Breve storia delle religioni

Ambrogio Donini
Newton Compton
2010
ISBN: 
9788854121898

«Bisogna convenire con l’Autore quando afferma che “la storia delle religioni è uno degli aspetti più ricchi d’insegnamento e più avvincenti, sotto cui si presenta la storia stessa della società”.

Pubblicato nel 1959 dagli Editori Riuniti, questo volume ha avuto molte edizioni ed è stato tradotto nelle principali lingue. […] Non è un semplice manuale espositivo, ma un saggio metodologico che affronta il problema della nascita e dello sviluppo dell’ideologia religiosa nelle successive fasi della società umana, dalla comunità primitiva a quella tribale, all’economia schiavistica, fino ai primi albori dell’età medievale e moderna».

Dalla prefazione alla nuova edizione, 1990

  • Per il credente e per lo storico confessionale, qualunque sia il tipo di culto al quale si riferiscono, la linea di demarcazione è sempre questa: la mia religione è la sola vera, tutte le altre sono false (Alcune questioni di metodo, 24).
  • Tale è appunto il carattere inconfondibile dell’ideologia religiosa. Il giorno in cui era apparso il primo «mago» era già nata la nozione del «sacerdote».
  • Tutto è egualmente naturale e soprannaturale, per il primitivo; nulla è realmente «miracoloso» o tutto è ugualmente tuffato nel prodigio (Origine del soprannaturale, 41).
  • Evoluzione dell’irrazionale. Distrutte o scomparse le statue degli dèi, nuovi simulacri sacri prendono il loro posto. […] La lotta tra le due forme di religiosità non è che un episodio nella lotta tra le due forme di società. […] E per venire ai nostri giorni, non si dimentichi che il fenomeno delle apparizioni della Madonna, delle Madonne piangenti, delle Madonne pellegrine, ha trovato uno sviluppo eccezionale in Italia subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, nella campagna condotta dai ceti conservatori contro la minaccia di un cambiamento radicale della società (45).
  • Dal totem al dio personale. Non è la religione che ha creato l’idea del puro e dell’impuro, del sacro e del profano, del lecito e del proibito; è la pratica sociale che ha suscitato di riflesso il mondo dei riti e dei miti che vanno sotto il nome «cose sacre» («tabù» per i non iniziati) (L’animale-parente, 50).
  • La venerazione dell’animale-antenato a poco a poco si dissolve nel culto del dio personale (L’animale-dio, 56).
  • Il rituale cristiano è pieno di riferimenti simbolici a tutta una serie di animali, che sono entrati a far parte dell’arte, della poesia, della liturgia e non di rado della stessa elaborazione teologica (Nascita del dio personale, 57).
  • Con il feticismo entriamo nella nuova fase di sviluppo dell’ideologia religiosa che corrisponde al sorgere delle differenze di classe (Dal totem al feticcio, 71).
  • Sacerdoti e monarchi. Il sacerdozio forniva al faraone un apparato prezioso per la direzione dello Stato nato dalla disgregazione della società tribale. […] Sotto il velo del mito, sempre più staccata dalla realtà, la religione assume così la funzione che le è propria nella società di classe: giustificare l’esistenza di precisi rapporti di sudditanza tra gli uomini (93-95).
  • Non si dimentichi che il rito, cioè la prima forma che la tecnica ha assunto nella società, precede sempre il mito, e non viceversa. […] Come si vede, nel mito di Osiride vediamo riassunti molti dei motivi dell’ideologia cristiana. Né poteva essere altrimenti, per due religioni che sono nate, sia pure in tempi diversi, nello stesso clima di una società basata sul sistema della schiavitù (101).
  • Babilonia e Assiria. Occorre abbandonare la vecchia idea del passaggio dell’umanità alla credenza in un solo dio grazie a un processo di spiritualizzazione o di razionalizzazione. Le radici del monoteismo non vanno cercate nella morale o nella ragione, ma nelle condizioni reali degli uomini e nella loro transizione da un tipo di società all’altro (Politeismo e monoteismo, 120).
  • Le due religioni della Grecia. […] Questo processo di adattamento, frequente anche nelle tradizioni popolari italiane, non ha bisogno di molte spiegazioni. La riduzione degli dèi nocivi in demoni, e degli dèi benevoli in angeli o santi, si ritrova in tutte le tradizioni religiose (La cristianizzazione degli dèi dell’Olimpo, 143).
  • Origini e sviluppi del giudaismo; Inizialmente, il popolo ebraico conobbe le diverse manifestazioni della vita religiosa che accompagnano il sorgere di un agglomerato nomade e il suo graduale passaggio all’economia tribale. Il culto degli animali, degli alberi, delle pietre, dei fenomeni atmosferici, delle acque e delle sorgenti - caratteristico della fase totemistica della comunità primitiva - domina la parte più antica della Bibbia, appena mascherato dalle preoccupazioni teologiche e dall’incomprensione degli ultimi redattori (Beduini e razziatori, 150).
