Erano ormai quasi due milioni di anni che l’essere umano calpestava il suolo del pianeta Terra, vivendo e morendo da solo.

La prima idea della possibilità di «un qualcosa dopo la morte» appare solamente 90.000 anni fa, e ce ne vollero altri 60.000 perché il concetto di «Dio» apparisse nella cultura umana, ma attenzione: quel Dio era femmina!

Ed è proprio da questo punto che l’autore del libro inizia il suo affascinante viaggio nel passato dell’uomo alla ricerca delle radici del concetto di Dio, cosciente, però, che l’impresa è ardua, ma non per questo da non affrontare.

Come mai l’essere supremo ci ha lasciati per quasi due milioni di anni, cioè dall’evoluzione di Australopitecus, del tutto soli? Senza il conforto di poterci rivolgere a Lui, senza i riti e le direttive morali che più tardi le varie religioni hanno affermato essere indispensabili per la salvezza eterna? E poi ancora, a quale dio rivolgerci? Forse al buon vecchio di barba bianca della tradizione classica cattolica? O forse al non rappresentabile di ebraica ed islamica tradizione? O magari ai rissosi ed umanissimi dei della classicità greco-romana?

Una cosa è certa, questo supposto essere superiore è rimasto muto ed assente per più del 90% della nostra presenza sulla Terra.

Quando, poi, il concetto di «Dio» cominciò ad apparire tra gli umani, esso era ben diverso dall’attuale; il primo dio era femmina; questo è abbastanza naturale da comprendere perché se Dio è il creatore di tutto, chi meglio di una donna può rappresentare la creazione della vita ed assurgere a simbolo creativo per eccellenza? Chi meglio di lei può prendersi cura delle sue creature, cosi come una madre allatta e si prende cura della sua prole? Fu solo successivamente, con l’avvento dell’agricoltura e l’abbandono della vita nomade che il concetto di Dio iniziò a cambiare. Ci fu quasi un colpo di stato da parte del dio maschile contro la sua antagonista femminile, cosa che relegò le donne, da allora sino ad oggi, in posizione soggiogata e socialmente inferiore rispetto agli uomini.

Questo libro, comunque, tratta non solo del cambiamento di sesso di «Dio», ma anche dell’origine del suo concetto, attingendo informazioni da varie discipline scientifiche come: astrofisica, cosmologia, antropologia, paleontologia, etc…

In vari capitoli si tratta ampiamente il tema dell’origine dell’universo e si espongono brevemente alcune delle teorie cosmologiche più accreditate, comparandole con l’immagine che ne danno le religioni monoteistiche. La più famosa teoria è senza dubbio quella detta del «Big Bang», secondo la quale l’universo avrebbe avuto origine dall’esplosione di un punto a-dimensionale, in cui la temperatura e la pressione erano talmente elevate da non permettere il formarsi di protoni né di elettroni o di nessun altro aspetto della materia a noi nota, ma che in una frazione infinitesimale di secondo dopo l’esplosione si erano abbassate abbastanza da permettere il formarsi dei primi elementi fondamentali della materia che ancora formano le basi del cosmo. Questa teoria, tra tutte, è certamente la preferita dalla Chiesa Cattolica perché sembra lasciare spazio ad un intervento «divino», per lo meno quale causa primaria dell’esplosione, ed infatti Giovanni Paolo II intervenendo ad un convegno di astronomi li esortò a studiare l’universo dopo la grande esplosione, ma di non investigare il Big Bang o le sue cause, perché quello era il momento della creazione e perciò dominio di Dio.

In altri modelli cosmologici, invece, non c’è più posto per l’atto creativo di un qualsiasi «Dio», come ad esempio nel cosiddetto «Universo Stazionario» proposto da Bondi, Gold e Hoyle, dove si suppone che l’universo sia sempre esistito e sempre esisterà, senza un inizio od una fine, e dove la materia viene continuamente formata nello spazio intergalattico, cosa questa che per la verità non è stata ancora comprovata; un ulteriore modello di universo che prescinde dall’intervento divino è il cosiddetto «Universo Inflazionario» che propone il modello di una serie infinita di universi tutti legati tra di loro come una catena e dove naturalmente non c’è bisogno di nessun inizio né fine.

Certamente queste sono solo delle teorie, anche se avallate da moltissimi dati ed osservazioni, a cui mancano tantissime conferme, ma ciò non autorizza qualche detrattore dalla visuale quasi medievale come Jean Guitton a dichiarare che la miglior prova dell’esistenza di Dio è che esistono limiti alla conoscenza umana.

