Le saggezze antiche

Controstoria della filosofia
Michel Onfray
Fazi
2006
ISBN: 
9788881128945

Con malcelata soddisfazione constatiamo come, negli ultimi tempi, siano state pubblicate diverse opere che studiano la storia della filosofia sul lunghissimo periodo, cercando di riportarne alla luce gli approcci non metafisici che, come un fiume sotterraneo, attraversano tre millennî di cultura occidentale. È un’attenzione che testimonia la sottovalutazione che la storiografia dominante ha riservato al pensiero laico, che al contrario rappresenta una pietra fondante della nostra cultura. Il susseguirsi di questi lavori è forse anche la spia che l’abuso di retorica sulle radici cristiane ha sortito l’effetto opposto a quello voluto, generando una reazione che sta portando alla riscoperta di una ricchezza di materiale insospettabile perfino per lo stesso militante laicista. Voci lontano in grado di dire qualcosa di significativo anche all’uomo di oggi.

Dopo il nostro Carlo Tamagnone e A.C. Grayling, dunque, ben venga anche questo interessante sforzo di Michel Onfray, già autore del Trattato di Ateologia. Il suo è un progetto ambizioso: scrivere una Controstoria della filosofia in sei volumi. Una storia dei vinti, come la definisce l’autore: una storia che ripercorre la vita di tanti pensatori salvati dall’oblio, molto spesso, solo per circostanze fortuite. Un’opera che si propone «di andare a vedere dall’altro lato dello specchio platonico per scoprire pagine alternative». Anche in quest’opera, dunque, il moloch da abbattere è l’idealismo promosso dal «lottatore malintenzionato», come Onfray definisce il fondatore dell’Accademia.

Il punto di vista scelto dall’autore, nel pendolo tra edonismo ed eudaimonismo, oscilla prevalentemente verso il primo. Non che sia impossibile farli convivere: si tratta, in fin dei conti, di dissonanze non sostanziali, di dettagli che creano una differenza. Onfray sceglie un approccio filosofico che «non si costituisce contro il corpo, suo malgrado o senza di esso, ma con esso». I pensatori presentati nella Controstoria sono stati scelti dall’autore in base a considerazioni legate soprattutto alle loro concezioni etiche e individualistiche, e non si caratterizzano dunque tutti per la propria rigorosa miscredenza (soprattutto gli epicurei, ovviamente).

In una carrellata che non si trasforma mai in un mero elenco di nomi, sfilano dunque autori e idee decisamente non convenzionali: Leucippo il primo atomista; l’eutimia di Democrito, il filosofo che rideva; il promemoria edonistico di Ipparco; Anassarco “il Beato”; il sofista Antifonte (inventore della psicoanalisi?); Aristippo e il piacere buono; Diogene il cinico; Filebo e Protarco, i punching ball di Platone; Eudosso, il platonico presentabile alle famiglie; Prodico che filosofava avvolto nelle pellicce; e, infine, Epicuro e i suoi discepoli: Filodemo di Gadara, Lucrezio e Diogene di Enoanda. Come si può constatare, vi sono alcune assenze di rilievo (da Stratone di Lampsaco a Evemero, dagli scettici a Crizia), personalmente riducibili solo con difficoltà ai criteri di selezione posti da Onfray.

Dovendo scrivere partendo da frammenti scarsi e citazioni dubbie (quando non interessate) l’autore, per tentare di riportare alla luce il pensiero originale, ha scelto la strada dello scavo nell’aneddottica, del lavoro di cesello sull’informazione più minuta. Molti di questi episodi sono gustosi di per sé: da Anassarco che si strappa la lingua di fronte al potere, a Diogene che lancia un pollo spennato contro Platone. Forse un’ulteriore percorso di ricerca potrebbe sfociare in una rilettura punk dell’antichità classica…

Si sa, con gli exempla si sfiora sempre l’agiografia e il predicozzo (Gregorio Magno docet) e si sorvola su difetti e divergenze. Di Onfray si può comunque dire che non inventa: semmai, reinterpreta i documenti a suo modo, senza mai abbandonare la vis polemica che l’ha reso famoso. Talvolta si lascia un po’ prendere la mano (non si comprende la necessità di ripetere svariate volte che Democrito non deve essere considerato un presocratico, o che Platone è stato particolarmente malevolo nel non citare Aristippo). Ma la bibliografia ragionata (benché soprattutto francese) e la duplice cronologia, edonista e idealista, proposte alla fine del volume costituiscono ulteriori risorse per un viaggio verso l’alba della miscredenza. Scritto con semplicità e con un indubbio compositivo, Saggezze antiche è una lettura intelligente anche e soprattutto per chi ha sempre masticato poco la filosofia.

Raffaele Carcano
Febbraio 2007