  • Tra il popolo ebraico e il suo dio veniva stipulato una specie di contratto, un’alleanza, un «patto»: la nazione affidava le sue sorti a Jahvè, e in cambio riceveva la promessa di salvezza, di prosperità, di vittoria sui nemici (I profeti d’Israele, 156).
  • La questione dell’ispirazione divina della Bibbia, che storicamente non ha alcun senso, è fuori discussione per i credenti. Ogni religione ha i propri scritti «rivelati» (164).
  • L’attesa del Messia. […] Il messianismo ha alimentato quella che a ragione si potrebbe definire una delle più importanti «letterature d’opposizione» dell’antichità: gli scritti apocalittici giudeo-cristiani (168).
  • La croce: patibolo e glorificazione. Qual è dunque l’origine di questo simbolo, che tanta parte occupa ancora oggi nella fantasia di milioni di uomini? […] La fantasia dei teologi ha tessuto un velo di poetiche fole su queste pretese convergenze, sino a vedere nei simboli remotissimi della croce una specie di anticipazione della rivelazione cristiana (181).
  • Il mito della salvezza. Per milioni e milioni di schiavi l’illusione della redenzione celeste si sostituisce alla speranza della liberazione terrena. […] L’intero mito cristiano della salvezza è già racchiuso in questa formula. Essendo l’uomo peccatore, e incapace di salvarsi pagando alla divinità il prezzo del proprio riscatto, interviene un «redentore», il quale lo paga per lui con la sua passione e il suo sangue: la funzione del Cristo è quella di essere il prezzo di «riscatto per molti» (188).
  • Religioni misteriche. Il dio dei misteri è quasi sempre un deus patiens, che patisce e muore di morte violenta, come il Cristo dei vangeli (192).
  • Il mito della salvezza. E quando l’antica società è mutata, il mito del salvatore non si è estinto, proprio come molti degli aspetti magici e totemici originari persistono ancora, tanti secoli dopo la scomparsa della comunità primitiva. Naturalmente, la ragione principale di questa sopravvivenza è nel fatto che sia nel regime feudale che in quello capitalistico, gli uomini hanno sempre avuto un padrone e hanno quindi continuato a sentire il bisogno di un salvatore.[…] Che il credente non ne sia consapevole, non cambia la natura dei fatti (Lo «schiavo di Dio», 198).
  • Alle soglie del cristianesimo. L’idea del «regno di Dio» si è sempre più spiritualizzata, sino a divenire l’equivalente di una ricompensa individuale dopo la morte, o ad identificarsi con la chiesa stessa, nel suo cammino nel mondo (Ricchi e poveri, 205).
  • Quei visionari ebrei rifugiatisi sulle rive del Mar Morto hanno aperto la strada a quel processo di «alienazione» dalla realtà che è tipico di ogni ideologia religiosa, e che il cristianesimo ha poi reso irreversibile per molti secoli. Non restava infatti altra via d’uscita che rifugiarsi nell’al di là, in un altro mondo (Il concetto di «alleanza», 233).
  • Mentre nel Vecchio Testamento la salvezza era solo il risultato della fede in Jahvé, secondo i manoscritti di Qumran la fede nel «Maestro di giustizia» è sufficiente ad assicurare un nuovo stato di elezione (235).
  • La leggenda evangelica […] L’immagine esteriore di Gesù è dunque solo una creazione fantastica, elaborata nel corso dei tempi.[…] La leggenda cristiana è il frutto di una complessa opera di costruzione svolta dagli uomini nei secoli, attraverso un lento e laborioso processo di trasformazione e di adattamento (245).
  • Gesù il Cristo: mito e realtà. Le religioni di mistero e di salvezza, imperniate sul culto di esseri divini che muoiono e risorgono, non solo influirono sul modo di presentare la resurrezione di Gesù, ma ne resero più facile l’accettazione mistica, fino a fare di questo punto un elemento decisivo del successo della nuova religione (256).
  • Sia i quattro vangeli che gli altri scritti neotestamentari, infatti, sono preoccupati di spoliticizzare al massimo la biografia di Gesù, per inquadrarla in un mito religioso di salvezza ultraterrena (Gesù è stato un rivoluzionario?, 257).
  • Budda, Confucio e Maometto. Sbaglierebbe però chi volesse fare di Confucio un pensatore ateo o razionalista: la religione non consiste soltanto nel credere in esseri soprannaturali, ma nel fare affidamento su forze estranee all’uomo, su vincoli che la società nel suo sviluppo ha sacralizzato, per mantenere intatti determinati rapporti di sottomissione (Confucio e Lao-Tse, 268).
  • […] Per concludere, l’Islam vede la religione come un modo di vivere, un insieme di comportamenti, una legge, un ideale politico; mancano invece quasi del tutto quelle connotazioni strettamente sacerdotali e liturgiche, che appaiono essenziali alla nostra idea di religione.

L’AUTORE

Ambrogio Donini, laureatosi nel 1925 in Storia del Cristianesimo alla scuola del celebre modernista Ernesto Buonaiuti, fu costretto dal fascismo all’esilio in America, dove si specializzò in orientalistica alla Harvard University. Oltre che approfondire lo studio delle religioni, Donini ha svolto attività politica quale senatore della Repubblica e ambasciatore in Polonia.

Luciano Franceschetti
Giugno 2000