Il pensare che tutto l’universo sia stato creato all’unico scopo di preparare lo scenario per l’apparizione dell’uomo è sicuramente meno inquietante del suo contrario, ma pecca assolutamente di antropocentrismo e di ascientificità.

Anche la biologia ci porta innumerevoli esempi di come la natura non abbia nessun progetto prestabilito e disegnato da un «Grande Ingegnere»: ad esempio, perché creare i dinosauri, farli prosperare per quasi centocinquanta milioni di anni, quando con loro, noi esseri umani non abbiamo nessuna relazione, né filogenetica né ecologica,anche se i nostri antenati mammiferi già vivevano nel Giurassico, perché aspettare tutti qui milioni di anni per far estinguere i grandi rettili e lasciarci il campo libero? E che dire dei fallimenti dell’evoluzione, di tutte quelle specie di viventi che si sono evolute per poi, dopo poco, geologicamente parlando, si sono estinte perché le condizioni del loro habitat sono cambiate repentinamente? Questi fatti ci spingono a pensare che il dio creatore non sia poi molto diverso da noi poveri mortali e che come noi anche lui adotti il metodo di prova ed errore.

Come giustamente disse il filosofo olandese Spinoza «il teleologismo è un pregiudizio disastroso che nasce dall’ignoranza degli uomini […] dalla vana anche se tranquillizzante illusione di che tutto è stato creato per l’uomo…».

Risulta evidente che l’unica cosa sicura a cui si giunge quando si comincia a rifletter razionalmente su Dio e la sua esistenza è che non c’è alcuna certezza di ciò, ecco dunque che ci si rifugia nei sacri testi, pieni di inesattezze storiche, scientifiche, sociologiche etc… ma che danno senza dubbio quel benefico senso di essere guidati ed accompagnati da un’entità divina. La fede riuscirà pure a smuovere le montagne, ma non potrà mai dirci come si sono formate o di cosa sono fatte.

La religione e la scienza sono naturalmente in conflitto, ma non si può dire che la scienza neghi l’esistenza di un qualcosa chiamato «religione»: la religione è stata a lungo al centro delle culture umane, ne ha plasmato il carattere, ha cambiato sistemi politici e sociali, è dunque realtà e come può la scienza negare una realtà? Ciò che le scienze negano è il diritto di cui le varie religioni si sono appropriate di dogmatizzare sulla natura delle cose, perché le religioni non conoscono nemmeno loro stesse, non sanno di che cosa sono fatte, anzi sono loro oggetto di studio da parte della scienza, per cui come possono dettare delle norme su di essa?

Certamente il concetto di Dio non potrà mai essere cancellato nella mente dell’uomo dalla scienza, proprio perché le religioni danno delle risposte definitive a domande che la scienza non si può porre, ed è molto confortante per la stragrande maggioranza delle persone rifugiarsi nella lettura dei testi sacri e nell’applicazione dei riti religiosi quando si pongono domande inquietanti, momento che prima o poi arriva per tutti.

Poiché questo libro rispecchia il viaggio intrapreso dal suo autore per cercare delle risposte a quelle domande e poiché non c’è altro luogo, se non nell’uomo e dall’uomo, dove cercare le risposte, ecco che una parte del lavoro di Pepe Rodríguez riguarda la nascita della razza umana, dai primi Australopitecus fino al Sapiens moderno; in questo viaggio nel tempo ci accorgeremo di non riuscire a trovare nessuna prova di come e perché Dio ci creò, ma ne troveremo tantissime di come e perché l’uomo ha creato Dio e setacciando una messe enorme di dati paleontologici, antropologici e storici affiora ben definita l’immagine coerente e ragionevole di tutto il contesto psicosociale che ne definì la personalità e lo dotò dei requisiti adatti ad un dio.

In quest’opera tutto è essenziale, anche se, nonostante il titolo, non tutto il libro è dedicato al concetto di Dio Donna, ma è un lungo cammino che ci porta dalle scimmie arboricole al Sapiens illustrandoci il modo in cui fu immaginato all’inizio il Dio al femminile e poi come questo fu trasformato in maschile; chiaramente il lavoro di Pepe Rodríguez non vuol essere enciclopedico né tanto meno filosofico, ma solamente un’esposizione di alcune idee e conclusioni logiche sulla nascita e l’evoluzione del concetto di Dio; anche in questo libro, cosi come nelle migliaia che sono stati scritti da quando fu inventata la scrittura, non è stato dimostrata la non esistenza di Dio, cosa indimostrabile con le armi della logica, ma solamente quale fu la genesi del concetto di Dio e come si formò in funzione dei nostri timori, delle nostre paure o speranze, per poi evolversi sempre in relazione alle necessità politiche, sociali ed economiche del momento storico.

Giugno 2002